carissimi amici benvenuti a questa nuova tappa della nostra preparazione alla consacrazione a maria santissima in materna schiavitù d'amore infatti abbiamo già superato quella prima tappa
quelle prime dodici lezioni o catechesi, destinate a liberarci dallo spirito del mondo per essere lo spirito contrario a Gesù Cristo. Noi abbiamo visto come questo spirito del mondo si può introdurre in noi come più sottile, per introdursi in noi nel modo di pensare, nel modo di ragionare, nel modo di amare. E adesso inizia una seconda parte, per così dire, divisa in tre settimane.
Questa parte che ci rimane della preparazione consiste nel conoscere concretamente tre persone, dirà il Santo. La prima persona che San Luigi Maria vuole che ognuno di noi conosca adesso è noi stessi, sono io stesso. A questo dedicheremo sei lezioni. La seconda persona da conoscere è Maria Santissima.
E la terza persona da conoscere è la persona di Gesù Cristo, vero fine e vero scopo di questa consacrazione. Vogliamo avere una conoscenza di noi stessi, quindi anzitutto, e con questa catechesi iniziamo questa prima parte.
Però vogliamo conoscere noi stessi alla luce di Dio, alla luce dello Spirito Santo. Perciò adesso, per iniziare, invocheremo lo Spirito Santo affinché ci illumini interiormente perché, come diceva Sant'Agostino, che attraverso di te conosca me. Dobbiamo conoscere noi stessi però con la luce dello Spirito Santo, quello che lo Spirito Santo vorrà indicarci di noi stessi.
Lo invochiamo come indica lo stesso San Luigi Maria, nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Vieni Spirito Santo, riempi i cuori dei tuoi fedeli e accendi in essi il fuoco del tuo amore. Manda il tuo Spirito e sarà una nuova creazione e rinnoverai la faccia della terra. Preghiamo. O Dio che hai illuminato i cuori dei tuoi fedeli con la luce del tuo Spirito,
concede a noi di gustare ciò che è giusto e retto e di godere sempre del suo celeste conforto. Per Cristo nostro Signore. Amen. Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Quindi iniziamo nella conoscenza di noi stessi. È vero, come dicono i filosofi, che l'anima è sempre presente a se stessa. Ognuno di noi sa che
Che cosa sceglie ognuno di noi consapevole di quali azioni ha realizzato? Potrebbe qualcuno dimenticarle. Ognuno di noi sa in qualche maniera alcuni limiti che ha, alcune capacità che ha. Nonostante la verità è che questo non significa conoscere noi stessi. Non significa che noi abbiamo una conoscenza interna di chi siamo. Possiamo capire cosa facciamo dalle volte. Non ci riferiamo a questo.
San Paolo scrive nella lettera ai Romani, proprio parlando di questo, come lui non conosce se stesso. Quando diciamo San Paolo scrive ai Romani, ribadiamo, lo Spirito Santo scrive a ognuno di noi. Questo che leggeremo è lo stesso Spirito Santo a dircelo. Dice così San Paolo, Io non riesco a capire neppure ciò che faccio. Infatti, non quello che voglio io faccio, ma quello che detesto.
Quello che rifiuto lo faccio. Ora, se faccio quello che non voglio, io riconosco che la legge è buona, perciò non lo voglio fare, non voglio commettere un peccato, per esempio, perché riconosco che la legge è buona di per sé e comunque lo realizzo, comunque cado nel peccato. Quindi non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me.
Io so infatti che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene. C'è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo. Infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio. Ora, se faccio quello che non voglio, non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me. La realtà del peccato in me. Questo forma parte della conoscenza di me.
Devo capire, secondo la Sacra Scrittura, che il peccato abita in me, forma parte di me. Non nel senso del peccato mortale, come una persona che si trova in stato di peccato mortale. La stessa tendenza al peccato, in questo senso, si parla di peccato che abita in me e quella tendenza al peccato. Io trovo dunque in me questa legge, continua San Paolo, quando voglio fare il bene, il male è accanto a me.
Infatti acconsento nel mio intimo alla legge di Dio, ma nelle mie membra vedo un'altra legge, che muove guerra alla legge della mia mente.
E mi rende schiavo della legge del peccato che è nelle mie membra. Noi spesso ogni tanto sentiamo persone che dicono, io non so perché ho detto questo, io non so perché mi sento male adesso. Se io di solito sono così, io di solito faccio così, perché adesso? Molto spesso siamo sconosciuti a noi stessi.
Però non si tratta solo di guardarmi in maniera personale, in maniera psicologica. Non solo si tratta di capire, anche se si deve cercare questa conoscenza psicologica, per esempio quale temperamento io ho, quali doni io posso avere a livello naturale. Ma si tratta di una conoscenza, possiamo dirlo, attraverso certi paragoni. Concretamente io sono, io conoscerò me stesso, però devo conoscere chi sono in confronto a quello che dovrei essere.
Noi tutti abbiamo una idea ideale, noi sappiamo che potremo essere migliori. La conoscenza che vuole San Luigi e Maria è questa. Non basta dire, ah, io sono così. No. Io dovrei essere così e invece sono così. Conoscere me stesso soprattutto alla luce della conoscenza di Dio stesso. Quindi, devo guardare le mie inclinazioni, i miei desideri,
le mie scelte in confronto della vita di grazia alla quale sono chiamato, alla quale sono invitato dal Signore. Devo considerare lo spirito delle beatitudini, ma non da solo, ma in confronto al mio emotivo per il quale mi sento beato, per il quale mi rallegro. Gesù invita, chiamando le beatitudini, chiama a rallegarsi in queste cose. E io di che cosa mi rallegro? Questo è il paragone.
per conoscere chi sono considerare chi sono io in base a come mi conosce Dio Sant'Agostino diceva noi siamo ciò che Dio vede in noi noi siamo questo perciò San Luigi Maria mette come condizione della conoscenza di sé farlo attraverso la luce dello Spirito Santo e alla luce della santità di Dio
che il santo di Montfort propone di considerare i miei difetti, inclinazioni, tutto dal quale scaturisce la umiltà, nulla più attraente della virtù dell'umiltà. Perciò, questo lo dico, è fondamentale che noi vogliamo conoscere noi stessi in paragone a quello che dovremmo essere. Perché se uno lo capisce in questa maniera, se io considero me stesso i miei limiti davanti all'infinità di Dio,
È lì che è buono e anche mi aiuta a riconoscermi fragile, debole. Ecco perché le frasi che userà San Luigi Maria possono essere dure. Adesso le leggeremo. In quale maniera devo considerare me stesso. Invece, alla luce di questo, alla luce della umiltà, che è ciò che si cerca,
Non lo è, non sono dure, ma è la verità detta con alcuni esempi. Dice così San Luigi Maria nel numero 228 del Trattato. Durante la prima settimana rivolgeranno tutte le loro preghiere e opere di pietà allo scopo di ottenere la conoscenza di se stessi e la contrizione dei propri peccati. E faranno ogni cosa in spirito di umiltà.
Questo è lo scopo. Fare le cose in spirito di umiltà. Come dicevo prima, nulla è più attraente di una persona umile. Nulla ci procura tanti beni come l'umiltà. Pensate voi a quella capacità, a quell'effetto, chiamiamolo così, pacificante che ha l'umiltà. La pace che dà all'anima non desiderare altre cose, ma al contrario, sentirsi indebito di tante cose ricevute.
e non avere nessuna paura dei propri limiti, sapendo che è la realtà di quello che sono, non pretendendo una gloria che non merito, che non ho. Se tutto è ricevuto, perché ti vanti come se non lo avessi ricevuto, dice la Sacra Scrittura? Nell'umile non si vanta, non si gonfia, è come la stessa carità.
Questo è lo scopo di conoscere se stessi, arrivare a uno spirito umile. E perciò San Luigi Maria darà alcuni esempi. Potranno, se vogliono, meditare ciò che ho già detto delle nostre cattive inclinazioni. Noi già parleremo di questa parte del Trattato della vera devozione, dal numero 78, se non mi sbaglio, fino all'84, forse.
Però già potete cominciare a leggerli del Trattato della vera devozione. Lì San Luigi Maria spiega come le nostre inclinazioni sono tutte disordinate, ma noi lo tratteremo più avanti. Dice, possono considerarsi, dice lui, attenzione qua iniziano le espressioni un po' dure, un po' forti, si considereranno come lumache, chiocciole, rospi, suini, serpenti.
Potranno meditare questi tre pensieri di San Bernardo. Considera ciò che sei stato, cioè un seme corrotto, ciò che sei un vasso immondo, ciò che sarai cibo dei vermi. E creare in noi quella consapevolezza della nostra piccolezza. Però qualcuno potrà dire questo è troppo triste. A chi fa piacere pensare a queste cose? Qual è lo scopo? Che cosa giova in noi?
rattristarci e considerarci così male. Attenzione, tutto questo è la conoscenza di sé stessi. Si può dire, non si tratta solo di contemplare quello che io sono, ma si tratta di contemplare quello che io sono con le mie forze, quello che io sono in me stesso.
ma quello che io sono anche in quanto quello che Dio ha fatto in me. In me, io per le mie forze, per la mia inclinazione, troverò il male. Troverò questo male, però io non sono da solo. Io in me devo contemplare l'azione di Dio anche.
Io dico, se voi state ascoltando questa catechesi, questo non è una realtà, una spinta della vostra natura, una natura buona che vi porta a sentire. No, c'è un'azione divina. Perché? Perché si tratta di un desiderio di elevare lo spirito. La natura non tende a questo, la natura non tende a elevare lo spirito. Noi ne parleremo di questo nella prossima catechesi.
Però la persona che conosce se stessa deve conoscere anche l'azione di Dio in se stessa. E perciò la umiltà o l'atteggiamento penitenziale non è un atteggiamento triste, è un atteggiamento fondamentalmente gioioso. Perché davanti alla mia miseria vedo la misericordia divina su di me. E non posso negare questo.
Non è giusto identificare la conoscenza di sé, per esempio, con gli scrupoli, è il contrario. La conoscenza di sé necessariamente esige contemplare anche Dio presente in me. Abbiamo parlato della presenza di Dio nell'anima.
E questa è una dignità che la eleva in maniera altissima alle nostre anime. Nessuno di noi è da solo, ma ha in sé il creatore di cielo e terra, la Santissima Trinità. Ne abbiamo parlato qualche lezione fa. Perciò niente di scrupoli.
Niente di tristezza. Certo, una tristezza se si vuole iniziare per arrivare giustamente a vedere quanto siamo sazi della grazia di Dio, soprattutto del suo perdono, soprattutto dei beni spirituali, anche quando i beni umani possono andare male, quando la vita umana può andare male, siamo chiamati alla beatitudine eterna. E questo lui ci ha perdonato con il suo sangue.
Questo è da contemplare in noi. Il sangue di Cristo è nostro. E veramente ognuno di noi potrebbe dire che una goccia del sangue di Gesù sulla croce è mia. Perché così Gesù si è consegnato a noi. Bene, possiamo andare avanti. Anzitutto diciamo questo, però ribadisco questo. Lo scopo non è rattristarsi, non è chiudersi.
Chesterton diceva che il contrario del cristianesimo non è l'ateismo, il contrario del cristianesimo è la tristezza, diceva lui. Molto bello questo. Parliamo della importanza di conoscere noi stessi.
Diciamo subito che è fondamentale conoscere se stessi. San Luigi Maria dice che dalla conoscenza di me stesso sarà la grazia per la quale io conoscerò poi la Madonna e dopo conoscerò Gesù Cristo. È un punto di partenza fondamentale per noi. Voi pensate questo, se noi vogliamo avvicinarci a Dio è fondamentale conoscere chi siamo.
come una persona che vuole condurre con prudenza la propria vita interiore, per esempio. Come lo farebbe senza conoscere in che cosa consiste la vita interiore? Abbiamo parlato anche qualche lezione fa. Sarebbe esporci, se no, a un fallimento totale, a grandi sofferenze, la persona che, per esempio, cerca di fare una cosa che è al di là delle sue forze.
al di là delle proprie forze. E questo si può dare anche nel piano umano, nel piano sopranaturale, per esempio alcuni sentendo la vita dei santi hanno cercato di imitare ciò che è di materiale nel santo. Per esempio qualcuno che ha sentito che il curato d'Ars faceva digiuni a stensione completa di cibo o di acqua per tre giorni, e qualcuno che lo ha fatto ha avuto anche problemi, problemi di malattie, problemi anche spirituali.
Quindi è necessario capire qual è il mondo interiore che c'è in me, anche capirlo anche alla luce di un direttore spirituale, ma anche alla luce delle verità della nostra fede. È molto interessante come i più grandi mistici, per esempio Santa Teresa, San Giovanni della Croce, loro sanno distinguere come nell'anima ci sono diverse regioni. O San Giovanni della Croce distingue tutte le potenze in una maniera molto fine.
Noi abbiamo diverse potenze, diverse capacità, pensate voi, noi abbiamo la memoria, la intelligenza, la volontà, abbiamo la sensibilità, il tatto, la vista, l'udito, il gusto, l'olfato. Quindi abbiamo diverse, diverse facoltà. Tutte queste San Giovanni della Croce sembra conoscerle in maniera perfetta. E Santa Teresa parlerà delle diverse regioni dell'anima.
Perciò Santa Teresa stessa diceva, la conoscenza di sé e dei propri peccati è il pane che in questo cammino dell'orazione si deve mangiare con tutti i cibi, anche con i più delicati, e senza di esso non ci si può sostenere.
Questo si capirà un po' lungo queste sei lezioni. Oggi parleremo a livello generico in che consiste la conoscenza di noi stessi. Santa Teresa dice che è fondamentale. Bene, in che consiste la conoscenza di noi stessi? Lo diremo, come dicevo, a livello generale adesso. Allora...
Anzitutto esiste quello che ho anticipato, la distinzione delle facoltà. Ci sono diverse facoltà e quindi è diversa l'azione di Dio nelle nostre facoltà. Varie forze vi si agitano in direzioni diverse. Per esempio, la vista guarda i colori, la vista non ascolta i suoni, e l'udito ascolta i suoni, non guarda i colori.
Quindi sono diverse direzioni, la memoria, la volontà che è tendenza, la conoscenza, la intelligenza. Però è fondamentale che in queste facoltà, parliamo solo delle facoltà dell'anima in questo momento. Santa Teresa parla di due regioni dell'anima, una regione più esterna e una più interna.
Dice Santa Teresa, è ordinariamente più agitata, nella quale si muovono i sensi, la immaginazione. La immaginazione che per Santa Teresa è la pazza della casa, perché va un po' da sola, molto spesso. In questa regione ci sono le passioni, tutto quello che riguarda le nostre paure o le nostre gioie, la gioia, sono sempre passioni, sentimenti.
Pensate, paure, odio, risentimenti o passioni buone, gioia, allegria, pace, serenità, tutte queste si danno in questa regione dell'anima che è dell'anima però più in contatto con la sensibilità, con l'esteriore. Esiste però un'altra regione, dice Santa Teresa, che è più interiore e più pacifica.
dove hanno sede la intelligenza, propriamente detta, molto spesso noi siamo in preda a tante, per esempio alla paura, però interiormente sappiamo dirci, ma io non devo avere paura di questo, perché ho paura? Non c'è motivo di avere paura, nonostante sentiamo di aver paura, però la intelligenza mi dice di non aver paura. Quindi sono due regioni, una che è più spirituale, questa più interiore.
Queste sono le potenze dell'anima che si trovano più vicine alla grazia, sono più docili anche all'azione della grazia. Non significa che non possano disobbedire alla grazia, certo. La persona pecca anche con la sua intelligenza, quando pecca. Però è più l'influsso della grazia su di esse, è più spirituale. Restano più facilmente ad essa sottomesse, nonostante le agitazioni esterne.
Questa distinzione, ognuno di voi deve sapere, nella vostra anima esiste una regione più interiore e una più esteriore. Io ricordo una volta una predica di un sacerdote che aveva perso un caro in famiglia, e lui ha detto questo esempio, dice, io ho visto in tutti noi, stavano soffrendo molte persone,
soffrivano tanto e lui diceva io immagino come come l'oceano quando l'oceano che è molto agitato in una tempesta agitatissimo dalle onde tuoni
però sempre il profondo dell'oceano è in riposo. Dice, credo che, diceva questo sacerdote, siamo tutti così. Questo può capitare quando una persona soffre molto nel corpo, soffre molto in famiglia, però in fondo si sa fidare di Dio, in fondo prova una pace, una serenità, che non proviene dall'esterno, dall'esterno è tutto in agitazione, e rimane in agitazione, si può essere così agitati.
E nonostante ciò, in fondo, nel profondo, conservare una certa serenità. Questa serenità dipende da noi, quella esterna no. Quella esterna sarà molto probabilmente difficile, che tutte le cose obbediscano a quello che a me piace, a quello che io vorrei.
E quindi molto utili anche per capire alcune cose della vita dei Santi, no? Santa Teresa, per esempio, dopo lungo tempo, lei capiva che la immaginazione andava da una parte all'altra, molto spesso, lei non riusciva a fermarla, però in fondo, in fondo, la sua volontà si teneva ancorata in Dio nella preghiera, lei si rendeva conto di questo, non lo sapeva descrivere. Dopo spiegherà che ci sono due regioni nell'anima.
Noi siamo una sola persona, è vero, però abbiamo diverse facoltà. Voi pensate a Madre Teresa di Calcutta, una desolazione profondissima, non sentiva la presenza di Gesù. Dove è Gesù? Gli chiedeva il suo direttore spirituale. Non lo trovo.
iniziava il momento di preghiera lei era inginocchiata immobile per un'ora almeno senza muoversi con una capacità di pregare altissima però la sensibilità era purificata molto spesso capita a noi di avere le desolazioni spiegherà sant'ignacio aridità nella preghiera fatica per pregare però è lì dove la parte più intima può dire devo pregare devo rimanere fedele
E forse quella preghiera ha un valore molto più alto di una persona che sensibilmente si sente contenta quando prega. Può succedere, no? Però se non succede è una preghiera meno sensibile e più spirituale. I veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità, dice Gesù nel Vangelo. Quindi questa è la prima cosa da distinguere, queste due regioni. Ognuno di voi deve cominciare a discernere
in alcuni momenti di difficoltà esteriore, come potevate essere comunque sereni interiormente. E se l'esterno va bene, allora l'interno dovrebbe andare ancora meglio, deve essere un motivo di progresso interiore. Passiamo a un secondo aspetto, questo è piuttosto una conoscenza, se si vuole, della realtà dell'anima, però passiamo a questa conoscenza per paragone ad esso, quello che Santa Teresa chiamerà la conoscenza spirituale.
Rivela ciò che la persona è davanti a Dio, questa conoscenza spirituale. Le ricchezze sopranaturali di cui è dotata e le tendenze cattive che ha. Le tendenze cattive che le percepisce, non insistese come purtroppo non vale, no. Come qualcosa che mi ostacola verso Dio, qualcosa che devo strappare, che devo togliere. Allora, la prima cosa.
La conoscenza di noi stessi significa conoscere quello che siamo davanti a Dio. Santa Teresa dice che Dio è amico dell'ordine e della verità. Questo esige che i nostri rapporti con Lui siano basati su ciò che Lui è e su ciò che siamo noi. E quindi già cominciare a paragonarmi. Lui l'essere infinito.
nostro creatore, noi creature limitate che dipendiamo da Lui in tutto. Tra Dio e noi c'è un abisso, l'abisso che separa l'infinito dal finito. Noi non possiamo immaginare come Dio possa essere infinito. Per esempio, noi parliamo spesso di eternità, però non sappiamo cosa è l'eternità. Perché? Perché è talmente grande la distanza, possiamo avere un'idea di eternità.
una certa idea dell'eternità. Questa è parte dell'anima umana, che trascende anche la materia e il tempo in sé stessa, anche se è unita sempre a un corpo umano. Però possiamo avere una certa percezione dell'eternità, però non sappiamo bene cosa sia. Però ci permette percepire questo abisso, questa distanza enorme.
Sai figlia mia, chi sei tu e chi sono io? Gli chiese Gesù in una apparizione a Santa Caterina da Siena e Gesù gli rispose, tu sei quella che non è e io sono colui che sono. Guardate, Santa Caterina è, quando Gesù le risponde questo, è adesso, ognuno di noi è, ma non siamo perché noi possediamo la capacità di darci questo essere.
Se siamo, questo essere nostro è ricevuto da un altro, che si lo possiede in se stesso. A Dio nessuno gli dà l'essere. Noi, se non ci danno l'essere, non siamo.
In questo senso, anche se siamo, lo abbiamo ricevuto questo essere. E se abbiamo ricevuto l'essere, immaginate, tutto quanto siano cose buone, cose perfezioni, allegrie, persone che vogliamo bene, doni naturali, doni sopranaturali, tutto è ricevuto. Non si tratta di dire che noi non siamo affatto, noi siamo. Ma tutto quello che siamo è ricevuto. Non è nostro, non ce lo siamo dati noi stessi.
Perciò Santa Teresa parlerà di come è necessariamente, alla luce di questo, di vederci peccatori. E cominciamo a comprendere perché San Luigi Maria parlerà di noi come esseri infinitamente distanti a noi, in quanto alla dignità. Per esempio, gli animali, no? Come essere un rospo, come una lumaca, no?
Quella distanza che c'è tra la lumaca e noi è qualcosa che mi fa capire la distanza che c'è tra me e Dio, che è molto più grande. Noi siamo molto più vicini alla lumaca in quanto all'essere, che è l'essere nostro in quanto all'essere infinito di Dio. Bene, quindi davanti a questo nostro nulla riguardo l'essere,
Continuare a contemplare Dio che mi concede l'essere. La prima cosa è questa, paragonare me stesso con Dio. La seconda cosa è considerare in me una cosa vera, non meritata, certamente, però vera, e che sono le ricchezze sopranaturali in noi. Noi abbiamo, e possiamo rallegrarci lecitamente, dei beni sopranaturali che sono reali in noi.
Questa riconoscenza deve assicurare in noi il trionfo di tutta la verità, non solo quello che noi non siamo, ma quello che abbiamo ricevuto, quello che sì abbiamo e che è motivo di gratitudine. Saremo piccolissime creature dinanzi a un Dio, saremo spesso ribelli a Dio, questo è vero. Ma l'uomo però, per grazia di Dio, per volontà di Dio, per amore di Dio, è stato fatto a immagine sua.
Noi siamo fatti a immagine e somiglianza di Dio. E abbiamo ricevuto una partecipazione della vita di Dio. Possiamo vivere la sua vita in noi. L'uomo è figlio di Dio, capace di conoscerlo, di amarlo. Chiamato a diventare perfetto come il Padre Celeste. Possiamo amare il nostro prossimo come Dio ama noi. Queste sono doni soprannaturali da ammettere.
Santa Teresa, per esempio, non fa finta riguardo alle grandezze dell'anima. Lei parla del inestimabile pregio della dignità sublime e della bellezza dell'anima. La chiama il palazzo del re. Un palazzo. Il palazzo di Dio. Pertanto, in questo contesto, parafrasando San Leone Magno, dobbiamo dire che il cristiano deve riconoscere la sua dignità.
quindi una conoscenza di sé, che non consideri l'azione realissima, attuale, in questo stesso momento, della grazia di Dio, della luce dello Spirito Santo in noi, evidentemente non fa onore alla verità. Questo è un modo anche di alimentare la gratitudine.
e anche all'impegno di fedeltà che si esige per questi doni, di custodire questi doni in noi. E perciò se paragonavamo prima, secondo Santa Teresa, anche il corpo a un castello,
E adesso dobbiamo dire che anche il corpo, ricevendo dal contatto con l'anima la stessa grazia, l'influsso della grazia, il corpo anche viene elevato alla dignità di tempio, molto più ancora che un palazzo, che un castello, a un vero e proprio tempio, una chiesa, dove è presente, che custodisce veramente all'interno la Santissima Trinità.
quindi questo è fondamentale per noi in terzo luogo oltre alle ricchezze spirituali in terzo luogo dobbiamo conoscere anche le nostre tendenze cattive accanto a queste ricchezze soprannaturali la verità ci fa scoprire anche certe inclinazioni certe forze del male possiamo chiamarle presenti anche nel nostro interiore sono le tendenze cattive derivate dal peccato originale
del quale avremo occasione di parlare più avanti. Intanto diciamo che la conoscenza dice che non può prescindere da questo dogma, che come ogni dogma siamo tenuti a crederci. Non è che è facoltativo un dogma. Se il dogma ce l'ha, non possiamo non accettarlo, non possiamo non crederlo.
Quindi il dogma del peccato originale per noi è fondamentalissimo, altrimenti resteremo anche, oltre a peccare contro la fede, resteremo ingenuamente ottimisti sulla nostra natura, credendoci abbastanza bravi, abbastanza buoni, in maniera tale da non valutare la grazia di Dio, la necessità della grazia. Quindi queste tendenze cative in noi, queste tendenze al male, non si possono misconoscere.
Perciò queste tendenze costituiscono uno degli oggetti più importanti della conoscenza di sé. Quando parliamo di tendenze cattive possiamo parlare di quelle tendenze che sono proprie delle passioni, all'ira, all'impazienza, all'orgoglio, alla lussuria, alla concupiscenza.
Bene, c'è un disordine fondamentale all'interno nostro tra la nostra sensibilità e la nostra realtà spirituale. Di questo parleremo un po' più avanti quando tratteremo esplicitamente sul peccato originale. Ne dedicheremo una lezione intera.
Però basta considerarle, perché queste tendenze vanno in aumento di solito, non rimangono in un certo grado, ma tendono ad aumentare in noi il loro influsso. Perciò all'inizio della vita spirituale potrebbero non sentirsi, non essere percepite. E quando vengono combattute si ribellano e procurano sofferenza. Quando noi vogliamo strappare da noi certi abiti cattivi, e questo abito cattivo fa...
oppone resistenza perciò dopo un continuo lottare contro di esse vengono vinte forse a livello esteriore ma ogni tanto rimangono anche a livello interiore una forza interiore ancora esiste sempre la grazia di dio molto più grande di queste tendenze che può riuscire a dominarle
Però bene, basta pensare come queste tendenze cattive hanno effetti negativi in noi. San Giovanni della Croce dice, poco importa se un uccello sia legato a un filo sottile o grosso, perché anche se è sottile, finché sarà legato, è come se fosse grosso, perché non gli consentirà di volare. Quindi anche se una tendenza può essere piccola, però mi ostacola nella unione con Dio.
in quella unione nella quale Dio potrebbe trasformarmi, in quella santificazione che vediamo nei santi, che forse in me non si realizza per una piccola cosa. Non c'è bisogno che sia grande, basta che sia piccola ma che mi tenga legato. Bene, come acquistare la conoscenza di sé? Tutta questa conoscenza ha lo scopo del combattimento spirituale. Questo combattimento parleremo più avanti.
Come acquistare la conoscenza di sé? Bene, seguiamo sempre Santa Teresa. Lei dice che l'anima impara a conoscersi sotto la luce di Dio. Lei dice, avverte all'anima di non cercare di conoscersi analizzandosi direttamente, ma di farlo alla luce della presenza di Dio. Dice la Santa, credo che non arriveremo mai a conoscerci se insieme non procureremo di conoscere Dio.
Contemplando la sua grandezza scopriremo la nostra miseria. Considerando la sua purezza riconosceremo la nostra sozzura e in ansia la sua umiltà vedremo quanto ne siamo lontani. Ma anche considerando la sua bontà vedremo, alla luce di questa bontà, anche la vera e propria azione di Dio in noi.
Perciò per Santa Teresa è importante esaminare la coscienza, però non prolungare inutilmente gli esami di coscienza, non devono essere lunghi. Non ritornare continuamente su di me, se ho fatto bene o fatto male, potevo fare meglio. Forse potrebbero portare a scrupoli o alimentare una tendenza malinconica nell'anima.
Dovremmo veramente ricevere la luce di Dio per conoscerci. E qui ci vuole un lavoro di discernimento, perché anche il diavolo potrebbe voler indicarmi le mie tendenze cattive. Come distinguere quindi la luce di Dio dalla luce del demonio? Santa Teresa ce lo dirà.
Dice così, quando uno conosce queste tendenze cattive, questo disordine, e questo è Dio stesso che lo fa conoscere, questo si manifesta attraverso l'umiltà. E l'umiltà, dice la Santa, non inquieta né turba, né agita l'anima, per quanto grande essa sia, ma è sempre accompagnata da pace, gioia e serenità.
Anche se vedendo la propria miseria l'anima intende chiaramente che merita di stare nell'inferno, se ne affligge, le sembra che a buon diritto tutti dovrebbero detestarla e non osa quasi invocare misericordia, ma se è vera umiltà, questa pena è accompagnata da una dolcezza intima e da una gioia tale che non vorremmo vederci privi di essa. Non agita né opprime l'anima, anzi la dilata e la rende capace di servire meglio Dio.
L'umiltà proveniente dal demonio, quando è finta umiltà, è caratterizzata dal turbamento, dice la Santa. Questa turba agita, sconvolge tutta l'anima ed è causa di molta amarezza.
Credo che il demonio voglia farci credere di possedere l'umiltà per farci in cambio perdere, potendolo, la fiducia in Dio. Perciò, carissimi amici, in questi giorni vi incoraggio a conoscere voi stessi. Daremo ancora alle catechesi seguenti alcuni mezzi per conoscere se stessi, però il mezzo immediato...
e conoscere meglio Dio e guardare come sto io davanti a Dio è un esercizio di immaginazione che propone spesso Sant'Ignazio di Loyola anzitutto quindi leggere il Vangelo contemplare la vita di Gesù e paragonare le sue azioni alle mie azioni e lì capire se io veramente ho la mente di Cristo come dice San Paolo o penso diversamente
Cristo amava i poveri e io amo la povertà, o penso diversamente. Gesù Cristo si abbandona completamente alla volontà del Padre, io mi agito se mi manca qualcosa, è lì che devo cominciare a conoscere le mie tendenze cattive. Gesù Cristo ha dato la vita morendo sulla croce e io sono almeno paziente riguardo gli altri.
Bene, vedere la sua serena accettazione nella passione, per esempio, l'amore per i suoi nemici, la compassione per i sofferenti, e paragonarmi me stesso con lui. Però prima di guardare me, guardare lui. In secondo luogo, recitare le litanie dello Spirito Santo, invocarlo spesso, questo lo consiglia lo stesso San Luigi Maria, che questa conoscenza...
la conoscenza di me stesso e anche quelle che verranno, la conoscenza di Maria Santissima e di Gesù Cristo, devono essere da Lui ispirate, deve essere Lui a illuminarmi. Perciò è molto consigliato per voi, anche lo lasceremo nel testo guida, recitare le litanie dello Spirito Santo. Bene, che sia di tanti frutti questa catechesi per tutti voi, per la vostra santificazione, un inizio di vera conversione per tutti.
E lo chiediamo per intercessione di Maria Santissima. Un caro saluto a tutti e Rege o Maria.