Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. O Signora mia, o Madre mia, io mi offro interamente a te e in prova del mio affetto filiale ti consacro in questo giorno i miei occhi, le mie orecchie, la mia bocca, il mio cuore, in un'unica parola tutto il mio essere.
Quindi, se io sono tutto tuo, o Madre di bontà, sollevami, proteggimi e difendimi come cosa e proprietà tua. Amen. Nel nome del Padre, e del Figlio, e dello Spirito Santo. Amen. Carissimi amici, continuiamo ad andare avanti in questa preparazione per poter consacrarci a Maria interamente, per realizzare questa consacrazione tale come la propone San Luigi Maria Grignon di Montfort.
Questo atto che realizzeremo alla fine, per cui la mia persona, le mie azioni, tutto viene consegnato a Maria Santissima. La mia persona e le mie azioni non sono più cosa mia, sono cosa sua, sono proprietà sua. Per realizzare questo atto è necessaria una preparazione, come stiamo facendo. Ed è evidente che la prima cosa...
che propone il Santo, è questa di liberarci da quanto sarà un ostacolo a questa unione tra me e Maria Santissima. Lo abbiamo detto all'inizio, è evidente che Maria vuole unirsi a noi, come una madre vuole stare con il figlio, però purtroppo noi...
figli ribelli dalle volte accettiamo quelle cose che sono di ostacolo per questa unione per esempio dalle volte abbiamo un volere e un sentire contrari al Vangelo che sarebbero un volere o sentire mondani e perciò San Luigi Maria dirà la prima cosa è liberarsi da questo spirito mondano abbiamo considerato poco fa
In che consiste questo spirito mondano da cui dobbiamo liberarci? Però molto spesso si dice che le cose si conoscono meglio attraverso i loro contrari. Per esempio, quando uno accende una piccola luce in mezzo al buio, la luce splende di più. La virtù si ama di più quando si pensa alla bruttezza del vizio contrario.
E perciò, se allontanarci dal mondo è per noi qualcosa di essenziale, forse ci aiuterà non solo a considerare quello che è il mondo, questo spirito mondano è in sé, ma a considerare lo spirito contrario, lo spirito del Vangelo. Noi faremo questa catechesi dove tratteremo dello spirito delle beatitudini.
Voi sapete, molto spesso appaiono nella storia degli uomini personaggi rivoluzionari. Io ho sentito che in una università, piuttosto di impronta, di impostazione piuttosto di sinistra, un professore, un insegnante, anche marxista,
chiese ai suoi alunni qual è stato l'atto più rivoluzionario della storia. E molti davano diversi esempi. Dicevano questo, quello. Immaginate quanto sia importante per loro parlare di rivoluzione. E questo professore dovette ammettere una cosa. In realtà, dice lui, l'atto più rivoluzionario della storia
il sermone della montagna di cristo una persona non credente però che riconosceva che quella predica che fa gesù che voi incontrate al vangelo di matteo capitolo 5 versetti seguenti questo discorso questo sermone che fa gesù lì nella montagna è il discorso più rivoluzionario di tutta la storia delle rivoluzioni
E all'interno di questo discorso c'è quello che si può dire un riassunto di tutto il discorso della montagna e un riassunto di tutto il Vangelo, di tutto quanto Gesù ha voluto insegnare. Possiamo dire troviamo un riassunto nelle otto beatitudini. Conoscerete bene il testo, lo leggiamo insieme. Gesù salì sulla montagna e gli disse «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli».
Beati i miti perché erediteranno la terra. Beati quelli che piangono perché saranno consolati. Beati coloro che hanno fame e sete della giustizia perché saranno saziati. Beati i misericordiosi perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati a causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. E conclude in questa maniera che tanto fortemente colpisce le nostre persone. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e mentendo diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi e desultate.
Perché la vostra ricompensa sarà grande nei cieli. Gesù ci insegna che in queste cose ci si trova la felicità, anche la felicità terrena. Ma noi ci dobbiamo chiedere, però, vivere queste beatitudini è qualcosa di reale? È possibile veramente dire a una persona che deve rallegrarsi quando viene insultata?
Non è ridicolo credere che devono essere beati quelli che piangono. Le persone povere che non hanno da mangiare, che non sanno che si avranno da mangiare ogni giorno, devono essere beati, devono rallegrarsi. Gesù parla anche di un sentimento, di rallegrarsi, di esultare.
Beati, beato è la persona per la quale si potrebbe anche dire con un atteggiamento di invidia, beato lui. Oggi tutto il mondo che parla di beati, le persone pieni di soldi, pieni di piaceri, pieni di successo, pieni di fama. E Gesù dice anche oggi, anche a noi, anche a questo tempo, beati quando tutti, mentendo,
diranno ogni sorta di male contro di voi ci chiediamo due cose in queste due domande dividiamo questa presentazione la prima cosa questo spirito delle beatitudini è praticabile immaginiamo questo qualcuno potrebbe dire sì forse da un monaco da un religioso e praticabile da un laico prima domanda che ci facciamo seconda domanda
Queste beatitudini ci possono dare una vita gradevole? Possiamo vivere serenamente la vita terrena? O solo le beatitudini ci parlano di un bene nella vita eterna? Guardate, noi seguiremo un autore, il padre Miguel Angel Fuentes, della nostra congregazione del Verbo Incarnato, dove lui spiega come la persona che vive lo spirito delle beatitudini è una persona piena, una persona sana.
una persona psicologicamente matura, non solo per i beni che riceverà, ma per la vita che porta già sulla terra, è la persona realizzata, la persona completa. Prima domanda allora, è praticabile al nostro tempo? Sul direttorio di terzo ordine della nostra congregazione, che è rivolto ai laici,
si rivolge a loro, specialmente ai laici, la esortazione di vivere la scienza della croce. La scienza della croce. Questa scienza della croce, San Paolo la indirizza a tutti i cristiani. Lui si lamenta alcuni, dice, e lo dico con lacrime, piangendo.
si comportano da nemici della croce di cristo e quindi ci sta dicendo a religiosi e laici di comportarci come amici della croce l'amico nutre affetto per l'altro amico anche anzi lo cerca cerca la unione con l'amico essere amici della croce di cristo
Esige qualcosa di grande da noi. E perciò ci si dice, c'è scritto in questo direttorio del Terzo Ordine, la stoltezza della croce, più saggia della sapienza degli uomini, consiste nel vivere le beatitudini. Beati gli stolti per Cristo, saranno portati di qua e di là, rideranno di loro, li considereranno lenti, persino deboli di mente.
ma di essi è il regno dei cieli. Beati gli stolti per Cristo, perché si sono spogliati di se stessi e sono davanti a Dio con tutto il loro candore. Beati gli stolti per Cristo, nessuna sapienza del mondo potrà mai ingannarli. E la folia dell'amore è senza limiti né misure. E benedire coloro che ci maledicono.
E più avanti nel numero 352-353 si incoraggia alle coppie, ai matrimoni, a marito e moglie, di vivere come marito e moglie lo spirito delle beatitudini. Vogliamo testimoniare davanti al mondo, i laici devono testimoniare davanti al mondo, che è possibile abbracciare le esigenze del Vangelo senza timore né riserve.
a imitazione della Sacra Famiglia, e che è possibile vivere lo spirito delle beatitudini nel matrimonio, portandolo fino alle massime conseguenze. Dopo cercheremo di scendere più sul concreto di queste espressioni, però quello che deve essere certo per noi è che è possibile vivere lo spirito delle beatitudini, specialmente per un laico.
Il mondo, diceva San Giovanni Paolo II, non può essere trasformato senza lo spirito delle beatitudini, senza vivere questi motivi di gioia che dà Gesù, che possono sembrare molto strani, però motivo di gioia, di essere beati, di rallegrarsi, di essere felici.
E la povertà, il pianto, fame e sete della giustizia, essere miti, lavorare per la pace, essere perseguitati. Come si raggiunge questo spirito? Come lo raggiunge un laico? Stiamo ancora chiedendoci se è possibile per un laico o no. Nel numero 448, sempre del direttorio del Terzo Ordine, si dice...
Nella unione con Dio si misura tutto l'esito apostolico per mezzo della carità. I laici spinti dalla carità che procede da Cristo fanno del bene a tutti, specialmente ai loro fratelli nella fede, per attrarre così gli uomini a Cristo. La carità di Dio, che ci è stata riversata nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo, dà ai secolari la capacità di esprimere nella loro vita
lo spirito delle beatitudini. Amare Dio, amare Gesù Cristo, questo amore di Dio che viene alle nostre anime, che trasforma le nostre anime, questo porta a chi si fa invadere, a chi corrisponde all'amore di Dio, a vivere gioiosamente lo spirito delle beatitudini. Può sembrare questo ancora troppo teorico, però sempre rimanendo nella prima domanda, è possibile a un laico,
Vivere lo spirito delle beatitudini? Dobbiamo rispondere con l'esempio del beato Pier Giorgio Frassati, un giovane laico al quale il giorno della sua beatificazione nell'Omelia San Giovanni Paolo II lo chiamò niente di meno con il titolo dell'Uomo delle otto beatitudini. Il segreto dello zelo apostolico di Pier Giorgio, della sua santità, diceva il Papa,
È da ricercare nell'itinerario ascetico e spirituale da lui percorso, e comincia a elencare tutte le pratiche proprie di uno che ama Dio, che vuole unirsi a Dio. Nella preghiera, nella perseverante adorazione anche notturna, perché il Giorgio non tralasciava l'adorazione quotidiana.
Adorazione anche notturna del Santissimo Sacramento, nella sua sete della parola di Dio, scrutata nei testi biblici, nella serena accettazione delle difficoltà, della vita anche familiare, nella castità vissuta come disciplina ilare e senza compromessi, nella predilezione quotidiana per il silenzio e la normalità dell'esistenza. Leggere la vita di Pier Giorgio uno trova un ragazzo normale, questo è proprio così.
E li proclama, dice il Papa, con il suo esempio che è beata la vita condotta nello Spirito di Cristo. Spirito delle beatitudini e che soltanto che diventa uomo delle beatitudini riesce a comunicare ai fratelli l'amore e la pace. Quindi Pier Giorgio Frassati è la dimostrazione che se un laico, una laica,
giovane, adulto, anziano, sia dell'età che sia, della condizione che sia, se si fa guidare dallo Spirito di Cristo, se semplicemente apre il suo cuore a Cristo, è questa persona che vivrà lo Spirito delle Beatitudini. Quindi, anzitutto capire questo, il messaggio di Gesù Cristo è un messaggio per ognuno.
È un messaggio per ogni persona si trovi nel posto dove si trovi e se si consiste, e se alla fine lo Spirito delle Beatitudini consiste nell'amore di Dio, nel farsi guidare dallo Spirito Santo, evidentemente vivere lo Spirito delle Beatitudini è possibile a qualsiasi persona, non solo a un religioso. Quindi, avendo risposto a questa prima domanda, passiamo alla seconda.
Quello che ci si propone nelle beatitudini è solo per la vita futura. Per esempio, beati quelli che piangono perché saranno consolati, in futuro saranno consolati. Beati i poveri perché di essi è il regno dei cieli. Beati i miti perché erediteranno. Quindi la beatitudine consiste meramente...
in una speranza eterna, in una speranza futura? Anzitutto sì, e questa è la saggezza del cristiano. La persona saggia è quella contraria alla stolta, che è quella mondana. Il saggio è colui che tutto lo riferisce all'eternità. In questo senso, evidentemente, è questo in cui consiste la vera beatitudine, nel mettere il cuore, nel fare tesoro,
dei beni eterni, di non conformarci a questo mondo, ma cercare anzitutto il regno dei cieli. Questo è così. Però, in secondo luogo, bisogna dire...
che questi atteggiamenti che Gesù descrive descrivono la persona umanamente matura. Io seguo qui, lo troverete voi più descritto nel testo che vi offriamo per meditare, un testo del padre Miguel Angel Fuentes, sacerdote della nostra congregazione, dove lui spiega come la persona umanamente matura, anche in questa terra, la persona psicologicamente sana, è la persona che vive questo spirito.
E cerchiamo di vederlo seguendo un po' queste beatitudini. Però lui dirà questo. Chi si sforza di camminare per il sentiero delle beatitudini...
si trova in via di maturazione. Non sempre compiamo, riusciamo a compierlo in maniera straordinaria. Nessuno deve credere che questo sia una cosa meramente ideale. Per esempio, è vero che è difficile essere, quando uno è calunniato, quando uno viene preso in giro, gioire, rallegrarsi. Bene, questo si è la perfezione.
dello spirito delle beatitudini uno può vivere lo spirito delle beatitudini in un grado ancora non perfetto e nonostante ciò trovarsi in questo spirito quando uno con pace interiore affronta queste difficoltà vediamo alcune però dice il padre Miguel Angel Fuentes
Le formule che Gesù utilizza per le beatitudini ci aiutano a scrutare i pensieri del nostro cuore e la posizione che abbiamo davanti a queste pressanti realtà. Spiritualmente rivelano la nostra appartenenza a uno dei due possibili amori. O amo Dio.
amo il mondo perciò è molto importante per noi considerare in questo contesto in che consistono le beatitudini perché fare una specie di esame su come rispondo io ad ognuno di queste beatitudini mi farà rendere conto ancora meglio se io amo più dio o se ancora amo di più il mondo questo spiritualmente mi rivela questo mi rivela a chi amo
Ma psicologicamente, a livello umano, rivelano, continua il Padre, la maturità o immaturità del nostro carattere. Vedremo questi due aspetti sempre in ognuna delle beatitudini. Passiamo a considerare la prima. Consideriamo la prima beatitudine. Beati i poveri in spirito. Rivoluzionaria espressione. Beati i poveri.
Se qualcuno trova su internet, su qualche giornale, su qualche pubblicità, un invito a gioire per la povertà, magari lo presenta e lo paragoniamo a questo. Però Gesù Cristo è stato il primo e l'ultimo ad annunciare questa, questa beatitudine. E tutti i suoi fedeli sono stati a seguirlo, sono stati i suoi imitatori. Che significa beati i poveri in spirito? Diciamolo in altra maniera, dice padre Fuentes.
È come se dicesse, felici quelli che sono distaccati dalle cose materiali. È una beatitudine che esprime la maturità che abbiamo con le cose create, con le cose materiali, con le cose che ci circondano. Perché un attaccamento eccessivo alle cose materiali, alla propria macchina, al denaro, a certe cose, al vestire,
Un attaccamento esagerato a questo rivela una persona immatura, una persona che si fa guidare da queste cose materiali, quando è un essere spirituale molto superiore a questa realtà. La persona che dà un valore estremo a ciò che è inferiore a sé è evidentemente una persona psicologicamente debole. Sant'Ignazio di Loyola lo esprime con quella definizione della indifferenza.
E suppone che è una persona talmente matura spiritualmente che già è delusa da ciò che le cose materiali possono dargli. E questa maturità uno la può trovare in persone molto semplici, anche in un contadino.
In un contadino che molto spesso ti ribadiscono alcuni esempi, nessuno si porta i soldi al cimitero, mi diceva poco fa qualche persona. Questo è saggezza. Questa è una persona che vive veramente la prima delle beatitudini.
Quindi suppone una certa delusione riguardo alle soluzioni che promettono le realtà terrene. Pensate a tutti i sistemi dittatoriali, al comunismo, al nazismo, come promettevano un paradiso terreno. E non si può raggiungere questo paradiso terreno. A livello pratico, a livello materiale, sempre saremo delusi da qualche cosa.
Come mai i soldi, le cose che abbiamo risolveranno i nostri problemi più fondamentali, più interiori? E perciò esige questa beatitudine un atteggiamento spirituale che è proprio del povero, del vero povero, del povero che accetta la sua condizione di povero, che è l'umiltà.
perché non solo non cerca in maniera avida le altre cose materiali, ma neanche cerca la propria eccellenza. Non interessa tanto l'applauso degli uomini. È povero anche spiritualmente. Gesù non parla di una povertà meramente materiale, dice poveri in spirito. È la persona che anche sa che non può mettere la felicità in ciò che gli altri diranno di lui.
È la persona che mette la felicità nelle sue decisioni, nella grandezza delle azioni personali. È la persona che mette le cose importanti in ciò che riguardano le cose spirituali, la virtù, la preghiera, l'eternità che mi aspetta.
Ecco perché è necessario che esista anche in questo senso questa umiltà, questo non mettere la mia speranza, le mie gioie nei beni spirituali quali la fama, il fatto che parlino bene o male di me. Il povero in spirito non cerca neanche questo. Ecco perché il povero in spirito si manifesta in queste maniere.
con la serenità di fronte alle difficoltà materiali, le difficoltà materiali sono difficoltà, non è che il povero in spirito dice no, non sono difficoltà, sono difficoltà e si impegna per risolverle, però di fondo ha sempre una serenità. Nella pace dell'anima riguardo alle situazioni di ristrettezza, nella fiducia posta esclusivamente in Dio, questo produce questa beatitudine.
anche come frutto di questa beatitudine, l'umiltà, che è condizione del vero povero e quindi dell'oblio di sé e che si fida del grande potere che ha Dio su di noi. Bene, lasceremo alcune domande perché ognuno possa esaminarsi come vivo questa beatitudine.
Parlerà in secondo luogo il Signore della beati i miti, beati le persone miti, che detto in altre parole sarebbe felici quelli che dominano le loro passioni.
Dominare le passioni. Noi davanti a certe situazioni conosciamo un pericolo e questo genera quello che si chiama una passione. Vedo un animale che mi sta per attaccare e si generano le passioni, sentimenti interiori, sensibili, di paura o di odio. O quando è un male già presente del quale non posso fuggire, è la tristezza.
O dalle volte al contrario, quando io vedo che posso superare quella difficoltà, e quindi l'audacia, la speranza, la gioia quando il bene lo possiedo, queste sono le passioni. Dalle volte, purtroppo nei nostri tempi, dove tutto è sentimentale, le passioni ci superano. È come se fossero più grandi dello spirito. E perciò il mite è la persona che sa dominare se stessa e quindi sa creare pace attorno a sé.
perché sa che non deve guidarsi da sentimenti, da emozioni. Perciò suppone la virtù anche dell'umiltà. Infatti alcuni la traducono direttamente beatili umili, beati miti o mansueti, alcuni la traducono direttamente beatili umili.
Seguono numerosi beni da questa, la pace dell'anima che sgorga dalla quiete delle passioni, la grande forza spirituale, perché chi si domina ha a suo servizio tutte le energie che le sue passioni incontrollate consumerebbero, rende l'anima attraente, la persona che domina se stessa.
crea fiducia attorno a sé, le persone le si avvicinano più facilmente. Perciò i santi più miti erano quelli che più attraevano. Pensate a San Francesco di Sales, San Francesco d'Assisi, San Giovanni Bosco. Un esempio di mitezza che a me sempre mi ha colpito, ho sentito questa storia, una signora che muore il marito, lei molto anziana,
Muore il marito, i figli vogliono vendere la casa e decidono di portarla a una casa di riposo per anziani. E questo per lei con un grande dolore che non ha mai manifestato ai figli, perciò i figli hanno agito senza pensarci tanto, ha accettato di andare a questo posto, però immaginate, ricordi, già la situazione di essere vedova, si aggiunge anche questo.
La porta in una casa di riposo molto brutta d'altronde. Quando arriva questa signora, l'impiegato che la riceve la vede, una brava signora, e già si sente male, le fa pena. Le dice, signora, io la devo accompagnare alla sua stanza. La signora va molto dolcemente e le dice, mi dispiace doverla portare a questo posto, a questo posto così brutto. La signora le dice, stai tranquillo, tu portami dove devo andare.
sempre con tutti i ricordi di quello che lasciava, però con una grande serenità. Il ragazzo alla fine non riesce più e le dice, signora, però la stanza che le stiamo per dare veramente mi dispiace, ma è brutta. La signora le dice, la stanza non sarà brutta, io ho già deciso che mi piace.
il ragazzo le dice sì signora però no a me piacerebbe offrirle una stanza ancora più bella e lei le dice guarda io ho già deciso che questa stanza mi piace prima di arrivare perché la mia felicità non dipende da come sia sistemata la stanza ma di come sia sistemata la mia mente io ho già deciso che mi piace questa è una persona che domina le passioni perché era in preda a tante passioni di tristezza nostalgia
Immaginate un posto brutto per uno spirito superiore, uno spirito che domina le passioni. Questo è essere mite. Anche qui vi lasceremo delle domande per fare un sondaggio di come si trova il proprio cuore di fronte a questa beatitudine. Gesù dirà, beati quelli che piangono. Unanimamente i padri dicono, anzitutto si riferisce a quelli che piangono per i propri peccati.
Perciò, padre Fuentes la traduce, felici coloro che si pentono dei loro errori e peccati e cercano di correggersi riparando al male fatto. Viviamo, dicevamo all'inizio, in una società che cerca di togliere ogni colpevolezza all'uomo, di perdonare qualsiasi cosa per quanto sia grave. E questo non è proprio della persona matura. L'essere umano si sbaglia, l'essere umano pecca.
La prima condizione di maturità è riconoscere che uno si sbaglia, che uno pecca, che uno offende. In secondo luogo, pentirsi di questo. Io con l'intelligenza mi rendo conto che ho sbagliato. Poi devo pentirmi, devo veramente voler riparare. Quindi questa è la terza condizione. Chiedere perdono e riparare i danni e le offese.
E questo, soprattutto, anzitutto rivolto a Dio, chiedere perdono, pentirmi del male commesso, è necessario per una persona minimamente matura, per una persona che spiritualmente veramente ama Dio. Ecco perché la promessa di Gesù è che per quelli che piangono saranno consolati. Saranno consolati.
Ecco perché produce immediatamente la pace dell'anima, di cui tanto abbiamo parlato nelle altre due beatitudini. La pace nell'anima è il premio di quelli che riconoscono le loro mancanze. E quelli che non le riconoscono saranno sempre a giustificarsi, a creare diverse idee, diverse verità inventate, per non ammettere mai uno sbaglio. Pensate quanto grave sia questo in un bambino.
Un bambino che deve essere portato alla virtù, deve essere guidato, continuamente giustificando le sue mancanze, questo bambino non troverà mai la virtù. Pensate a una persona pazza, alla quale io gli dico, no, continua così, vai avanti, perché tu non ti sbagli.
Grandi mali si seguono da quando non viviamo questa beatitudine. Infatti pensate ai mali che si seguono da una persona che non riconosce mai un male commesso. Quanti mali potrebbe commettere ancora? Se uno per principio dicesse che non esiste l'errore, che non esiste il peccato, quali comportamenti si potrebbe arrivare?
Ecco perché la persona che veramente riconosce la mancanza e chiede perdono è la persona veramente di aspirazioni più nobili. E come anche quello attira di più, una persona superba che non accetta mai uno sbaglio è di solito motivo di rifiuto, motivo di distanza, motivo di sfiducia. È molto difficile fidarsi di una persona che non ammette uno sbaglio. Perciò è molto importante chiedersi questo.
Perché quello necessariamente, al non mai pentirsi di un malefatto, non sarà mai perdonato da questo malefatto. E questo, necessariamente, questo atteggiamento porta a una autocompassione, però che sboccia anche in una certa disperazione, in una desolazione. Chi si pente, soprattutto il cristiano, sapendo che Dio sempre perdona.
sapendo che il perdono è proprio la caratteristica della religione cristiana. Infatti, noi possiamo avere diversi elementi comuni con altre religioni. Il perdono dei nemici, per esempio, è qualcosa che ci contraddistingue. Perciò è molto importante chiedersi come sono di fronte ai miei sbagli, se li vedo in maniera oggettiva.
È molto importante in questo senso lavorare sul senso del peccato. Noi abbiamo già trattato questo tema. È molto importante dire le cose come sono. E quando uno pecca deve dire ho peccato. Però sempre sarà, ricordando, sarà consolato. Ricordare che sempre questo peccato viene perdonato quando io mi presento ai piedi del Signore.
La quarta beatitudine, beati quelli che hanno fame e sete di giustizia. Questa è una beatitudine bellissima, come tutte alla fine, ma questa è di una bellezza particolare, perché giustizia, nella Sacra Scrittura, il giusto, è quello che noi chiamiamo anche il santo. In questo caso non solo quelli che soffrono le ingiustizie, fame e sete di giustizia,
Se non si tratta di quelli che hanno fame e sete di santità, quelli che hanno fame e sete, grandi desideri di virtù, di ciò che è nobile, di ciò che è elevato. Perciò questa beatitudine potrebbe essere formulata così, felici quelli che aspirano alla santità.
Perciò questa beatitudine esamina, almeno rivela, quali sono le mie aspirazioni, cosa cerco io in questa vita. Tu stesso quando senti questa beatitudine chiediti qual è la mia aspirazione. Quando io faccio quello che faccio, qual è il mio scopo ultimo? Perché deve essere il più alto, deve essere la santità, deve essere ciò che è grande. Non puoi accontentarti con ciò che è temporale.
con ciò che è terreno, terra. Il padre Castellani diceva che quando una persona domanda per il senso della vita, il senso più alto delle cose, la fanno mangiare terra. I mondani fanno mangiare terra. Ti dicono la terra, la vita terrena. È come se uno prendesse un po' di terra e la mangiasse.
Questo per mostrare l'atteggiamento del mondano, che l'aspirazione più grande è passarla bene in questa vita, cose che neanche sono possibili in questa vita. La grande aspirazione eleva la persona al di sopra di tutto quanto di cattivo può succedere anche qui. E' molto bello anche perché non dice, beati quelli che hanno fame e sette,
di cose giuste, di giustizia, cioè di santità. Non è la persona che cerca di fare alcune buone opere ogni tanto, o di fare alcune opere sante, ma vuole essere santo. Non vuole un piccolo buon atto, ma vuole essere virtuoso, vuole essere, non vuole qualche atto di umiltà, ma vuole essere umile. Non vuole fare qualche atto di fede, ma una persona di fede.
E il fatto di dire fame e sete, Gesù sta indicando un desiderio forte. Quando uno ha fame e sete, se ti mettono davanti cibo e bevanda, la prima cosa che fai è mangiare bere, quando uno ha fame e sete. Bene, la santificazione è il desiderio di essere santi, deve essere così, sapendo che il Signore ce lo offre, ce lo offre nei sacramenti, nella preghiera, nella scienza della croce. Quindi,
Rinunciare a queste cose è il primo passo per ogni male. Pensate, la persona che desidera la santità spera nel paradiso, spera di incontrare Dio, spera in ciò che è più grande. La persona che non vuole la santità dispera da ciò che succede dopo questa vita. Non ha più speranza perché questa vita finisce e questo nessuno lo può negare.
Se tu non metti nella vita eterna la tua speranza, il tuo cuore, lo metti qua sulla terra, allora sappi che questa tua speranza finirà. È così. Con la morte finisce. Per un cristiano no. Ecco perché non vivere questa beatitudine porta alla disperazione. Guardate, il premio molto grande, il premio che ci si offre,
se fossimo santi, è troppo grande. Ogni sforzo è poca cosa. Perciò apriamo il cuore. Io non ricordo bene il nome, però, di un martire in Inghilterra al quale per la guerra tra protestanti e cattolici viene condannato ad essere impiccato. E quando viene impiccato,
lo appendono alla corda e lui comincia a affogare, a affogare e alla fine la corda si taglia. Quando stava quasi già senza sensi, la corda si taglia e cade per terra. Dopo qualche secondo lui si risveglia, riprende aria, si risveglia, guarda attorno, si ricorda dove è, capisce quello che era successo e sale di nuovo e offre di nuovo il collo per essere impiccato.
Il carnefice le dice, ma quanta fretta per essere impiccato. Vuoi essere impiccato, ti fa piacere morire. E questo, purtroppo non ricordo il nome, le disse questa risposta. Se tu avessi visto quello che io ho visto, tu vorresti con me, tu vorresti essere al mio posto. Si dice che aveva visto qualcosa di grande.
Bene, aprire il cuore. San Tommaso Moro anche quando sta per essere ucciso, che le stanno per tagliare la testa anche per la sua fedeltà cattolica, gli dice al carnefice, grazie perché mi mandi in paradiso. Uno degli apostati gli dice, come sa lei che non andrà all'inferno? E lui con un sorriso rispose, Dio non si può rifiutare di ricevere a uno che ha un così grande desiderio di vederlo come me, come il mio.
Dio non si può rifiutare di vedermi perché ho un desiderio così grande che non avrà scelta che accogliermi. Questo desiderio è quello che caratterizza i beati sulla terra. Beati misericordiosi o beati quelli che hanno misericordia del prossimo, quelli che si impietosiscono per il prossimo.
Quelli che prendono il dolore del prossimo come proprio e quelli che sacrificano il bene proprio per ottenere il bene dell'altro. Questi sono beati e questo è ciò che ha fatto Cristo per noi sulla croce. E perciò questa beatitudine abbellisce l'anima in maniera straordinaria.
Perché imitare lo stesso attributo di Dio, la misericordia. Dio è misericordia. E in tutte le opere che Dio fa, dice Sant'Omaso d'Aquino, splendono diversi attributi, ma la misericordia è quello che sembra il più potente di tutti. Uno potrebbe dire, quando Dio crea il mondo, si vede la sua potenza, la sua sapienza, la sua providenza, ma la misericordia è quello che sempre splende di più.
Perciò, beati e misericordiosi, se noi fossimo misericordiosi con il prossimo, se noi facessimo questo, imiteremmo quello che tanto amiamo nei confronti di Dio verso di noi, quel sollievo, quella pace che ci dà il fatto di sapere che Dio è misericordioso, per perdonarmi se io mi pento.
Però quel sollievo, quella pace che riceviamo, evidentemente, sarebbe anche nostra se noi fossimo misericordiosi con gli altri. Ecco perché è fondamentale per noi questa beatitudine, perché con la misura con la quale io proverò misericordia verso il prossimo, proverò, prenderò,
i suoi dolori nel mio cuore, la miseria, piegare il cuore alla miseria, perciò misericordia, piegare il mio cuore alla miseria dell'altro, in questa stessa misura Dio sarà misericordioso con me. La sesta beatitudine, beati puri di cuore, che si potrebbe parlare di tantissimi, sotto tantissimi aspetti, questa purezza di cuore.
purezza anche nello sguardo, nel non cercare altro che non sia Dio. Tantissime applicazioni potrebbe avere, però prendiamo solo quella che riguarda la purezza della virtù della castità. È come se dicesse, felici quelli che amano e praticano la virtù della purezza. Don Bosco diceva che questa virtù della castità, specialmente in un giovane, è ciò che più lo fa somigliare agli angeli.
Lo rende un angelo, dice Don Bosco, a colui che la pratica. Perciò è molto importante anche un modo di relazionarsi con il prossimo sano. E riguarda non solo gli atti, ma anche le intenzioni, anche gli sguardi o la intenzione nello sguardo. Avere l'occhio puro quando io guardo le altre persone. Non giocare mai con il pericolo.
Perciò questo necessariamente causa un grande equilibrio per l'anima, causa una serenità del cuore. E quando io guardo il prossimo con un sguardo puro, è lì che trovo Dio. Perché perciò, dice Gesù,
«Beati i puri di cuore perché vedranno Dio». Lo vedremo nel prossimo. Quando rispetteremo il nostro corpo come tempio dello Spirito Santo, vedremo Dio che abita in esso come in un tempio. È lì che lo vedremo. Non lo vedremo soltanto dove si trova per eccellenza, per esempio, nell'Eucaristia, ma veramente presente nel mio corpo. E quindi crea una connaturalità con le realtà spirituali.
e mi evita tanti vizi che potrebbero derivare dal non vivere questa beatitudine. Sempre anche in questo senso, come con tutte le altre beatitudini, troverete questa spiegazione insieme ad alcune domande per valutare come viviamo questa beatitudine. La settima, beati gli operatori di pace, felici quelli che sanno riconciliare,
e seminare la pace nei cuori divisi. Questa beatitudine non si rivolge tanto a chi ama la pace, che è bello quando c'è pace, ma a quelli che la realizzano. E come si realizza la pace? E sempre si realizza con la croce, crocifiggendo se stessi. Quante volte una persona mi fa una ingiustizia, ma io per pace sopporto con pazienza, non rispondo.
Non ricordo che santo era, però che riceve una penitente. La penitente gli dice che suo marito era molto pesante, si arrabbiava, che litigavano tutto il tempo perché lui era violento, iniziava a gridarle. Questo santo molto intelligente, molto saggio, gli dice «Signora, io ho la soluzione. La soluzione è un'acqua miracolosa che io la vado a prendere». Va a prendere una bottiglia d'acqua e la dà a questa signora.
E le dice, signora, quando suo marito cominci a urlare, cominci a diventare violento, lei beva l'acqua, la tenga in bocca e vedrà come questo gesto tranquillizza suo marito.
Al mese torna questa signora per chiedergli più di quest'acqua perché funzionava alla perfezione, perché aveva ritrovato la pace in famiglia. E il santo gli spiegò, la pace viene perché lei non rispondeva alla violenza o al modo forte o violento del suo marito.
E questi sono gli operatori di pace. Questa signora non lo sapeva, però la persona che, pure senza avere quest'acqua, sa tacere di fronte a certe ingiustizie per il bene comune, per cercare la pace, veramente è una persona matura spiritualmente. È la persona che produce sempre pace attorno a sé e quindi ha pace in sé stessa. Conquista la pace del cuore e perciò lo può offrire agli altri
Quanto diverso è il mondano. Al mondano, se voi vedete programmi di televisione, la cosa che più si manifesta è quando uno si arrabbia con l'altro, la discussione, il litigio tra uno e l'altro. Queste cose, stranamente, attirano più l'attenzione che le altre. Misteri della natura umana ferita dal peccato originale che si sentono attratti dal disordine.
Infine, e con questo concludiamo, beati perseguitati a causa di Gesù Cristo. Che è come se dicesse, felici noi se veniamo rifiutati per assomigliare a Gesù Cristo. In qualche maniera la ricolleghiamo alla prima. Non metto la mia speranza in ciò che gli altri diranno di me, nell'applauso degli altri.
Addirittura ci sono certe cose per le quali venire insultato è motivo di vanto, motivo anche di orgoglio. Poter soffrire per una causa nobile, per una causa giusta, per la persona magnanima, per la persona che ha anima grande, per la persona che fa tesoro, che il suo tesoro si trova nel regno dei cieli, è motivo di vanto.
Ecco perché Cristo si è fatto vittima per noi e perciò chi ama Cristo ama la croce e la sceglie. In questo ci sono sempre, dicevamo, tanti gradi. Non è che uno solo debba, non è che uno rida quando viene perseguitato, non è che uno non senta, non è che uno diventi una macchina. Uno evidentemente essere insultati, essere calunniati non è mai cosa gradevole.
Però nonostante ciò, Gesù ci invita a gioire di questo e ci inviterà con più insistenza delle altre volte. Beati voi, e qui sta insistendo che, quello che dicevamo prima, il premio sarà troppo grande. Noi non lo conosciamo perché siamo su questa terra, non riusciamo ad alzare lo sguardo, ma il premio a quelli che sono calunniati, perseguitati.
specialmente per il suo nome, il premio sarà talmente grande che Gesù si sente obbligato a prometterlo con questa espressione, beati e perseguitati, rallegratevi, gioite e ci promette, grande sarà la ricompensa nei cieli. Gesù non esagera, non esagera le cose. Se lui dice che sarà grande, veramente il premio è molto grande.
L'immaturo invece a livello umano, anche a livello psichico,
Quando ascolta che parlano male di lui, anche un piccolo gesto, oggi con tutta questa sensibilità, uno sguardo un po' serio, già crea rabbia. Perché mi guardi così? Perché? Che pensa di me? E tutta questa suscettibilità, questo risentimento che è un veleno, è una ferita che sanguina soltanto, e la persona risentita se non la combatte non fa altro che aprirla e farla crescere.
Ed ecco che arriva il perdono, che arriva quella visione sopranaturale delle cose, soprattutto la visione di che mi sto unendo a Gesù Cristo e che Lui mi comanda di rilegare perché mi promette in quello stesso momento un grande premio in cielo. Ecco perché molti santi, come Sant'Ignazio di Loyola, chiedevano la persecuzione come grazia. Come il nostro fondatore, la Chiesa per la nostra congregazione, ha chiesto due beatitudini.
Deleotto ha scelto due, la povertà e la persecuzione. E perché ha scelto queste? L'abbiamo chiesto e lui ci ha spiegato perché sono le due beatitudini che ci fanno dipendere soltanto da Dio. Quando uno è povero, quando uno è perseguitato, calunniato, non si può difendere, non può trovare il necessario per mangiare, allora lì dipende solo da Dio. È Dio che ti darà il necessario, è Dio che ti difenderà.
Poi Dio che permetterà che tu sia calunniato perché ti vuole dare un premio molto grande. Ecco carissimi amici, allora troverete questi testi che potete riflettere su ognuna delle beatitudini e con questo spirito, assumendo questo spirito, siamo certi che non siamo del mondo.
che siamo dalla parte di Gesù Cristo, come vedremo ancora più profondamente nella prossima settimana, nella prossima lezione. Un caro saluto a tutti. Rege o Maria.