Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. O Signora mia, o Madre mia, io mi offro interamente a te e in prova del mio affetto filiale ti consacro in questo giorno i miei occhi, le mie orecchie, la mia bocca, il mio cuore, in un'unica parola tutto il mio essere.
Quindi, se io sono tutto tuo, o Madre di bontà, sollevami, proteggimi e difendimi come cosa e proprietà tua. Amen. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Carissimi amici, benvenuti ancora a questa quarta lezione o catechesi per la nostra preparazione per la consacrazione a Maria Santissima in Materna Schiavitù d'Amore.
parleremo oggi dell'ostacolo principale che abbiamo per la consacrazione dell'ostacolo principale per la nostra salvezza eterna dell'ostacolo principale o del nemico principale del principio fondamento di cui abbiamo parlato la lezione scorsa che quella realtà l'unica realtà per la quale ci si comanda di avere timore nella sagra scrittura
Gesù continuamente incoraggia gli apostoli di non aver paura, di non scoraggiarsi, ma in un momento gli dirà di avere timore di quelli che possono uccidere l'anima. Stiamo parlando della realtà del peccato, quella realtà che distrugge l'opera di Dio in noi, distrugge la presenza di Dio in noi. Se noi dovessimo parlare della diversa gravità che ci sono nei peccati,
è da dire che c'è un peccato che supera tutti i peccati, almeno per il nostro tempo. Questa è un'espressione di Papa Pio XII, che ripeteranno altri papi, anche il Papa Francesco, San Giovanni Paolo II. Pio XII diceva che al suo tempo, anche al nostro, c'era un peccato che era il più grave di tutti, il peggiore di tutti. Lui diceva questo, il peggiore peccato del nostro tempo,
è la perdita del senso del peccato. La perdita del senso di peccato. Si pecca ma non le si dà questo nessuna importanza. Pecare è attribuirsi a uno sbaglio, o si tende a scusarlo dicendo che sarà stato colpa della società attuale. Io ho trovato un'espressione
Si diceva in un libro, diceva, pecare è come calpestare un fiore. Calpestare un fiore è una cosa, sì, brutta, perché c'è una cosa bella e tu la calpesti. Però calpestare un fiore è molto poco. Pecare, propriamente, se noi seguiamo quello che ci insegna la Sacra Scrittura, è calpestare un Dio. Un Dio che, per amore mio, diventa uomo e soffre la sua passione, per amore mio, questo è pecare.
Papa Francesco, parlando del peccato di Davide, diceva che il problema più grave in questo brano dell'uccisione di Uria non è tanto la tentazione e il peccato contro il nono comandamento, ma è come agisce Davide. Davide non parla di peccato, continua Papa Francesco, parla di un problema che deve risolvere. Questo è un segno.
E conclude il Papa, quando il regno di Dio viene meno, quando il regno di Dio diminuisce, uno dei segni è che si perde il senso del peccato. Non diamo al peccato nessun senso, nessun peso, non ha gravità, è un problema, un problema da risolvere, un problema psicologico forse. San Giovanni Paolo II attribuisce molto chiaramente questa perdita del senso del peccato
alla perdita del senso di Dio. Parlavamo nella seconda lezione di che oggi cerchiamo di credere in un Dio o si cerca di costruire un Dio che non è Dio. Per esempio, si cerca di costruire un Dio che non si offende con il peccato, che il peccato non le interessa, le interessa condividere la vita con le persone.
E quindi, alla fine, oscurando il senso di Dio stesso, non capiamo chi è, in che consiste il peccato come offesa a Dio. Perciò dice San Giovanni Paolo II, perché succede questo fenomeno nel nostro tempo, perché questa oscurità nel senso del peccato?
Uno sguardo a tolune componenti della cultura contemporanea può aiutarci a capire il progressivo attenuarsi del senso del peccato proprio a causa della crisi della coscienza e del senso di Dio sopra rilevata. Dio è la radice e il fine supremo dell'uomo e questo porta con sé un germe divino. Perciò è la realtà di Dio che svela e illumina il mistero dell'uomo.
E vanno quindi sperare che prenda consistenza un senso del peccato nei confronti dell'uomo e dei valori umani, se manca il senso dell'offesa commessa contro Dio, cioè il vero senso del peccato. San Giovanni Paolo II lo tratterà sempre in questo numero 18 dell'esortazione Reconciliatio et Penitentia. Dedicherà una lunga considerazione alla perdita del senso del peccato.
Così, in base a taluni affermazioni della psicologia, la preoccupazione di non colpevolizzare o di non porre freni alla libertà porta a non riconoscere mai una mancanza. Per un'indebita estrapolazione dei criteri della scienza sociologica si finisce con lo scaricare sulla società tutte le colpe di cui l'individuo viene dichiarato innocente, sempre innocente.
La perdita del senso del peccato è una forma, continua il Papa, o un frutto, dice lui ancora, della negazione di Dio. Se il peccato è l'interruzione del rapporto filiale con Dio per portare la propria esistenza fuori dell'obbedienza a Lui, allora pecare non è soltanto negare Dio, pecare è anche vivere come se Egli non esistesse.
e cancellarlo dal proprio quotidiano. Qualcuno mi dirà, padre ma io peco, è vero, io mi trovo nel peccato, io cado in certi peccati di ira, in certi peccati di lussuria, peccati di pigrizia, ogni tanto mi viene da bestemmiare anche, ma neanche con la bestemmia io in realtà voglio offendere Dio.
Molte persone presentano questo problema. Esistono peccati che non offendono Dio. Cado per debolezza, ma non è la mia intenzione con questo offendere Dio, dunque non è che lo offendo. Guardate, è un inganno anche questo.
E può darsi che non esista quella cattiveria, quella malizia dell'ostinazione delle persone che veramente vogliono il peccato e si rallegrano di offendere veramente Dio, che è un grado di peccato molto brutto, molto grave, però che probabilmente non si dà in queste persone. Però in queste persone si dà il peccato mortale, formalmente detto. Perché?
Perché se io so che realizzare un'opera va contro la sua legge, è evidente che lo sto offendendo e lo so di fondo. Guardate, il pecatore cosa fa? Seguo alcune riflessioni di Sant'Alfonso che vi lasceremo a modo di meditazione anche nel testo che potete poi leggere dopo aver sentito questa catechesi. Sant'Alfonso parlerà molto chiaramente del senso del peccato riportando diverse verità.
Per esempio, dice lui, il peccatore sa che commettendo un peccato, come diceva anche San Giovanni Polo II, però lo sottolinea Sant'Alfonso, sa che significa questo togliere Dio dalla propria vita, dalla propria anima. Voi sapete perfettamente che quando un'anima è in grazia di Dio, Dio è presente. Attraverso la grazia è presente veramente Dio in un'anima. Il peccato...
Significa che Dio viene espulso da quell'anima, che la persona decide per un piacere, per un gusto, per qualcosa passeggera, decide di cacciare via il Signore dalla propria vita. E Sant'Alfonso si chiede, non è questo uccidere Dio? Quando una persona uccide l'altra, la vuole fuori dalla realtà delle persone.
Quando noi pecchiamo, vogliamo Dio fuori dalla mia realtà. Certo, non posso uccidere Dio, non è che andrò con una pistola, però sì lo posso uccidere in quanto dipende da me, in quanto si trova in me. E come dice, pecare è cancellarlo dalla propria esistenza. E così come una persona uccide l'altra per cancellarla dal mondo in cui vive, la persona che pecca veramente uccide Dio.
E purtroppo se potesse farlo anche con un'arma lo farebbe, perché c'è la stessa malizia, la stessa voglia di cacciarlo dalla mia esistenza. Non dobbiamo scoraggiarci se una persona si rende conto di essere caduta in peccato, però dobbiamo dire le cose come sono. Esiste la misericordia, mai scoraggiarci, mai spaventarci, ma diciamo le cose come sono. Pecare e uccidere Dio in quanto dipende da me. Diciamo ancora un'altra cosa. Sant'Alfonso fa questa riflessione.
Se Dio potesse morire, Dio non può morire, Dio. Gesù muore sulla croce perché Dio ma anche uomo, muore in quanto uomo. Però se Dio potesse morire, morirebbe dalla tristezza che potrebbe dargli un solo peccato mortale. Perché? Perché il grado di tristezza quando siamo offesi è proporzionato all'amore che ho per la persona.
Mettiamo questo esempio. Un giovanotto gli dà uno schiaffo a una signora anziana. È una cosa bruttissima, è una cosa orrenda. Ma se quel giovanotto è il figlio di questa signora, per questa signora che cosa è più doloroso, che cosa è più triste? È il fatto della ingratitudine del figlio. Il dolore fisico quasi non lo sente. Si sente solo disprezzata.
da una persona amata, e questo è una ferita molto più profonda. Se il ragazzo non lo conoscesse, le avrebbe fatto male, si sarebbe umiliata, ma se è una persona amata, questo sì che è una ferita. Bene, l'amore di Dio è infinito. Dio non può non amarci in una maniera infinita, perché non sarebbe un amore perfetto. Dio è perfetto.
E quindi la tristezza che gli dà questo atteggiamento mio di ucciderlo dalla mia vita, gli darebbe, dice Sant'Alfonso, una tristezza talmente grande che morirebbe dalla tristezza. Ecco perché quando Dio diventa uomo, Gesù Cristo dirà all'orto di Getsemani, quando carica il peccato di tutti gli uomini, dirà l'anima mia è triste fino alla morte.
È come se dicesse sto morendo dalla tristezza, perché lì vede i nostri peccati e vede quanto Dio è disprezzato, quanto Dio non è amato. Guardate, non ci ha chiesto tanto, ci ha chiesto pochissimo, dieci comandamenti per rispettare la sua legge. E perché ci dà queste dieci regole soltanto, i dieci comandamenti? E ce li dà perché è creatore.
Una persona che fa un frigorifero, voi comprate un frigorifero e ti aggiunge anche un libretto con tutte le indicazioni come farlo funzionare bene. Lo ha fatto lui, lui sa come farlo funzionare adeguatamente. Se si rovina come sistemarlo, te lo spiega colui che lo ha fatto. Dio vuole dare all'uomo la vita eterna, la felicità anche in questa terra?
E quindi ci dà queste dieci regole. Guardate che un libretto per un frigorifero è molto più difficile. Uno lo studia, lo legge, lo applica, cerca di farlo bene, perché se no non funziona bene. E l'uomo? L'uomo solo ha dieci regole, molto di meno che un frigorifero o una qualsiasi altra cosa che uno acquista oggi.
Dieci regole. Perché? Perché il creatore, colui che ti conosce, che ti ha plasmato, non ha fatto la natura, ti ha fatto a te, a te. Ti conosce, sa cosa ti conviene, perché ti ha creato lui, ti ha fatto in una certa maniera e ti dice, queste sono le dieci regole perché tu possa vivere bene, possa vivere felice. E non è altro il motivo dei dieci comandamenti. Perciò sono da amare, da rispettare, da obbedire.
perché vengono dal nostro Creatore, dal nostro Padre. Perciò, diceva San Giovanni Paolo II, ristabilire il giusto senso del peccato è la prima forma per affrontare la grave crisi spirituale incombente sull'uomo del nostro tempo. La prima cosa da fare.
E ristabilire il giusto senso del peccato, che dipenderà completamente dal giusto senso di Dio. Ecco perché già nella seconda Catechesi abbiamo dedicato solo a parlare di come è Dio. E dobbiamo considerare molto spesso le conseguenze del peccato. Pensiamo a Gesù, che muore sulla croce per il peccato. Possiamo pensare, come fa Sant'Ignazio di Loyola, pensiamo a...
alle conseguenze che ha avuto il peccato degli angeli, Lucifero, che dall'angelo più bello, Lucifero significa portatore di luce, l'angelo più bello di tutti, che più doni ha ricevuto da parte da Dio, per un solo peccato, per la disobbedienza sua, diventa Satana. Cosa strana, perché essendo un angelo conosceva tutto,
cioè prima di pecare, per dirlo in termini umani, sapeva che se non obbediva sarebbe andato all'inferno, che sarebbe diventato da angelo, sarebbe diventato un demone, sapeva tutto questo. E nonostante ciò ha preferito quello. Però non voleva obbedire a Dio.
E uno dice, tremendo, sapevi che tutta questa rovina ti sarebbe aspettata. Sapevi perfettamente che dall'angelo più bello perdevi tutti i doni. Solo perché? Perché non vuoi obbedire, perché non vuoi, non serviam, non ti servirò. Rispose Satana a Dio. E lì diventa un essere dannato. E uno dice...
Come è possibile questo, questa malizia? Bene, ma chiediamoci, quando noi pecchiamo, non sappiamo che succede la stessa cosa, che perdiamo tutti i doni di grazia, li possiamo recuperare con la confessione, quando si tratta di peccato mortale, ma non sappiamo che ci attende anche a noi il castigo dopo questa vita, se noi rimaniamo nel peccato, non c'è una malizia simile da parte nostra. Pensiamo al peccato di Adamo ed Eva, creati nel paradiso,
pieni di doni, solo una cosa gli era stata vietata, l'albero del bene e del male, questa mela che mangiano in atto di disobbedienza, è lì che comincia il castigo. Perdono tutti i doni che gli venivano dall'amicizia con Dio, soprattutto questo. Perciò era molto interessante il racconto del libro della Genesi.
Dice il Vangelo che Dio si passeggiava nell'ora della brezza, si faceva una passeggiata quando soffiava una brezza. Questo è il segno della familiarità, come Dio gioiva con la creazione sua, gioiva familiarmente. E perciò quando Dio vede che Adamo si nasconde, ma perché ti sei nascosto? Hai forse mangiato del frutto che ti avevo vietato? Cioè hai peccato, mi hai abbandonato tu? Perché altrimenti perché ti nascondi da Dio?
Perché la paura di guardarlo faccia a faccia? Perché forse aveva già disobbedito e già nella disobbedienza iniziano questa pena, il rimorso di coscienza che loro non conoscevano. Cominciano a sentire il freddo, la stanchezza. Immaginate quando Caino uccide Abele, Eva che vede il suo figlio morto, ucciso dal suo fratello, la morte. Tutto questo perché? Per il peccato.
E uno dice, perché Adamo e Debano peccato? E uno si chiede, ma perché allora io anche pecco? Se sono tutte queste conseguenze. Per il peccato è entrata la morte. Perciò, dobbiamo dare al peccato il vero senso che ha. E parliamo a livello più, diciamolo così, più di catechismo. Sono due possibili sensi.
La gravità del peccato si divide in due, praticamente. Il peccato mortale e il peccato veniale. Questo si riscontra nella Sacra Scrittura, ma è stato confermato dalla tradizione del Catechismo della Chiesa. Come capire se un peccato è mortale e un peccato è veniale?
Bene, il Catechismo della Chiesa Cattolica dice Tutti gli esempi che io sto mettendo si riferiscono solo al peccato mortale, evidentemente. Il peccato veniale non ha tutte queste conseguenze di cui abbiamo parlato.
Peccato mortale invece sì, e noi siamo soggetti alla possibilità di peccare mortalmente. Il peccato veniale, dice il Catechismo, lascia sussistere la carità, quantunque la offenda e la ferisca, e molta attenzione, in certo senso, il peccato veniale, pur non distruggendo la grazia, non distruggendo la carità,
non realizzando l'espulsione di Dio della mia vita, ancora Dio è, però comincio a ferire questa presenza, comincio piano piano a ferire la carità e a offenderla anche in maniera lieve, e comunque è possibile che mi abitui, non volendo peccare mortalmente, mi abitua al peccato veniale, mi abitua a piccole infedeltà, detto in altre parole più chiare, mi abitua a essere un po' infedele.
E questo già non genera in me nessuna meraviglia, essere infedele. Evidentemente che questo stato mi porterà necessariamente a non essere fedele quando la tentazione riguarda il peccato mortale. Perciò Gesù ci dice, chi è fedele nel poco sarà fedele nel molto. Allora, sebbene il peccato veniale non distrunga,
La presenza di Dio è evidentemente l'inizio di questo scivolare fino a cadere nel fango del peccato mortale. Perché un peccato sia mortale si richiedono tre condizioni. Io immagino che in questo momento qualcuno vorrebbe fare tante domande. Bene, potete lasciare domande anche scritte qui o potete contattarci, evidentemente per domande più personali.
Però diremo alcune cose. Allora, sono tre condizioni perché ci sia peccato mortale. La prima è che sia materia grave i dieci comandamenti, questi dieci regole che il Signore ci ha lasciato. Poi, piena consapevolezza, devo sapere che sto facendo, non so quello che sto facendo, non posso dire di aver scelto di pecare, e deliberato consenso.
Quindi, conoscere quello che si sta realizzando e con la volontà aderire a quello che si sa che è peccato. Se io non so che una cosa è peccato, immaginiamolo, che non potrei saperlo, una persona che non sa che il venerdì santo deve osservare digiuno, per esempio, evidentemente non lo sa, non pecca.
Bene, o qui rientrerebbero tante domande riguardo, per esempio, i peccati di pensieri di ogni tipo, pensieri di ira, pensieri contro la castità, pensieri di risentimento, di odio.
Molto spesso non riusciamo a capire se sono solo primi movimenti, se ho aderito, se non ho aderito. Questo esigerebbe una risposta più personalizzata. Però diciamolo così, questi sono i tre elementi. Materia, che la materia sia grave, dieci comandamenti, e all'interno di questi alcuni ammettono
Non essere grave. Per esempio, non rubare. Rubare, allora, è materia di peccato mortale. Però se rubare, se ho rubato una caramella, evidentemente la materia non è sufficientemente tale da considerarla un peccato mortale, no? Si considera peccato mortale rubare qualcosa di molto peso. Altri comandamenti non ammettono materia minore, non ammettono materia veniale, solo materia mortale. Per esempio, le mancanze di impurezza, no?
Quello che potrebbe rientrare in questo ambito, come dicevamo, se sono di pensiero, magari lì rientrerebbe un certo dubbio. Però realizzandoli sono solo materia grave. Bene, è così lo stesso. L'amore di Dio, esiste anche un amare Dio, il primo comandamento, esiste una certa...
Materia, diciamo, evidentemente, che non è grave. Perché se dovessimo amare Dio come si merita saremmo tutto il mondo sarebbe un peccato mortale. Evidentemente anche in questo esistono delle sfumature da personalizzare magari riguardo le domande. Parliamo velocemente dello stato dei peccatori. Seguo qui un articolo di padre Antonio Roglio Marin. Lui riporta alcune espressioni di Santa Teresa.
Però, allora, un peccatore può essere tale per commettere peccato per ignoranza, per non sapere. Evidentemente si renderebbe conto, se non lo sa proprio, non è peccato. Però mi riferisco a quelle persone che hanno dubbi su alcune cose e per evitare la possibilità di che sia peccato non chiedono o non si informano se è peccato o meno. Evidentemente...
La gravità potrebbe essere attenuata, però c'è sufficientemente già il dubbio per considerare che uno dice, bene, potrebbe chiedere, potrebbe domandare. Esistono poi, in secondo luogo, i peccati di fragilità.
Queste sono le persone che, dicevamo all'inizio, sono deboli, piuttosto peccano per debolezza, per fragilità, non per malizia. Però questo non è simile al dire, comunque, il fatto che sia anche fatto per debolezza, ma sapendo chi è Dio contro il quale pecco, eccetera,
Necessariamente si tratta di peccato mortale. In questo si trovano molti dei cristiani, cioè la maggior parte di quelli che sono in peccato mortale, si trovano in questo stato. Sono peccati piuttosto di fragilità. Esiste però una terza categoria, i peccati di indifferenza, persone che non li interessa proprio vivere nella grazia, nell'amicizia con il Signore. E infine i peccatori ostinati o quelli che peccano per malizia, che è lo stato più grave.
È un desiderare offendere Dio. In questo senso, per esempio, la bestemmia, essendo formalmente, direttamente, non è una questione, un'azione che offende Dio, ma è un'offesa direttamente a Dio. Anche se uno lo dice per ripetizione e può capitare che non ci sia questa malizia, però di per sé, a livello oggettivo, uno dovrebbe considerarlo uno dei peggiori peccati.
Bene, come abbandonare il peccato? Come lottare contro il peccato? Anzitutto avendo orrore per il peccato mortale. Dobbiamo veramente infondere in noi, dice Gesù nel Vangelo, timore. Non c'è altra cosa per la quale dobbiamo avere timore tranne questa, il peccato mortale.
E quindi fare tante considerazioni. Vi lasceremo queste riflessioni di Sant'Alfonso, vi lasceremo anche in questo testo quello che scrive San Giovanni Paolo II, i testi di Sant'Ignacio di Loyola. Il peccato è uccidere Dio in quanto dipende da me, in quanto si posso farlo, cioè dentro di me. Santa Teresa, per esempio, quando parla dello stato delle anime in peccato, dice delle cose terribili.
perché lei avendo queste grazie, questi carismi di vedere certe verità spirituali, vederle con certe immagini che Dio le concedeva, lei descrive molto spesso come vedeva lei le anime in peccato, in peccato mortale. Mi viene sempre in mente quella donna che va a confessarsi da San Giovanni d'Avila, no, non a confessarsi, va a parlare con lui di qualche tema e San Giovanni d'Avila le dice scusa ma...
ma puzzi di peccato, una donna che viveva in peccato mortale abituale, vai a lavarti e poi ritorna, lavarti con la confessione e poi ritorna. I Santi avevano questa percezione del peccato, questa finezza del peccato, perché Dio li concedeva di vedere queste cose. Santa Teresa, per esempio, dice così, dice, anime paralitiche, le chiama, persone che non possono camminare, non possono realizzare nessuna opera buona,
Non vi sono tenebre sì folte, dice la Santa, né cose tanto tetre e buie che non ne siano superate e di molto dall'anima in peccato mortale. Immagina la cosa più buia, più brutta. L'anima in peccato mortale le supera di molto. Finché dura in peccato mortale, non le giovano a nulla per l'acquisto della gloria, neppure le sue buone opere, perché non procedono da quel principio per cui la nostra virtù è virtù.
Io so di una persona, parla di sé stessa in realtà, per umiltà non dice che è lei, ma è lei, a cui il Signore vuole far vedere lo stato di un'anima in peccato mortale. Secondo lei sarebbe impossibile, comprendendolo bene, che alcuno potesse ancora peccare, anche se per fuggirne le occasioni dovesse soffrire i maggiori tormenti immaginabili. Anime redente dal sangue di Gesù Cristo, aprite gli occhi.
E abbiate pietà di voi stesse. Com'è possibile che persuasi di questa verità? Non procurate di togliere la pece che copre il vostro cristallo. Se la morte vi sorprende in questo stato, quella luce non la godrete mai più. O Gesù, che spettacolo vedere un'anima priva di quel lume! Come rimangono le povere stanze di questo castello!
Che turbamento si impossessa dei sensi che ne sono gli abitanti. In che stato di accecamento e mal governo cadono le potenze che sono le guardie, i maggiordomi e gli scalchi. Ci liberi Dio nella sua misericordia da un male così funesto, il solo che qua giù possa meritare questo nome, degno di castighi che non avranno fine in eterno. Questa è Santa Teresa.
Prima cosa, quindi, coltiviamo in noi, ed è molto sano in noi, un orrore al peccato, un orrore al senso del peccato. Morire prima di peccare, diceva San Domenico Savio. Avere dunque orrore per il peccato mortale.
Però poi arriverà la tentazione. E come dobbiamo comportarci per saper difenderci? Alla fine il peccato mortale, specialmente, sempre suppone una tentazione che può venire, come vedremo più avanti, dai tre nemici della nostra anima, il diavolo, il mondo e la carne. Venga da chi venga, la tentazione esiste e ci sarà, saremo sempre tentati. Come comportarci in queste situazioni?
Soltanto alcuni punti li troverete più sviluppati nel testo che lasciamo a disposizione. La prima cosa è veliare. Gesù ha dato questo mezzo per evitare di cadere. Veliate per non cadere in tentazione. Dobbiamo sempre esaminare la nostra coscienza. Dobbiamo fuggire da quelle occasioni.
che potrebbero portarci al peccato, dovremmo essere forti nell'anticipare. Non dobbiamo aspettare che arrivi la tentazione. Se io so che andare a tale posto, frequentare tale persona, mi porterà a pecare, evidentemente devo prima fuggire da queste occasioni.
Quindi tutto questo riguarda quella indicazione del Signore. Veliate, siate svegli, sapendo dove si trova la minaccia e non andare lì. Come dice la Sacra Scrittura, chi ama il pericolo cadrà in esso. In secondo luogo Gesù ha detto veliate e pregate, la preghiera è fondamentale. Sant'Alfonso dice molto semplicemente, chi prega si salva, chi non prega si danna.
E lui dirà, quando i confessori danno consigli, il primo che devono dare sempre è la preghiera, perché, come dicevamo anche nelle lezioni passate, qualsiasi opera di grazia esige un'assistenza dallo Spirito Santo. È Dio e Gesù Cristo che ci dà la forza per evitare le tentazioni. Se uno non prega, nessun altro mezzo serve, evidentemente. Sant'Agostino, anche in un'espressione molto semplice, diceva,
Chi prega bene vive bene. Chi prega bene vive bene. Poi durante la tentazione, quando arriverà la tentazione, si parla di due tipi di resistenza. Resistere direttamente, per esempio opponendomi alla tentazione. Se mi viene la tentazione di non pregare,
rispondere con una risposta di una preghiera ancora più generosa di prima. Se volevo dire tre Ave Maria e mi viene la tentazione di non dirle, dirò quattro Ave Maria. Se mi viene la voglia di parlare male di una persona, non solo dirò, va bene, non parlerò, no, parlerò bene di tale persona. Poi esiste la resistenza indiretta, che è anche molto consigliabile. Il fatto che quando vengano pensieri o inclinazioni di peccare,
distrarre l'attenzione in altre cose pensare ad altro per esempio questo è molto consigliabile quando si tratta di tentazioni contro la purezza in questo senso in questo caso non conviene la resistenza diretta conviene allontanare il discorso pensando ad altre cose che mi occupino velocemente la mente qualche altra cosa sana che mi piaccia mi attiri la resistenza indiretta bene e per finire
Diciamo le cose come sono, pecare è mettere Gesù Cristo sulla croce e crocifiggerlo un'altra volta. Però comunque mai un cristiano può disperare, perché mai la mia malizia quando peco è più grande della misericordia di Dio quando mi perdona. La misericordia di Dio ha un potere talmente forte che annienta il male che io possa fare.
Perciò sempre c'è per il cristiano la speranza. Chiamiamo il peccato come quello che è per allontanarci da esso, veramente per fuggire con terrore, con timore. L'unica indicazione, l'unico oggetto di timore che Gesù Cristo ci ha comandato è il peccato, è a quello che può uccidere non il corpo ma l'anima.
Se venisse qua, adesso tanta paura che c'è del Covid, del coronavirus, pensate che io potessi vedere un tumore che sta per entrare, io lo potessi vedere. Evidentemente fuggiremo, fuggiremo lontanissimi.
Bene, ancora più decisamente fuggiamo dal peccato, però se siamo caduti nel peccato, se adesso ti trovi nel peccato, non c'è nulla che con la grazia di Dio tu non possa superare. E molto particolarmente tu, che adesso stai preparandoti per consacrarti a Maria Santissima, se tu veramente diverrai suo figlio, veramente diverrai suo devoto, con questa devozione io ti assicuro
ti assicuro che supererai questi peccati e qualsiasi altra tentazione. Mai scoraggiarci al riguardo, qui sempre nella descrizione daremo altri mezzi come esaminare la coscienza, alcune meditazioni, ma sempre l'invito è questo, il vero e unico male è il peccato, ma se abbiamo peccato abbiamo un avvocato presso il Padre che ci attende nel sacramento della confessione.
Un caro saluto a tutti, vi aspetto nella prossima Catechesi e come sempre diciamo, Rege o Maria.