Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. O Signora mia, o Madre mia, io mi offro interamente a te e in prova del mio affetto filiale ti consacro in questo giorno i miei occhi, le mie orecchie, la mia bocca, il mio cuore, in un'unica parola tutto il mio essere.
Quindi, se io sono tutto tuo, o Madre di bontà, sollevami, proteggimi e difendimi come cosa e proprietà tua. Amen. Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.
Carissimi amici, bentornati a questa lezione per prepararci alla consacrazione a Maria Santissima in materna schiavitù d'amore. Continuiamo avanti con lo scopo di questi primi dodici giorni in cui San Luigi Maria ci propone di liberarci dallo spirito del mondo. Diceva, ripeterò adesso qualcosa che abbiamo detto nella lezione scorsa.
Veramente il vero male è il peccato. Il mondo, il diavolo e la carne sono nemici che mi inducono al peccato. Il vero male per il quale avere paura è il peccato. E' in questo senso che dedicheremo anche questa meditazione a pensare alle possibili conseguenze che avrebbe il peccato. Le conseguenze specialmente per la vita eterna.
Nella lezione scorsa lo vedevamo in se stesso, il peccato, la malizia, la brutezza, il disordine che ha il peccato mortale in se stesso. Adesso però lo vedremo in ordine alla eternità. Ed è qui che già cominciamo a entrare a comprendere, anzitutto, a cosa si riferisce Gesù quando parla dello spirito del mondo, come qualcosa contrario al Vangelo.
Il mondo, lo anticipiamo anche se lo vedremo nella prossima lezione, il mondo non è il mondo creato che Dio lo fece e pertanto è buono. Si tratta di un'atmosfera o di qualcosa che seduce gli uomini attraverso un'idea che l'unico scopo della nostra esistenza è questa vita terrena. Il mondo cercherà di sedurre.
attirandoci a sé, a questo mondo terreno, non pensando mai a un altro mondo eterno, a un'altra vita eterna. L'unica vita è questa terrena temporale. Questo è ciò che farà il mondo, sedurmi attraverso le cose buone che potrebbero darsi in questo mondo per evitarmi di pensare nella eternità.
In questo senso è che il mondo odierà tutto ciò che mi porterà al desiderio o alla speranza di una vita futura. Ecco perché noi oggi considereremo sempre il peccato, o sempre la realtà, alla quale siamo sottomessi per il peccato, in quanto al destino eterno della nostra anima. Parliamo un po' della nostra eternità.
Ed è lì che dobbiamo ancora di più insistere sulla malizia del peccato e anche come...
Vedremo nella prossima lezione come il mondo cercherà di attirarmi affinché io non pensi più all'eternità, che l'eternità non sia per me motivo di preoccupazione, che io goda e cerchi la felicità solamente a livello terreno. Ed è lì che evidentemente la possibilità di cadere nel peccato è infinita. Se io veramente credo che solo vivo per questa vita, evidentemente non mi interesserà assolutamente di compiere i comandamenti.
Perciò parliamo dell'eternità. Parleremo anche di certe realtà che di per sé non piacciono, non piace parlare. Vi sono sincero, neanche a me piace parlare, per esempio, della morte. A me non piace parlare dell'inferno, a nessuno piace. La morte è qualcosa molto terribile, molto brutta. È qualcosa di tremendo per noi.
Ed ecco perché non si vuole parlare. Ho sentito, per esempio, che la cantante Madonna diceva che lei ha tanta paura della morte che crede che non morirà. Preferisce pensare che non morirà mai. Questa non è la soluzione. Lo struzzo, quando ha paura, mette solo la testa dentro un buco per non vedere il pericolo.
Sta arrivando un pericolo e lo struzzo solo mette la testa dentro il buco. Che succederà? Che anche se non lo vede, questo pericolo, questa minaccia, finirà per distruggerlo. E quindi non è la soluzione fare come lo struzzo, mettere la testa, non pensarci, non penserò. Al contrario, uno sguardo diretto della morte, dell'eternità, è la migliore preparazione per questo.
Platone diceva, Platone che non era cristiano, diceva però questo, riflettere sulla morte è proprio del saggio, è il saggio che di fronte alla morte sa organizzare bene, sa mettere ordine nel resto della vita. A me è capitato una volta in una missione popolare, in un posto molto bello, che ricordo sempre con molto affetto, Trivento, che...
gli organizzatori avevano pensato alla missione in questa maniera, di fare una predica missionaria in una cappella, poi in un'altra, poi in un'altra. Si credeva che la gente sarebbe andata prima a questa predica, al giorno seguente a questa e così via. Succedeva che no, che alla fine la gente di questa cappella partecipava a quel giorno e poi tutta gente nuova al secondo, tutta gente nuova al terzo. Quando sono andato alla terza cappella,
Noi seguivamo l'ordine che si segue nelle missioni popolari e toccava parlare dell'inferno, della morte dell'inferno. Io dico, povera gente, prima volta che mi vedono, fanno lo sforzo di venire e io parlerò solo di questo. Certo che gli altri già ci conoscevano, sapevano che partivamo dall'amore di Dio, però mi chiedevo, devo predicare sull'inferno, sulla morte a questa gente? Spaventarli con queste cose?
Ho dubitato molto, alla fine ho detto, bene, mi affido, è quello che tocca, mi affido anche all'obbedienza del programma della missione e chiedo aiuto al Signore. E ho predicato, sull'inferno concretamente, e ho predicato cercando di non avere paura di dire le cose come sono. La gente ascoltava, la gente non mi conosceva, mi ascoltava per prima volta e quando finisce tutto l'atto missionario,
Io ero nella sacristia e viene un seminarista e mi dice, padre, là fuori la gente la sta aspettando. Io sono uscito, mi affaccio e vedo tutta la gente che mi aspettava, tutti guardando se c'ero io o non c'ero. Io con un po' di paura pensavo che mi avrebbero fatto una correzione.
Ho cominciato anche a dubitare, ma forse non dovevo parlare così su questo tema, dovevo parlare di un altro tema. Quando sono uscito la gente unanime si avvicina e mi dice, padre la vogliamo ringraziare. Perché? Le ho detto io.
Perché per la prima volta qualcuno ci dice che vale la pena lo sforzo che noi facciamo per andare a mensa, per evitare il peccato, per vivere in grazia. È la prima volta che ci rendiamo conto che ogni sforzo ne vale la pena.
Alla fine parlare di queste cose è una grazia. Santa Teresa di Gesù parlava di... Lei, sappiamo, ha avuto delle visioni straordinarie, Gesù stesso che le parlava, delle visioni straordinarie, dei carismi molto particolari, e lei dice che però forse la grazia più grande che Dio le ha mai fatto, che Dio le abbia fatto, è la visione che ha avuto dell'inferno, una visione terribile.
di essere stata rinchiusa in una nicchia tutta sporca che sarebbe stato il posto dell'inferno al quale lei andrebbe se non viveva una vita più decisamente fervente, più generosa. E quindi sentiva tutto questo calore, questa angoscia, questi drammi.
Questo rimorso della coscienza, il senso dell'eternità, che le pene non finiranno. Ha sentito tutto questo. Lei diceva che questa è una delle grazie più grandi di questa vita. Io evidentemente non sono contento di dover dire queste cose, ma...
Io non sarei un buon sacerdote di Gesù Cristo. Gesù ha parlato molto chiaramente di questo. E noi dobbiamo ripetere, i sacerdoti siamo ministri suoi, non siamo noi i fondatori della Chiesa. È stato lui il fondatore. È stato lui a dire ai ministri della Chiesa ciò che dovranno predicare. Ed è questo ciò che io sono tenuto a fare. Anche perché, perché quando una persona, se io vedo un bambino che sta per mettere le dita su...
sulla presa della luce, dove prenderebbe la corrente elettrica, io al bambino lo devo togliere. La mamma lo toglierebbe e gli dovrebbe fare male nelle mani, perché è il linguaggio che capirà un bambino appena nato. Il bambino piangerà, vorrà giocare, e io che devo dire? No, poverino, perché non si senta male, che metta le dita. E così rischiare la morte. E questo non lo farebbe una persona che ama a questo bambino.
E perciò se io vi dicessi che non esiste l'inferno, probabilmente saremmo tutti molto contenti, però non è questo ciò che ci è stato insegnato. Non è questo ciò che Gesù Cristo dice nella Sacra Scrittura e non è questo ciò che la Chiesa ci insegna da sempre. Perciò, anzitutto, diciamo alcune cose. La morte è certa. Perché non pensare a ciò che è certo?
come se non fosse vero. Se è vero, dobbiamo pensarci. Se è reale, dovremmo rifletterci. Anche perché non ci trovi all'improvviso. Dobbiamo essere pronti. Se una persona deve intraprendere un viaggio, ma non sa quando, le avviseranno, già mette la valigia pronta, si prepara, perché appena le avvisino deve partire, e quindi è tutto pronto già. Così noi dobbiamo pensare alla morte per essere pronti a questo momento.
Il Signore Gesù, che lui parlava in linguaggio molto semplice affinché nessuno possa dire che non lo ha capito, quando si trattava di parlare di cose molto serie, molto importanti, lui era molto chiaro, raccontava anche delle storie affinché non rimangano dei dubbi, le famose parabole. Per esempio, in un momento lui raccontò questa storia, una storia che lui probabilmente si è inventato per far capire questa verità.
Dice nel Vangelo di Luca, la campagna di un uomo ricco fruttò abbondantemente. Un uomo ricco che ha una campagna che in un anno ha dato più frutti del solito. Allora egli ragionava così fra sé, che farò? Poiché non ho dove porre i miei raccolti.
E disse, questo farò, demolirò i miei granai, ne costruirò altri più grandi, vi raccolirò tutto il mio grano, i miei beni, e poi dirò all'anima mia, anima, tu hai molti beni ammassati per molti anni, riposati, mangia, bevi, divertiti. Possiamo pensare bene di questo uomo, perché lui non voleva fare nessuna cosa che sia disonesta, lui voleva lavorare molto duro,
dato che aveva tante ricchezze, costruire granai ancora più grandi, in maniera tale che dopo questa fatica di questo anno, dopo potrebbe dire all'anima sua, riposati, mangia, divertiti, ormai hai tanti beni per questa vita. Possiamo pensare bene, lui non voleva rubare, voleva lavorare duro per poi riposarsi. Però continua Gesù nel Vangelo, ma Dio gli disse...
Stolto, stolto. Stolto è la persona, con questa espressione nel Vangelo, è la persona che è il contrario del saggio. Lo stolto è la persona che non ragiona alla luce dell'eternità. Ma è come se dicesse tonto, ti stai sbagliando, stai commettendo uno sbaglio. Non sei una persona intelligente tu, non sai calcolare.
Non sei saggio, sei tonto. Sei stolto. Perché? Il Signore, guardate che il Signore non si sbaglia. Perché è stolto questo uomo? Dice ancora, perché questa notte stessa ti sarà chiesta l'anima tua. Morirai questa notte. E quello che hai preparato, di chi sarà? Tutto quello che hai raccolto, raccolto, raccolto, di chi sarà? Di nessuno. Quindi,
Le cose materiali per le quali tanto hai faticato ti abbandonano. Le perderai, la morte te le strappa, te le ruba. Non ti servono più. E tu, per dedicarti a queste cose, in questo sta la stoltezza, hai trascurato di raccogliere beni spirituali per preparare questo viaggio all'eternità, questo passare all'altra vita. Quanto sei stolto!
Occupandoti di tanti negozi hai dimenticato il negozio più importante. La salvezza della tua anima, la tua eternità. Hai dedicato tempo alla tua vita terrena e hai trascurato la tua eternità. Adesso ti presenti davanti a Dio vuoto di buone opere. Soltanto questi beni materiali che adesso non ti servono più. A Dio non li interessano. E uno dice, povero uomo,
Gesù lo dice, povero stolto. Però il messaggio non è per questo uomo. Il Signore lo dirige a ognuno di noi. E perciò finisce così, ascoltate bene. Così è di chi accumula tesori per sé, ma non è ricco davanti a Dio.
Ugualmente stolte sono quelle persone che pensano solo alle cose materiali e si soffermano sulle cose materiali per prendere le decisioni più importanti della vita.
Tutte le nostre decisioni devono avere come scopo l'eternità. E questo è il fine, questo è proprio del saggio. Se tu scegli solo una carriera, un lavoro, se tu decidi di formare una certa famiglia impostata in una certa maniera, se tu decidi una vocazione particolare, se questo lo fai solo per un benessere terreno, sei questo stolto del Vangelo.
te ne pentirai, devi ragionare da saggio, devi pensare che le tue scelte terrene si stampano per sempre nell'eternità di Dio. E questo è il vero senso della vita terrena, non può essere un altro. Giovanni Papini, un autore che conoscerete molto bene, prima della sua conversione racconta di essere stato in uno stato di depressione molto forte.
e comincia a considerare la idea del suicidio, perché non trovava il senso alla vita, non trovava il senso a nessuna cosa che lui faceva. Prima però di realizzare questo suicidio, pensò di cominciare a chiedere alle persone perché vivevano, qual era lo scopo della loro vita, e forse qualcuno mi darà la risposta che io non ho mai trovato.
E allora racconta lui che ha trovato un pescatore e gli chiede, che sta facendo? Sto pescando, gli dice il pescatore. E perché sta pescando? Per riempire di pesci il cestino che porto. E perché vuole riempire il cestino di pesci? Gli domanda Giovanni Papini. Il pescatore gli dice, per mangiare. E perché vuole mangiare? Per tornare a pescare, gli dice.
Giovanni Pappini si rendeva conto che alla fine nessuno dava un senso alla vita, non solo lui. Perché viveva questo pescatore per niente? Questo accresceva la sua angoscia. Trova anche un uomo che lavorava in campagna, l'uomo gli rispose cose simili, addirittura lo disprezzò dalla domanda stessa. In un momento trovò una bambina che raccoglieva fiori, una bambina se non mi sbaglio di 12 anni forse, e gli dice tu che stai facendo?
E la bambina le rispose, sto raccogliendo dei fiori per portare la Madonnina che va a casa mia. Ah, e perché le vuoi portare dei fiori alla Madonnina? E la bambina le rispose, perché quando io muoia, la Madonna venga a prendermi con sé e mi porti in paradiso per sempre.
Voi vi può sembrare strano, io l'ho semplificato, però questa risposta ha dato il senso alla vita che Giovanni Papini aveva bisogno. Da questo momento lui cambiò vita, si converte e comincia a diventare, da ateo militante, comincia a diventare un fervente cristiano. E' famoso anche per i suoi scritti, i suoi libri.
i suoi amici atei che lo prendevano in giro dicendo ma come mai se tu sei una persona intelligente una persona razionale come mai adesso per la tenerezza che ti ha fatto questa bambina con questa risposta adesso cambi vita e lui ha detto la bambina non mi ha fatto tenerezza la bambina mi ha dato l'unica risposta razionale che cercavo perché la bambina è stata l'unica persona che mi ha parlato di eternità la eternità
dà il vero senso di questa vita. E se io non mi preparo per questa eternità, penso forse che non morirò, come la cantante, non morirò mai. Guardate, moriremo. Morirò io, morirei tu, moriremo tutti. Non si tratta di sapere se devo morire o non devo morire. Devo morire. Quello che non sappiamo è se questa morte sarà buona o cattiva. Questa è la domanda.
Sarà una santa morte o sarà una morte triste, una morte nel peccato? E se io sono certo che un giorno dovrò morire, devo riconoscere che non sono certo di un'altra cosa. Quando dovrò morire? La morte può arrivare all'improvviso. Gesù ha usato questa espressione, la morte viene come un ladro.
Mai saprò né il giorno né l'ora. Abbiamo visto morire persone di ogni età, di ogni stato. E nessuno può credere di avere ancora una missione troppo importante per non essere chiamato da questa vita. Toccherà a tutti. Se una persona in questo momento è malata gravemente, io le dico semplicemente che ci sta precedendo. Arriveremo tutti. Toccherà anche a noi in questo momento.
E non deve spaventarci, dobbiamo guardarli con gli occhi fissi, perché non è motivo di paura, se siamo pronti. Perché è vero che dopo questa morte ci toccherà il giudizio, saremo presentati davanti al Signore, giusto giudice. Giusto giudice che possiamo immaginare mi chiederà, cosa hai fatto? Immaginiamo che noi non potremo parlare.
Parleranno le nostre opere. Immaginate le nostre buone opere che risponderanno loro. Lui ha fatto questo, ha fatto questo, ha fatto questo. Lui merita il paradiso. Parleranno anche i miei peccati e diranno lui non merita il paradiso, lui deve andare all'inferno. Immaginate voi che un ragazzo si presenta a un esame.
e il professore le fa la domanda, le dice, bene, mi rispondo a tale domanda. L'alunno sarebbe ridicolo che dicesse, bene, mi dia un attimo, vado a studiare e poi le rispondo. Il professore dirà, no, il tempo di studiare è finito, adesso è il tempo dell'esame. Quindi non è che noi dobbiamo aspettare chissà che cosa per cominciare a fare delle buone opere. Cominciamo oggi, adesso.
Il passato non ce lo abbiamo più. Affidiamolo alla misericordia di Dio, ringraziamolo per le buone opere, chiediamo perdono di quelle cattive. Il futuro non sappiamo quanto ce lo avremo. Il presente è quello che abbiamo. Il presente è quell'attimo di eternità. Non è eternità, però è la cosa più simile all'eternità. Mai lo riusciamo a prendere. Però l'eternità sarà un continuo presente.
E quindi dobbiamo preparare questo zaino che ci porteremo per il giudizio. E non dimentichiamoci però che mentre parleranno le nostre opere, parlerà anche la nostra Avvocata. In un giudizio c'è sempre un Avvocato e a Maria Santissima, come la invochiamo nella Salve, la chiamiamo la nostra Avvocata. Lei mi difenderà.
E più io amo lei, più le sono fedele e devoto e più prenderà la mia difesa. E davanti al figlio, che non può negarle nulla, lei chiederà per me il paradiso, come lo farebbe una madre per ognuno dei suoi figli. Ma lei evidentemente non andrà contro la giustizia. Se io muoio decisamente in peccato mortale, evidentemente lei non potrà neanche difendermi.
perché non può andare contro la verità, non può dire bugie, non dirà mai una bugia, sarebbe commettere un peccato, e Maria non sarebbe la donna, la santa donna che è, evidentemente. Ma se io mi sono affidato a lei, lei veramente sarà presente in tutta la mia vita, specialmente nel momento della morte.
E lì, come diceva questa bambina, per portarmi sempre con sé. Quando siamo pronti, è lì che noi capiamo che la morte è il momento più importante della vita. Si sa di questi rivoluzionari, durante la rivoluzione francese, Voltaire e altri, come erano disperati nel momento della morte, come la loro morte era veramente qualcosa di tremendo, di terribile. E si sa come muoio la pace con la quale muoiono i santi.
Noi consideriamo, anche se non è canonizzata, però così è stata la nostra Suor Gloria da igreja, una giovane suora di 29 anni, che con una serenità ha vissuto la sua malattia negli ultimi giorni, che non sembra che abbia avuto neanche un lampo di paura. In un momento le hanno detto, guarda, tu sai che potresti morire, tu sai che potrebbe essere volontà di Dio di dover partire da questa vita.
E lei ha detto, sì, sono pronta, con una serenità che tutti quanti l'abbiamo vista negli ultimi giorni. Ancora pensiamo a come la morte diventa qualcosa dolce, pacifica, bella per un santo, per uno che conosce Dio come padre e Maria come madre. Invece, certo, chi non vuole incontrare Dio, chi vuole solo vivere per questa vita, sarà solo motivo di disperazione.
E parliamo un po' dell'inferno. Esiste l'inferno perché Gesù Cristo ce l'ha rivelato. Non esiste perché la Chiesa lo abbia inventato, come alcuni pretendono. L'inferno esiste, è reale, è eterno. Andate al fuoco eterno, dice Gesù. E quando Enrico Epulone vuole...
vuole che Lazzaro gli dia un po' d'acqua, quando già sono morti tutti e due, e racconta Gesù in questa parabola del ricco pulone Lazzaro, Abramo le risponde, dice, voi e noi non si può passare da una parte all'altra. Chi va all'inferno va per tutta la vita. E perciò nella visione dell'inferno di Santa Teresa la descrizione è abbastanza terrificante.
Dice lei, l'ingresso mi pareva un cuniculo molto lungo e stretto, simile a un forno assai basso, buio e angusto. Il suolo tutto una melma puzzolente piena di rettili. In fondo nel muro c'era una cavità scavata a modo di nicchia e in essa mi sentì rinchiudere strettamente. Quello che allora soffrì supera ogni umana immaginazione. Ne mi sembra possibile darne solo un'idea.
perché cose che non si sanno descrivere. Basti sapere che questo che ho detto di fronte alla realtà mi sembra cosa piacevole. Lei racconta tutte le sofferenze fisiche che doveva subire per le sue malattie e lei dice che queste non erano nulla in paragone a quello che ha sofferto in quella visione. Sentivo nell'anima un fuoco che non so descrivere, mentre dolori intollerabili mi straziavano il corpo.
Bene, e sappiamo tutta la descrizione di tutte le pene che subiscono i dannati, anche descritte dal diario di Suor Faustina Kowalska.
I pastorelli di Fatima hanno una visione anche loro dell'inferno. La Madonna ci mostrò come un grande mare di fuoco. Quando uno contempla dalle volte il mare in onde agitate, immaginare tutto questo fuoco. E le anime che cadevano, tante anime. Loro dicevano come la neve, come fiocchi di neve nell'inverno. Quante anime andranno e vedevano loro dannarsi.
La Madonna ci guardò con tristezza e bontà e ci disse «E avete visto l'inferno dove vanno i poveri peccatori?» Per intercedere per loro, le chiede tutte le pratiche di preghiera, specialmente di riparazione al Sacro Cuore di Maria. Perciò l'inferno veramente esiste e perciò ogni impegno in questa vita per lottare contro il peccato ne vale la pena.
Non abbiamo parlato ancora della felicità del Paradiso, una felicità eterna, una felicità in compagnia dei Santi, in compagnia di Maria Santissima, in compagnia di Dio, dei nostri cari, che consideriamo anime sante. Però ci basti sapere questo per dire prendiamo molto sul serio le scelte che facciamo in questa vita.
Se tu vedi che Dio ti sta chiedendo di abbandonare tale occasione per il peccato, abbandonalo decisamente. Guarda che è in gioco la tua eternità. Se tu vedi che Dio ti chiede di fare una scelta motivata dalla tua eternità, da trovare pace nel momento della morte, falla. Costerà sacrifici, ma vale la pena. Bene, ma in tutte queste cose ci sarà sempre la compagnia di Maria Santissima.
lo farai tramite questa devozione, tutte queste scelte che sarebbero difficili, ma che tu le fai per la vita eterna, in tutte ti incoraggerà lo sguardo e il sorriso di Maria Santissima. Riguardo la morte, San Luigi Maria usa un'espressione molto bella per quelli che si consacrano. Dice, per quelli che si consacrano e sono devoti a questa devozione, a Maria in materna schiavitù d'amore,
La vita è un essere, dice lui, come Gesù nel seno di sua madre. Questi nove mesi che Gesù è stato nel seno di Maria, così è la vita dei suoi devoti.
E lei ci dà la luce, come a Natale diede Gesù, a noi ci darà la luce per l'eternità. La morte è un nascere alla luce, un dare alla luce che realizzerà Maria Santissima in ognuno di noi. Ed è così che la morte per i devoti di Maria Santissima potrebbe essere un momento doloroso, perché la natura evidentemente ne soffre, e questo è naturale, questo è normale. Potrebbe essere un momento doloroso per i cari che uno dovrà lasciare, però...
veniamo dati alla luce da Maria Santissima e questo toglie ogni paura. Se il primo sguardo, se la prima persona che incontreremo sarà lei, il suo sorriso, questa morte non è qualcosa tanto terribile come crederebbe il mondo. A quello ci porterà il mondo, a credere che solo i beni sono terreni, invece il Vangelo ci dirà soprattutto che i veri beni sono da cercare in Paradiso.
Chiediamo a Maria Santissima questa grazia per tutti noi, la grazia di essere sapienti. Un caro saluto a tutti, vi aspettiamo per la prossima lezione. Rege o Maria.