Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Anima di Cristo, santificami. Corpo di Cristo, salvami. Sangue di Cristo, inebriami. Acqua del costato di Cristo, lavami. Passione di Cristo, confortami. O buon Gesù, esaudiscimi. Nelle tue piaghe nascondimi. Non permettere che io mi separi da te.
Nel nome del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo. Amen. Carissimi amici, dobbiamo trattare, per quanto sia breve il tempo, del mistero, se si vuole dire in qualche maniera, più misterioso.
della persona di nostro Signore Gesù Cristo, che è il suo sacrificio, i suoi dolori, la sua tristezza, la sua crudele morte in croce. Perché il vero scopo della nostra consacrazione è quello di unirci a Gesù Cristo. E nulla unisce tanto una persona con l'altra quanto l'amore.
Ogni tipo di amore è così. L'amore tra sposi, l'amore tra madre e figlio, tra padre e figlio, tra figlio e padre. Qualsiasi cosa unisca due persone sarà l'amore. E come dice Sant'Alfonso,
L'amore che non nasce dalla passione di Gesù, propriamente dal suo sacrificio, è amore debole. Io posso essere attratto da Gesù da tante altre cose, dalla sua dottrina, dal suo esempio, però se non sono attratto dal suo sacrificio, questa unione con lui sarà debole. Santa Alfonso Maria de Liguori
Ma se qualcuno dicesse, bene, io voglio unirmi, io voglio amare Gesù Cristo, lo voglio amare di più, quanto spesso ci dicono questo, tante anime buone, e quindi che devo fare, come mi devo impegnare? Bene, questo è uno sbaglio di partenza, perché noi non dobbiamo mai dimenticare che l'amore di Dio è un dono gratuito, è un dono che Dio fa a noi, amarlo è un dono che Dio concede a noi, non un dono che noi offriamo a Lui.
Per noi sarebbe impossibile amarlo come lui merita. Perciò la virtù della carità, ne abbiamo trattato all'inizio di questa preparazione, è un dono concesso da Dio. È solo Dio che lo può dare a noi. È il dono più grande che ci può dare. Però il punto di partenza per amare Dio non sono le azioni che farò d'ora in poi, l'impegno che avrò.
Fondamentalmente devo vedere la iniziativa dell'amore di Dio su di me. Se io voglio amare Gesù Cristo, devo prima contemplare quanto Lui ha amato me. Perché l'amore che noi abbiamo per Lui è solo risposta a quello che Lui ha avuto per noi. Perciò quando uno dice, bene, adesso comincerò a fare tali azioni, ci si sbaglia. Noi non dobbiamo dimenticare mai il carattere gratuito.
della grazia, cioè uno che riceve un dono. Le nostre opere non bastano, è l'opera di Dio in noi ciò che ci avvicina a Lui. Perciò io invito voi a contemplare, a cercare di guardare, di osservare, semplicemente, il sacrificio di Cristo, i dolori di Cristo.
quanto lui ha sofferto per me, non dando quello che io farò per lui, ma quello che lui ha fatto per me. Perché solo questo accende in noi il vero amore. Perciò andiamo a duemila anni fa, in quel luogo della Betania dove Gesù si trova con i suoi discepoli e si decide a salire verso Gerusalemme. Ci troviamo in questo momento.
Gesù annuncia agli apostoli, si determina, dice la Sacra Scrittura, di salire a Gerusalemme e cerchiamo di entrare, per esempio, nella sua anima. Cerchiamo di contemplare i suoi pensieri. Cosa pensa Gesù? Cosa c'è nel suo pensiero? Bene, nel suo pensiero quello che noi sapevamo, sappiamo, per le profezie, in lui si dà per conoscenza diretta. Vero Dio, vero uomo.
Noi dalle profezie sappiamo qualcosa che lui sapeva con tutta chiarezza. Per esempio, per lui era chiaro che salire a Gerusalemme significava la morte.
Da allora Gesù cominciò a dire chiaramente ai suoi discepoli che egli doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, sommi sacerdoti e scribi. Inoltre, che doveva essere messo a morte. Quando lui dice andiamo a Gerusalemme, lui sa che sta dicendo andiamo al luogo dove io troverò la morte, dove io verrò ucciso. Lo sapeva perfettamente, non aveva ombra di dubbio.
Però non solo sapeva che lo attendeva il luogo della morte, lui sapeva anche che lo attendeva il modo della sua morte, in che modo sarebbe stato ucciso. E sempre dalle profezie, pensate a quella descrizione del servo sofferente del profeta Isaia. Isaia parlava di un servo sofferente e una descrizione precisa di quanto Gesù soffrirà nella sua passione.
E sebbene noi qui lo abbiamo descritto con un testo, con parole umane, Gesù lo conosceva ancora con più chiarezza, con più certezza.
Quindi quello che noi possiamo leggere dalle profezie, lui in questo momento, prima di salire a Gerusalemme, si trova a Betania, a 4 km, poteva forse vedere, perché Gerusalemme era una città situata in una cima, in una montagna, e quindi lui poteva vedere Gerusalemme.
Quindi prima di partire lui sa che lì troverà la morte e sa come sarebbe la sua morte. E quello che diceva Isaia lo sapeva quindi per conoscenza diretta. Egli è stato traffito a causa delle nostre trasgressioni, stroncato a causa delle nostre iniquità. Il castigo per cui abbiamo pace è caduto su di lui. Io peco, io offendo Dio.
E Gesù si presenta come colpevole di questi miei peccati. Perché? Per ricevere Lui il castigo e non io. Immaginate, tutto il castigo di tutti i peccati del mondo si abbatterà sulla sua persona. Disprezzato, abbandonato dagli uomini, continua Isaia, uomo di dolore, familiare con la sofferenza.
Pari a colui davanti al quale ciascuno si nasconde la faccia. Quando una cosa che ci sembra troppo brutta, noi non vogliamo neanche guardare. Così sarebbe stata la sua faccia, che se qualcuno la potesse vedere, guarderebbe altrove. Perché una cosa troppo sgradevole sarà il suo volto. Era spregiato e noi non ne facciamo stima alcuna.
Sapeva, potremmo citare tante profezie, però lui sapeva per esempio anche quello che profetizzava il Salmo 22. Io sono un verme e non un uomo, l'infamia degli uomini è il disprezzato dal popolo. Dolori fisici, abbandono, disprezzo, sembrerà un verme. Gesù sa che dove andrà.
dai colpi, dai disprezzi, dagli sputi, dalle umiliazioni, dalle sofferenze, sembrerà piuttosto un verme. Cerchiamo di immaginare, quindi, il volto di Cristo in questo momento in cui si determina di andare lì. Dice agli Apostoli, annuncia, saliamo a Gerusalemme, sapendo tutte queste cose. E quello che ci colpisce di più in tutto questo,
è che gli apostoli sapevano che cercavano Gesù per ucciderlo, però non lo sapevano con la chiarezza con la quale Gesù lo sapeva, però loro lo sapevano. E c'è un aspetto che sottolinea il Vangelo di Marco, che a noi è un dettaglio, se vogliamo, che racconta un po' di quella via, quei quattro chilometri che fanno verso Gerusalemme.
È un dettaglio che dà Marco, perché se noi consideriamo che tutto questo attendeva Gesù, che Gesù sapeva tutto questo, a noi non ci può fare più che emozionare leggere quello che racconta Marco. Mentre erano in viaggio per salire a Gerusalemme, Gesù camminava davanti a loro. Ed essi, gli apostoli, erano stupiti. Coloro che venivano dietro erano pieni di timore.
Gesù cammina davanti, Gesù trascina gli apostoli. Che significa che cammina davanti? Che cammina più veloce, che cammina con decisione, che vuole andare a Gerusalemme, che vuole dare la sua vita per noi. Perché cammina davanti a loro? Perché lui sa che in tutte le piaghe che dovrà ricevere, noi saremo stati guariti.
Pensate, Gesù vuole le sue ferite, non perché è un pazzo, ma perché ama, perché dalle ferite sue noi saremmo stati lavati dal peccato. E perciò nulla può commuovere tanto quanto vedere l'amore di un Dio che per me vuole diventare un verme.
che vuole essere stroncato a causa delle mie trasgressioni. Questo è il Dio creatore del cielo e della terra. Il Dio tre volte santo, un Dio non solo che mi conosce, ma che prende, che carica su di sé le mie colpe.
Prendendo di nuovo in disparte i dodici, cominciò a dire loro quello che gli sarebbe accaduto. Se c'era qualche dubbio, arrivare in quella strada che devono fare, li ferma di nuovo. Ecco, noi saliamo a Gerusalemme, il figlio dell'uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli iscrivi. Lo condanneranno a morte, lo consegneranno ai pagani, lo scherniranno, li sputeranno ad osso, lo flagelleranno e lo uccideranno. Ma dopo tre giorni risusciterà.
Voi pensate, cosa strana, no? Perché descrive dolori atroci. La flagellazione era un dolore atroce, la crocifissione, analizzeremo qualche aspetto, era il dolore più terribile che si poteva sopportare. E nonostante descrivere tutti questi dolori così terribili, dice anche, li sputeranno addosso.
lo sputo non sarebbe un dolore così grave, ma sta parlando dei dolori spirituali che lo attendono, il disprezzo, l'odio di quelli stessi che lui aveva guarito. Quando chiedono crocifiggilo, crocifiggilo, si dice che tra questi che chiedevano crocifiggilo, c'erano alcuni ai quali Gesù aveva guarito. E tutto l'amore che lui aveva riversato su ogni persona che incontrava,
tutto questo amore gli sarebbe cambiato in uno sputo in faccia. Si vede che era proprio un dolore tra i peggiori che aveva. E nella Sacra Sindone, della quale parleremo almeno minimamente, si conservano ancora quegli sputi, si trovano quegli sputi. Dio ha voluto che noi fossimo testimoni di che a Gesù Cristo li hanno sputato addosso.
Gesù arriva a Gerusalemme, come voi sapete benissimo celebra l'ultima cena con gli apostoli e lì ancora questa sua determinazione. Abbiamo contemplato i suoi pensieri, contempliamo il cuore di Cristo, l'amore che ha, l'amore che lo spinge a dare la vita per noi e ad accettare tutte le sofferenze che lo attendono.
Dice agli apostoli nell'ultima cena, ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi prima della mia passione. Ho desiderato ardentemente questo momento, il momento proprio prima di tutto quello che le attende. Pensate a Getsemani.
Il terrore, la paura, l'angoscia. Qualcuno di noi ha provato angoscia qualche volta. Pensate che quando l'angoscia è esageratamente grande, ci sono pochissimi casi nella storia, o la paura, brutta cosa la paura. Chi di noi non ha avuto una paura molto imminente?
Quando la paura e l'angoscia sono troppo grandi, è lì che si dà questo fenomeno della ermatidrosi, che è il sudore di sangue. È un fenomeno medico, che si spiega a livello medico, però ci sono pochissimi casi registrati.
E quindi pensate a una paura che noi non abbiamo sperimentato. Abbiamo sperimentato qualcosa di paura, però quel livello di paura non lo abbiamo sperimentato. Paura e angoscia che lo attendono a Getsemani e pochi minuti prima Gesù dice «Ho desiderato ardentemente questo momento».
Il momento dell'ultima cena dove, mentre gli uomini si impegneranno dopo a toglierlo da questo mondo, lui si impegnerà a rimanere per sempre nell'Eucaristia. Desidera ardentemente dare la sua vita per noi perché grazie alle sue ferite noi siamo stati guariti. E lì è successo...
Un evento, voi pensate a questo cuore di Cristo, questo amore che ha, ma un cuore trafitto dal tradimento. Gesù dice che ardentemente desidera questo, però quella spina che sempre lo accompagna tutta la sua vita pubblica è, uno di voi mi tradirà. Il tradimento è una delle cose più...
più orrende che possono darsi in questa vita come sofferenza. Le sofferenze fisiche sono tremende, ma il tradimento è un dolore dell'anima molto, molto più profondo. E Gesù non ha mai nascosto questo suo dolore. Perciò dice, uno di voi mi tradirà. E lì nasce, in questo momento possiamo dire, il primo devoto del Sacro Cuore di Gesù, del quale noi dobbiamo prendere esempio.
Dice la Sacra Scrittura che Pietro dice a Giovanni, che era l'apostolo più giovane, «Do chiedili chi sarà». E lì Giovanni, in una pratica che era abituale all'epoca del discepolo verso il maestro, china il capo sul petto del Signore. Appoggia, per così dire, la sua testa.
Sul petto del Signore e lì San Giovanni ascolta questo cuore di Gesù che batte e lo ascolta talmente, con tanta chiarezza, che ascolta come batte di amore per lui questo cuore.
Perciò lui da quel momento in poi, quando scrive il suo Vangelo, non si chiamerà più Giovanni, non parla di sé come Giovanni, parla del discepolo al quale Gesù amava. Perché? Perché ascoltò i battiti del cuore di Gesù che batteva per lui. Ed è questo il primo esercizio di uno che veramente vuole amare Gesù Cristo come si merita. Ascoltare i battiti del cuore di Cristo per me.
Il suo amore è l'amore infinito di Dio, che ha un'espressione sensibile, umana, in Gesù Cristo. L'unione delle due nature. Non dimenticate mai la Catechesi sull'Incarnazione. Vero Dio e vero uomo. La umanità di Cristo è talmente santificata dalla unione con Dio, che in una unione di persone, tutto quello che fa con la natura umana è...
completamente invaso dalla santità divina. Perciò ogni azione, ogni sospiro di Cristo è un'azione sacra per eccellenza, un'azione santa. Bene, e questo cuore batte in una maniera così sacra, così santa, così pura di amore che San Giovanni da quel momento non poté più dubitare di quanto Gesù gli voleva bene.
Perciò nelle lettere di San Giovanni voi troverete continuamente il riferimento all'amore di Dio. Figli miei, amatevi gli uni agli altri. E sarà lui a dare questa indicazione pratica. Non siamo stati noi ad amare Dio per primo, ma è stato Dio che ha amato per primo noi.
E ha inviato suo figlio come espiazione per i peccati, lo dice nella sua prima lettera. Quindi non è che tu devi fare cose per amare Dio, ma è Dio che le ha fatte per te. Prima cosa tu devi avere tempo, dedicare tempo. Se tu vuoi amare Gesù Cristo, dedica tempo a vedere quanto Lui ha amato te, a guardarlo. E quindi ascoltare questo cuore che batte per noi.
E San Giovanni ascolta questo cuore, un cuore pieno di amore ma pieno di dolore, perché Gesù appena aveva annunciato il tradimento. San Giovanni ascolta in qualche modo l'amore accompagnato dal dolore, dal dolore di che la persona amata mi tradisce, come era uno dei suoi apostoli, Giuda. Quando Gesù lo incontra lo chiamerà con una parola tremenda, amico.
al traditore, lo chiama amico, per dimostrare quanto lo amava. Bene, quindi San Giovanni ascolta l'amore e il dolore. E in questi due, diciamolo così, sentimenti, consiste veramente la devozione al Sacro Cuore.
Amare, una risposta di amore a Gesù Cristo, ma anche una riparazione. San Giovanni è stato l'unico coraggioso da quel momento in poi ad andare fino alla croce, perché aveva sentito il dolore di Gesù e voleva accompagnarlo, voleva rischiare anche lui di essere sacrificato. Tutti gli apostoli lo abbandonano tranne lui, è stato l'unico ai piedi della croce, quindi l'unico capace di andare a morire con lui.
Perché? Per riparare. In questo consiste la devozione al Sacro Cuore. Se voi volete, con molto frutto metteremo nel testo guida, le promesse del Sacro Cuore a Santa Margherita Maria di Alacoque. Voi sapete che la devozione al Sacro Cuore è stata fin da San Giovanni, fino al nostro tempo. Però è nel nostro tempo che veramente, nel Settecento,
dove quando le appare a Santa Margherita Maria di Alacoque, che acquista una forma molto più solenne, più devota. Santa Alfonso diceva, alla fine, non c'è nessun'altra devozione se non il cuore di Gesù. E tutte le devozioni mi devono portare al cuore di Gesù, come è la devozione che stiamo seguendo. Si racconta, per esempio, che Santa Gertrude,
In un'apparizione le appare l'Apostolo Giovanni e Santa Gertrude, che era devota del Sacro Cuore, le dice «Perché non hai parlato più del cuore di Gesù? Hai parlato di tante cose, ma tu che sei stato il primo devoto del Sacro Cuore, perché non ci hai parlato ancora di più?» E lei scrive che l'Apostolo Giovanni le rispose questo «Il mio ministero doveva limitarsi a rivelare, sul verbo increato, eterno figlio del Padre, alcune parole feconde».
Ma agli ultimi tempi è riservata la grazia di udire l'eloquente voce delle pulsazioni del cuore di Gesù. Nell'udire questa voce l'invecchiato mondo ringiovanirà, si risveglierà dal suo torpore e il calore del divino amore lo infiammerà un'ultima volta. 700-800 sono stati secoli di profonda devozione al Sacro Cuore.
di profonda conversione per molte anime. Però se noi ci rendiamo conto di avere un cuore ancora freddo o tiepido, ascoltare le eloquente voci delle pulsazioni del cuore di Cristo,
Contempla Gesù e chiedeli cose di cui hai bisogno, non perché tu te le meriti, ma chiedeli il nome del Sacro Cuore. Vi metto un esempio. Noi abbiamo iniziato sempre, io l'ho messo diverse volte perché è quello che stiamo vivendo in questi giorni, abbiamo iniziato una scuola e io avevo bisogno di chiedere tante grazie al Signore.
E molto spesso quando uno si mette a pregare e inizia a chiedere, si sente subito indegno. Indegno di essere anche ascoltato. Questo capita a me e capiterà a molte anime. Però a me dava molta serenità dirgli...
Bene, Signore, non lo chiedo, non ascoltare me, ascolta i bambini. Te lo chiedo come se fossero loro a chiederti, per loro ti chiedo tale grazia. Io pensando alla innocenza dei bambini, quello mi dava molta pace, sapere che per loro il Signore sì mi avrebbe concesso queste grazie, contemplando la loro innocenza, la loro necessità.
E se io invocassi qualcuno ancora più innocente di un bambino come Gesù, il più innocente, il mite agnello che non aprì la sua bocca, più innocente di un bambino, quando io chiedo una grazia, quando io sto soffrendo per una situazione particolare e chiedo questa grazia nel nome dell'amore di Cristo, nel nome del suo cuore, certamente che riceverò queste grazie.
Non le chiedo perché io sono bravo e mi merito le grazie, ma perché Gesù Cristo mi ha amato. Allora io le ricordo al Signore, io riconosco l'amore che Tu hai per me, per questo amore che Tu hai per me concedimi la grazia che Ti chiedo, non per quel poco amore che io Ti offro.
Potremmo parlare tanto del Sacro Cuore, vi ricordo che ci sono le dodici promesse di quelli che avranno una vera devozione, di quelli che intronizzeranno un'immagine del Sacro Cuore nelle loro case, però vi ricordo anche che c'è la promessa dei primi nove venerdì del mese. Se io ricevo la comunione ogni primo venerdì del mese, durante nove mesi in seguito,
siamo certi della salvezza eterna il sacro cuore promette a quanti riceveranno la comunione ogni primo venerdì del mese e questo lo ripetono per nove mesi interi gesù promette la salvezza eterna molto bello quando noi collaboravamo per esempio assegni nella pastorale dovevamo distribuire le comunioni ogni domenica ma anche ogni primo venerdì del mese era una pratica molto radicata nella gente questo è molto bello
Torniamo quindi al cuore di Gesù. Una volta che lui è stato già crocifisso, è stato già messo in croce, racconta Cicerone che era una pratica abituale la crocifissione, ma era talmente crudele venire crocifisso.
che racconta a lui che era abituale sentire le urla dei crocifissi, di quelli che venivano ai crocifissi, le urla orribili, bestemmie di ogni tipo, bestemmiavano contro la propria madre.
Seneca riferisce che quanti venivano crocifissi imprecavano contro il giorno che erano nati, contro i carnefici, contro la propria madre, e perfino sputavano su chiunque alzasse gli occhi a guardarli. Cicerone stesso riferisce che erano talmente orrende le bestemmie che dicevano, o questi insulti, che li tagliavano la lingua.
Venivano crocifissi in un posto pubblico per maggiore vergogna e perciò su chiunque li guardasse li sputavano. E quindi quando Gesù viene crocifisso era abituale che, come ogni crocifisso, gridasse.
Tutti i crocifissi gridavano. E lì i soldati romani ascoltano un grido che nasce da questo cuore, pieno di amore di Cristo. Per prima volta e probabilmente per ultima. Tranne i martiri, come Sant'Andrea Apostolo, come tutti quelli che verranno dopo Cristo. Un San Pietro che era talmente onorato di essere crocifisso che lo consideravano un onore troppo grande, perciò chiese di essere crocifisso al rovescio, con la testa all'ingiù.
Bene, allora, però quando Gesù veniva crocifisso, bene, doveva urlare, tutti urlavano. E il primo urlo di Gesù, la prima volta che parlò, disse, padre perdonali, perché non sanno quello che fanno. Nulla di più paradossale, no?
Nella peggiore, nel tradimento, umiliazione, dolori fisici, stanchezza, vedere il dolore di sua madre, di Maria Mandalena, di San Giovanni. In quella situazione supplica il perdono, l'unica cosa che chiede. Non dice fatemi scendere, mi fa male il braccio, mi fa male la testa. Dice perdonateli, chiede al Padre perdono.
E tutto questo rivela sempre il cuore che ha il nostro Signore. Però, sempre per arrivare al cuore, noi arriviamo al cuore di una persona attraverso i suoi gesti, attraverso le sue impressioni, le sue parole, i suoi sospiri. Perciò per noi è importante considerare quello che si chiama il Quinto Vangelo.
che è la sacra sindone. Se io adesso scrivesse una lettera a mia madre, per esempio, io sono dell'Argentina, sono qui in Italia, le scrivo una lettera e le racconto, mettiamo un esempio, abbiamo giocato una partita di pallone, non è che dopo le dico abbiamo giocato una partita di pallone a calcio, il calcio è uno sport che si gioca 11 contro 11, devono prendere un pallone, passarlo e arrivare, no, non le spiego questo, se io le dico hanno giocato una partita a calcio,
È sufficiente. Quando si dice nella Sacra Scrittura che Gesù fu crocifisso, per noi non è chiaro, perché non è una pratica odierna.
Quando a noi ci si dice che Gesù è stato crocifisso, è un'espressione terribile, una morte crudelissima. Voi pensate che i crocifissi venivano uccisi per asfizia. Tutti questi particolari si trovarono nella Sacra Sindone. Quando Gesù muore viene messo in una specie di lenzuolo, viene coperto in questa maniera, in questo lenzuolo,
viene coperto come veniva coperto ogni cadavere. Bene, il giorno della risurrezione del Signore, il corpo suo viene stampato a fuoco per calore, per irradiazione di calore, in maniera tale che i piccoli pelli di questa sindone, di questo lenzuolo, diventano come mosci e questi formano un'immagine perfetta.
che al fare il negativo permette di fare un'autopsia perfetta, come se fosse un corpo appena trovato morto.
E quindi ci si permette vedere ogni dolore di Gesù nel suo dettaglio. E questo, dato che è un negativo fotografico, è qualcosa che Gesù ha voluto per il nostro tempo. In passato non si poteva fare. Nel nostro tempo Gesù ha voluto si vedessero bene i suoi dolori. Perché? Perché bastava una preghiera. Lui poteva salvarci con un graffio. Questo graffio, questa goccia di sangue avrebbe un valore infinito. Ci avrebbe già salvati. Ma Gesù...
Ha scelto i suoi dolori perché se ci salvava solo per una preghiera, pensate a una preghiera di Gesù, avrebbe avuto...
un valore infinito, sufficiente per redimerci. Invece, come ha noto Sant'Alfonso, lui ha voluto aggiungere tutti i suoi dolori perché alla salvezza voleva aggiungere l'amore, rivelarci l'amore del Padre. È venuto anche a questo Gesù, è venuto a salvarci e a rivelarci l'amore del Padre. Ma come ce l'ha rivelato? Attraverso i suoi dolori, in quell'espressione dell'amore indiscutibile che è il sacrificio.
Ecco perché se noi consideriamo il dolore di Cristo ci potrebbe fare compassione, ma se io penso che Lui ha scelto, che Lui ha voluto, Lui ha determinato di soffrire questo, perché in queste piaghe io mi accendo di amore per Lui, veramente la cosa cambia. Non si tratta di compassione come uno che ha avuto sfortuna, è uno che ha scelto questo per insegnarmi.
Bene, nella Sacra Sindone, per esempio, si vedono dettagli che non si vedrebbero nel Vangelo. Per esempio, solo per citare alcuni esempi, si vedono gli zigomi gonfi e hanno trovato, oltre a questa immagine stampata per irradiazione, hanno trovato anche delle piccole pietre.
E questo lo si spiega in questa maniera. Gesù portava la croce, portava propriamente solo il palo orizzontale. Quello verticale era già messo lì. La tradizione lo rappresenta con la croce intera. Ed è bene così.
Però propriamente lui portava solo il patibulum, il palo, il legno orizzontale. Però pesava 50 kg, lo portava sulle sue spalle, veniva legato a questo legno e quindi...
Per tradizione sappiamo che, a differenza degli altri, Gesù era stato flagellato, era stato incoronato di spine, e quindi era già una piaga, non aveva già forze, perciò è caduto tre volte nel portarlo, e quando cadeva, cadeva senza poter appoggiarsi, perciò cadeva con la faccia a terra, con tutto il peso del legno, e quindi perciò gli zigomi sono come fratturati, e perciò queste pietre che si trovano, piccole pietre che si trovano nella parte degli occhi,
una caduta scelta, un dolore assimilato per mostrare di quanto è capace l'amore di Dio per noi, l'amore di Cristo per noi. Potremmo andare ancora a tanti altri dettagli.
Ma la corona stessa non era una corona così raffigurata come noi la vediamo, era proprio un casco, un casco intero, inchiodato nella parte più sensibile dell'uomo, dove c'è più sangue, che è la testa. Se noi prendessimo solo una spina di questa corona ci farebbe molto male.
Abbiamo trovato un albero della stessa specie dalla quale sono state prese le spine per fare la corona di Gesù. Sono spine veramente di questa dimensione più o meno. E questa dimensione, io l'ho provato, ha pena, pena nella mano e fa molto danno. Avere quello in testa è un dolore che noi non potremo neanche esprimere.
I crocifissi, tra altre cose, si vede per esempio uno delle braccia che è slogato, fuori posto, si vedono per esempio i movimenti che facevano, perché i crocifissi morivano per asfizia, perdevano la respirazione. Per respirare uno deve appoggiarsi, se uno è sospesso in aria non può respirare.
Allora, in quello consisteva la crudeltà della crocifissione. Consisteva nel trovarsi inchiodati.
In questa parte, non nel palmo perché non avrebbe resistito, ma in questa parte venivano messi i chiodi e quindi da una parte dover appoggiarsi sul chiodo dei piedi per respirare. Quell'appoggiarsi sul chiodo dei piedi era un dolore talmente atroce che molti svenivano, però era l'unica maniera di respirare.
E quindi i crocifissi resistevano con grandissimo dolore delle braccia, però resistevano così, però dovevano appoggiarsi per respirare. Quindi trattenevano la respirazione finché potevano, poi si appoggiavano per respirare e lì era un dolore atroce perché oltre all'appoggiarsi si dovevano girare sul chiodi delle mani. E allora voi immaginate, così molto spesso svenire dal dolore,
E così per tre ore, stare tre ore in quella situazione, tre ore in un'agonia veramente terribile. Perciò dice alla fine che Pilato manda di fratturare le gambe, perché una volta fratturate le gambe non possono più respirare e li morivano. Perciò li lasciavano in croce per questa tortura, per questa crudelissima morte.
Bene, pensate che in tutto questo percorso dove Gesù sta soltanto girando sul chiodo delle mani, appoggiandosi sui piedi in un'agonia terribile, lui dice Padre perdonali e tutti i suoi sospiri, tutte le sue preghiere per noi, per salvare il mondo, per aprire il paradiso, tutti questi dolori di essere anche abbandonato.
Potremmo dedicare tanto tempo a contemplare la sindone, però da questi dolori arriviamo al cuore di Gesù e dal cuore di Gesù all'amore del Padre. Siamo molto amati ma noi non lo vediamo, perciò noi non amiamo. Perché il nostro amore sarà corrispondere all'amore di Dio. E la prima cosa è contemplare quindi la passione. Finisco con un'ultima parola.
Un'ultima riflessione. In queste tre ore di agonia incredibile, Gesù si lamenta soltanto di una cosa.
si lamenta, diciamo, si lamenta sì, perché il padre mi ha abbandonato, per mostrare il dolore spirituale, però poi dei dolori, lui era stato incoronato di spine, flagellato, crocifisso, questa agonia, questa poca respirazione, e Gesù dice comunque, si lamenta di una cosa a livello fisico, ho sete, non poteva dire, mi fa male tutto il corpo, mi fa male le spalle, ho sete.
Aveva sete. Evidentemente non sta riferendosi a un dolore, neanche qui un dolore fisico. I dolori fisici erano molto peggiori della sete. Probabilmente aveva sete anche fisica, però soprattutto sta parlando una sete di amore. Ho sete, io sto soffrendo, io sto morendo e molti non daranno a questo sacrificio nessuna importanza, nessun valore.
lo prendevano in giro, e tu scendi dalla croce perché crediamo in te. Gesù stava offrendo il suo sacrificio che si ripeterà nella Santa Messa, esattamente uguale, e molti non andranno a Messa, anzi, molti combatteranno l'Eucaristia, molti per non andare a Messa lo abbandonano. Gesù ha sette, ma ha sette di amore, ha sette di anime.
che veramente bevano dalla passione di Cristo la grazia che il Signore vuole offrire. Perciò, carissimi amici, la passione è quello che ci deve attirare. E sappiate che in tutte queste cose Maria soffriva con il figlio e soffriva interiormente le stesse sofferenze del figlio come nessun altro.
Amare la Madonna ci porterà ad amare di più Gesù Cristo. E con loro dove così, come dice Sant'Ignazio, se li seguiamo nella sofferenza, li seguiremo anche nella gloria. Perché tutta questa sofferenza non finisce lì, finisce nella risurrezione.
Però la risurrezione nostra, almeno mentre siamo in questa vita, verrà più avanti. Adesso è il momento di contemplare la passione, con la speranza sempre della risurrezione, per essere coraggiosi nell'accompagnare Gesù nei Suoi dolori. Un caro saluto a tutti e Rege o Maria.