Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.
Non permettere che io mi separi da te. Dal nemico maligno difendimi. Nell'ora della mia morte chiamami e comandami di venire a te a lodarti con i tuoi santi nei secoli dei secoli. Amen. San Luigi Maria Grignion di Montfort prega per noi. Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.
Carissimi amici, per comprendere il mistero di Gesù dobbiamo continuamente ritornare sul primo dei suoi misteri, che è la sua incarnazione. Perché? Perché ogni azione che noi sentiamo, che noi sentiamo una parola di Cristo, vediamo un gesto, contempliamo per esempio un gesto di Gesù, la stessa passione, vediamo tutti i gesti sensibili, le sue parole, i suoi dolori,
le sue ferite sono tutte realtà sensibili però il valore che acquistano è che queste ferite umane sono in una unione con la natura divina in una sola persona ricordate sempre quella prima catechesi dell'incarnazione due nature nella unione della persona per cui indisolubilmente Dio si unisce all'uomo in Gesù Cristo
Bene, perciò quando San Giovanni Davila parla del giorno dell'Incarnazione, dice cose che introducono il tema che vogliamo trattare in questa Catechesi. Un tema fondamentale, che è la presenza di Cristo in ogni anima. Bene, parlando sempre sull'Incarnazione, San Giovanni Davila diceva «Un giorno come questo di oggi, un giorno in cui si sta celebrando l'Incarnazione,
Deve essere chiamato giorno delle misericordie di Dio. Se lo chiamiamo giorno della medicina del mondo, lo è. Se vuoi chiamarlo giorno della redenzione dei prigionieri, lo è. Se lo chiamiamo giorno di nozze, unione delle due nature, di Dio e l'uomo, lo è. Infine, se c'è qualcuno che abbia sperimentato ciò che è la misericordia,
Ci spieghi che giorno è quello che oggi stiamo celebrando e ci aiuti a capire quanto grande sia la grazia che oggi ha ricevuto il mondo. La introduca nei nostri cuori affinché possiamo capirla anche noi. Dice giorno di nozze per spiegare questa indissolubile unione fra Dio e l'uomo che si dà in Gesù Cristo. Una indissolubile unione di Dio con la natura umana.
Una unione fra il cielo e la terra, il tempo e l'eternità. Un'azione nel tempo, come adesso, ha un frutto nell'eternità. Le azioni temporali acquistano o un premio eterno o anche un castigo eterno. Però voi pensate nel premio, che potrebbe consistere in una piccola preghiera, un piccolo atto di penitenza.
Sono azioni temporali che hanno un frutto eterno perché? Perché si uniscono. Gesù Cristo ha unito il tempo e l'eternità. E perciò noi dobbiamo trattare questa verità di questa unione, però sotto questo aspetto. Noi abbiamo parlato di tutta la vita di Gesù, di tutta la sua persona.
E prima di parlare a livello di conclusione della sua regalità, di Gesù Cristo come principio e fine di tutta la creazione, che sarà la prossima catechesi, dobbiamo considerare come tutti questi misteri, in realtà questa stessa persona, la persona del verbo incarnato, è presente misticamente in me. In che maniera Gesù è presente in noi?
Voi pensate con gli apostoli, era molto presente, gli apostoli lo vedevano, mangiavano, c'era Gesù in mezzo, era presente. Quando Gesù entra, per esempio, dopo la sua risurrezione, si presenta, si presenta perché lo vedono, perché è in mezzo a loro, perché mangia un pesce con loro, perché parla. Quindi si sente la sua presenza.
Questa presenza che avevano gli apostoli, in noi non c'è, è vero, non c'è la presenza fisica di Gesù, però non c'è un'altra presenza, anzi.
dopo che lui è risorto, che ha vinto la morte, non dovrebbe esserci una presenza ancora più grande di quella che hanno avuto gli Apostoli, anche se questo sembra esagerato? In realtà sì lo è. La presenza che ha Gesù in me è più grande di quella che aveva con gli Apostoli. E cercheremo di dire qualcosa riguardo il modo di questa presenza, in quale maniera Gesù è presente.
Bene, noi abbiamo un direttorio di spiritualità che condividiamo con i nostri terziari laici, quelli laici che vogliono vivere la spiritualità della nostra famiglia religiosa, e che lì ci si parla molto spesso di questa identificazione che si realizza in ognuno di noi con Gesù Cristo. E noi dobbiamo essere sempre più consapevoli di questa identificazione. Che voglio dire con questo? Che io sono uguale a Cristo?
No, no, io ancora ho molta strada per identificarmi con Cristo, però devo dire che c'è un punto di partenza ed è che Gesù si è identificato con me, perché Dio assume una natura umana e quindi si identifica con me. Sono io che devo elevarmi attraverso la grazia per identificarmi con Lui. Però, come dicevamo nella lezione precedente, prima vediamo quello che Dio fa,
verso di me per capire qual è la mia risposta e siccome Dio ha davvero la iniziativa e la terminativa devo dire questo Gesù Cristo si trova realmente presente in me e io adesso pur non necessariamente corrispondendo pur non rendendo mi conto
Devo dire che Cristo si è identificato con me e che siamo una cosa sola con Cristo per il battesimo e la grazia. Siamo una sola cosa. È una realtà molto misteriosa. Però voglio dire di questo. Tu che mi stai ascoltando, devi capire che Gesù Cristo è unito strettamente a te. Più strettamente di quando era unito ai Suoi Apostoli.
Per noi, si dice nel questo direttorio di spiritualità, Cristo si identifica misteriosamente con ogni uomo e ogni uomo e tutti gli uomini solo possono comprendersi in Cristo Gesù. E si riferisce a una frase di Santa Teresina.
dove lei diceva, perché c'era una suora che magari era un po' particolare, e lei le voleva tanto bene lo stesso a questa suora. E gli dicevano, perché le vuoi tanto bene? E lei diceva che era Gesù nascosto nel profondo della sua anima ciò che mi attirava da lei. Quindi, non solo scoprirlo in noi, ma scoprirlo anche negli altri. Gesù è presente realmente in noi.
una presenza che dobbiamo riflettere oggi, presente nell'altro. Sant'Agostino diceva, in Lui, in Cristo, siamo Cristi e siamo Cristo, talmente una cosa sola, che in Lui noi siamo Lui. Questo sta dicendo. Perciò dice Sant'Omaso d'Aquino,
Noi dobbiamo conoscere questa presenza di Cristo in noi, dobbiamo capire questa realtà di Gesù in noi, perché altrimenti cercheremo altre cose, altre novità, altre cose completamente vane. Santo Masso dice così, l'uomo viene condotto a riporre il primo fine in cose inferiori a Dio dalla ignoranza della propria dignità.
La dignità nostra, dice in un'altra parte, dice San Tommaso, era necessario al genere umano che Dio si facesse uomo per dimostrare al genere umano la dignità della natura umana. Quindi la natura umana è stata così elevata.
che da lì acquista la sua enorme dignità. Oggi si parlerà di diritti dell'uomo, della libertà dell'uomo, però l'uomo viene calpestato in una maniera... viene trattato come le bestie. Pensate a tanti sistemi politici, tante ideologie che hanno distrutto l'uomo.
E qui non stiamo parlando di una dignità a livello terreno, stiamo parlando di una dignità che lo mette al di sopra di tutta la creazione, perché lo mette alla pari di Dio, di quel Dio trascendente. L'uomo non è una realtà più temporale, è una realtà eterna, ha un destino eterno. Quindi la dignità umana nasce da questo fatto dell'incarnazione.
Bene, e dato che noi non ci rendiamo conto di questa dignità, è che cerchiamo altre cose, dice Sant'Omaso. Perciò io voglio oggi parlare di questa dignità, della dignità nostra, non per le nostre opere, ma per ciò che Dio ha fatto in noi. Questa realtà misteriosa e gioiosa di essere altri Cristi, che è centrale nella spiritualità cristiana,
Porta San Paolo a inventare parole per esprimerle. Nelle lettere di San Paolo troveremo tante parole che lui inventa, per virgolette, adesso le spieghiamo, per sottolineare questa unione. Pensate, San Paolo dice, nella seconda lettera a Timoteo, «In Cristo siamo con mortui».
con morti, morti con. Siamo consepolti, sepolti con Lui. Gesù Cristo è stato sepolto, tu sei stato sepolto con Lui. Conrisuscitati, siamo risorti anche noi. Convivificati, compiantati, conviviamo. L'essere umano deve concedere accanto a Cristo.
Fino a esclamare, non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Bene, io dicevo che l'avrei spiegato. Non è San Paolo a inventarsi queste parole, è lo Spirito Santo. È Gesù stesso, lo Spirito di Gesù, che indica a San Paolo queste parole per indicarci una verità, una realtà, che tutta la vita di Gesù si riproduce in me.
che sono stato totalmente unito alla sua vita, che anche io con Lui sono morto, con Lui sono risorto, che con Lui devo convivere. Cristo vive in me. È Cristo stesso che lo dice a San Paolo. Sono io che vivo in te. Ed è Cristo che lo dice a te, lo dice a me. Io stesso, tu stesso. Gesù vive veramente in noi.
Non sempre meditiamo su questa presenza di Cristo in noi, e Lui è presente. Però, perché Lui sia presente non c'è bisogno che io sia consapevole. Posso non essere consapevole, ma Lui è presente lo stesso. E cercheremo di dire qualcosa al riguardo. Anzitutto,
Ci chiediamo questo, quando noi diciamo che Gesù è presente in me, lo diciamo che è una presenza reale? O stiamo parlando di una presenza piuttosto figurativa, come una immagine sua in noi? Anzi, un'altra domanda, è Lui che è venuto a me o io che sono stato elevato da Lui?
Un'altra domanda, Gesù è vero Dio, è vero uomo, la sua umanità è presente in me? O solo la sua divinità? Sono tutte domande sul modo della presenza di questa identificazione di Gesù e me. Allora, seguiamo una predica di San Giovanni Newman, un grandissimo, un santo di una profondità veramente enorme nelle sue prediche.
dove lui considera proprio questo, una predica memorabile da lui intitolata proprio così, la presenza spirituale di Cristo nella Chiesa. Cristo è salito al cielo ma continua i suoi misteri nella Chiesa e nella Chiesa attraverso i battezzati. Bene, ancora un poco, dice Gesù agli apostoli, e non mi vedrete. Quando Gesù sale gli apostoli non lo vedranno. Un po' ancora!
E mi vedrete. Dissero allora alcuni dei suoi discepoli tra loro. Che cos'è questo che ci dice ancora un poco? E non mi vedrete un po' ancora e mi vedrete. E questo perché vado al Padre. Cioè, noi non capiamo che significa che non c'è ma che ci sarà. Sì? Non è più presente come gli apostoli ma è presente. È un po' paradossale.
Allora, anzitutto, Gesù disse agli apostoli che lui se ne sarebbe andato. Questo lo dice chiaramente. Verranno dei giorni quando lo sposo sarà loro tolto. Allora digiuneranno. Ma poi assicura agli apostoli, io vi vedrò di nuovo e ne gioirà il vostro cuore. Prima di questo aveva detto, è bene per voi che io me ne vada. Me ne vado. Di nuovo?
Ma poi dirà, non vi lascerò orfani, tornerò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà, ma voi mi vedrete. Quindi, in questi brani noi vediamo questo, dice San Giovanni Newman. Il ritorno di Cristo al Padre è fonte di tristezza, Gesù se ne va.
perché comporta quindi la sua assenza, ma è sorgente di gioia, perché implica la sua presenza in un'altra maniera, non fisica, perché fisicamente se ne va, sale, ascende al cielo, però promette un altro tipo di presenza e di questa dobbiamo rallegrarci. Tristezza perché la sua presenza fisica non c'è più, ma ci sarà una presenza spirituale che ci deve rallegrare. Quanti di noi ci rallegriamo?
per la presenza di Gesù in noi. È stato comandato di Gesù. Si rallegrerà il vostro cuore quando tornerò, quando sarò in voi. Dice San Giovanni Newman, «Abbiamo perduto Cristo e lo abbiamo trovato». Questo si riferisce al tempo presente, non al passato.
Cioè noi stessi lo abbiamo perduto, noi non lo vediamo, come le avevano gli apostoli. Abbiamo perduto Cristo, ma lo abbiamo anche trovato. Non lo vediamo e tuttavia lo scorgiamo. Abbiamo perduto la percezione sensibile e consapevole di Lui, non possiamo guardarlo né ascoltarlo, non possiamo conversare con Lui né seguirlo di luogo in luogo.
Ma noi però gioiamo di una visione spirituale, immateriale, interiore e reale visione di Lui. Un possesso più reale e presente di quello che gli apostoli ebbero nei giorni della sua carne, proprio perché esso è spirituale e invisibile. Quindi è assente e presente.
Non è presente come era con gli apostoli, è assente fisicamente, però è presente in una maniera spirituale. Lui ha detto che tornerà, però tornerà in un modo diverso, non fisico. Tornerà, tornerò da voi. Non mi riferisco alla seconda venuta, nella quale verrà anche fisicamente. Mi riferisco a quella presenza che c'è oggi, di Gesù in noi.
È presente spiritualmente e questo deve essere motivo di gioia per colui che dedica tempo a contemplarlo nella fede. Lo dobbiamo vedere, dobbiamo vedere Gesù in noi e dedicare tempo a vederlo. Qualcuno di voi mi dirà, è una presenza reale allora. Non è presenza reale la presenza nell'Eucaristia.
Quella si chiama, la Chiesa la chiama, presenza reale. Abbiamo detto queste cose quando abbiamo parlato della presenza di Dio. Stiamo parlando un po' della stessa cosa, però daremo alcuni elementi in più riguardo a questa. Bene, la presenza reale nell'Eucaristia si dice reale non perché la presenza di Gesù in me non sia reale.
Semplicemente si dice reale questa per antonomasia, per la superiorità della presenza, cui è presente anche in me in una maniera più misteriosa, in una maniera che dipende un po' dalle mie disposizioni, se io sono in grazia o non sono in grazia, per esempio. Invece lì, se io non sono in grazia, lo trovo lo stesso. In me dipende dalla mia cooperazione, dal mio essere in grazia.
Gli apostoli lo vedevano, lo sentivano, ma noi lo possediamo. Per possederlo dobbiamo avere una presenza spirituale, non possiamo possederlo a livello fisico, sarebbe ridicolo. Perciò me ne vado, ma questo andare via significa che potrò tornare da voi in un'altra maniera, spiritualmente. Perciò possiamo rallegrarci più degli apostoli.
Voi lo amate pur senza averlo visto, dice San Pietro.
E ora, senza vederlo, ma credendo in Lui, esultate di una gioia indicibile e gioiosa, conseguendo il fine della vostra fede, la salvezza delle anime. Pietro, che lo aveva visto fisicamente, gli dice ai destinatari della sua lettera che voi non lo avete visto come io l'ho visto, però voi, anche lui in quel momento, dovete gioire di una gioia indicibile.
Allora, le parole che Gesù dà ai suoi apostoli è questo. Vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà. Sempre si rallegrerà. Se mi vedete, se mi incontrate, quando mi vedrete, nella fede, nell'interno, quando mi vedrete, il vostro cuore si rallegrerà.
È difficile da spiegare che Lui se ne vada a questo mondo per essere con il Padre, ma allo stesso tempo per venire nel cuore di ognuno di noi. Voi mi vedrete perché io vivo e voi pure vivrete. In quel giorno saprete che io sono nel Padre e voi in me e io in voi. Diciamo, innanzitutto, che la presenza di Cristo in noi è realissima. Qualunque sia il modo, qualunque sia la difficoltà di capirgli il modo,
Gesù ci ha assicurato la sua presenza, dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro. Una famiglia prega il rosario, una famiglia va a messa la domenica, o una persona va a messa e trova altre persone, io sono in mezzo a loro.
Io sarò con voi tutti i giorni sino alla fine del mondo. Non vi lascerò orfani, tornerò a voi. La promessa di Cristo è incontestabile. Ed è proprio Lui, non è un'ombra di Lui. Non sta dicendo tornerò un'immagine mia, un ricordo. Tornerò io. Io tornerò da voi.
Anche se per noi sia un mistero e dei misteri possiamo dire poche cose, a noi basta sapere questo, avere la certezza che Cristo è in noi, Cristo intero è in noi. E qui possiamo farci alcune domande. Dicevamo, può essere presente con la sua umanità? No, dice uno, no, la sua divinità, no?
Non può essere presente con la sua umanità perché è una realtà fisica, ha un corpo la umanità. Bene, necessariamente dobbiamo dire che sì, che è la sua umanità presente in noi. Perché? Perché la sua divinità non se ne è andata, nota San Giovanni Newman. Quando lui dice io me ne vado, è per la sua morte, per la sua presenza fisica. Quando dice tornerò, significa che tornerà dello stesso modo come se ne è andato.
Quindi tornerà con la sua umanità, con la sua presenza fisica. E qualcuno dirà, però fisicamente non può entrare in me. Bene, noi sappiamo che quando lui risuscita attraversa le pareti, per esempio. Quindi non impedisce a Gesù con il suo corpo di attraversare o di entrare in altri corpi.
Quindi c'è una presenza della umanità di Cristo, però realizzata dallo Spirito Santo. È una presenza della sua umanità realizzata in una maniera spirituale, però vera, realissima. Così lo spiega con le sue parole San Giovanni Newman. Il Cristo è uomo e Dio. Dice che se ne sarebbe andato, ma se ne andò come uomo o come Dio?
«Se ne andò come uomo, morì come uomo, quindi si ha promesso di tornare, certamente voleva dire che sarebbe tornato come uomo, cioè nell'unica maniera in cui sarebbe potuto tornare, perché come Dio è sempre presente e non poté mai non essere presente né mai se ne andò via».
La separazione dell'anima del corpo non poteva toccare la sua impassibile, eterna divinità. Quando perciò il Signore dice che sarebbe andato via e poi sarebbe tornato e sarebbe rimasto con noi per sempre, parla non della sua divina e onnipresente natura, ma della sua natura umana. Essendo il Cristo, afferma che Lui, il Mediatore incarnato, sarebbe stato per sempre con la sua Chiesa.
Gesù Cristo è sempre presente nella sua Chiesa. La sua Chiesa è un'estensione sua. Il modo come Lui continua a vivere su questa terra è la Chiesa, questa è la presenza mistica di Cristo. E quando diciamo la Chiesa, diciamo in ogni membro della Chiesa, in ogni battezzato, ogni membro del corpo mistico, è veramente presente Gesù.
E qualcuno mi dirà, però Gesù ha detto che avrebbe inviato il suo Spirito, non ha detto avrebbe inviato il mio corpo, anzi dice che avrebbe inviato lo Spirito Santo. Però come nota San Giovanni Newman, ancora, dice, però che significa quando lui promette di inviare il suo Spirito? Per una sostituzione?
Lui ha detto io me ne vado, ma poi viene un altro e ci penserà lui, per dirlo in maniere troppo semplici. No, perché invia il suo Spirito? Perché lui deve tornare di nuovo, però attraverso lo Spirito. Quindi invierà lo Spirito Santo perché lo Spirito Santo realizzi la sua presenza.
Non vi lascerò orfani, non vi abbandono, dice Gesù. Non è che me ne vado e mando un altro e basta. Cioè mando un altro, lo Spirito Santo, il Padre invia lo Spirito Santo perché realizzi il suo ritorno.
Lo dice così San Giovanni Newman, «Non possiamo neppure per un momento supporre che lo Spirito Santo venga in maniera che il Figlio rimanga lontano. No, Egli non viene in modo che Cristo rimanga assente, ma piuttosto Egli viene perché Cristo possa venire. Per mezzo dello Spirito Santo abbiamo la comunione con il Padre e con il Figlio». E cita San Paolo che dice,
Nel Cristo siete edificati per essere abitazione di Dio mediante lo Spirito. Voi siete tempio di Dio e lo Spirito di Dio abita in voi. E ancora più avanti. Affinché potentemente rafforzati dal suo Spirito nell'uomo interiore, il Cristo abiti per la fede in voi. Rafforzati dal suo Spirito, il Cristo abiti. Attraverso lo Spirito, Cristo abiti veramente in noi.
In che maniera Gesù è presente? Noi siamo elevati da Lui o Lui scende da noi? Questo potrebbe in qualche maniera essere relativo, dice San Giovanni Newman. San Paolo dice di essere stato rapito al terzo cielo, quindi con il corpo o fuori del corpo non lo so. Il suo corpo era sulla terra e lui è stato rapito e portato in terra.
In paradiso. Quindi si potrebbe supporre un'elevazione, si potrebbe supporre una discesa di Cristo in noi. In ogni caso questo è sicuro. Gesù può entrare in me. Gesù può perfettamente entrare anche con la sua umanità in me. Così come entra in una stanza con le porte chiuse e tuttavia permise di essere toccato. È particolare. Lui attraversa...
Una parete entra in una stanza chiusa e le dice toccatemi per vedere che non sono un fantasma. Quindi è un corpo che può entrare attraverso un altro corpo ma che può anche essere toccato. Quindi ci vuole insegnare questo il Signore. La sua umanità è anche in noi. Il suo sguardo, la sua voce, le sue piaghe, è tutto anche misteriosamente presente in noi.
Forse aiuta a capire molto la realtà dei discepoli di Emmaus, che abbiamo letto tante volte con tanta emozione. Questi due discepoli che vadano via da Gerusalemme dopo la crocifissione, vadano triste, e si avvicina un uomo, che è Gesù stesso, e li parla. Loro, mentre lui parla, sentivano che si accendeva
con un fuoco il loro cuore. I nostri cuori non erano accesi mentre ci spiegava le scritture, quindi loro sentivano questo, però non si rendevano conto che era Lui. Allora Gesù era presente in loro, anche se loro non se ne accorgevano. Però dopo hanno avuto un attimo, quando lo riconoscono, quando lo vedono, Gesù sparisce. E loro dicono, non ci ardeva il nostro petto,
mentre lui ci spiegava le scritture, e quindi cominciano a ricordare e si rendono conto che lui era presente prima. Noi non ce ne siamo accorti, però era acceso il nostro cuore, quindi lui era presente. E quindi questo è un modo di dire a ognuno di noi che pensa a qualche volta in cui il tuo cuore sia stato acceso.
Anche il solo fatto di, magari a livello solo umano, di voler lasciare la vita di peccato, di dire basta, qualsiasi piccola elevazione dell'anima. È il modo come noi dobbiamo riconoscere questa presenza.
Noi nel momento pensiamo che forse Dio dal cielo mi ha mandato un raggio, e forse no, è Gesù che mi sta accompagnando nel cammino. Così dice la Sacra Scrittura, così dice San Giovanni Newman. Dopo la sua risurrezione, tutto quello che leggiamo nel Vangelo è il modo della presenza di Cristo oggi in me, il modo della presenza di Cristo nella sua Chiesa.
con una presenza nascosta nella fede, però che ogni tanto mi accende, ogni tanto mi spinge verso la grazia, il paradiso, ogni tanto si mostra e poi si nasconde.
Perché questa sua presenza che sarà immediata, sarà per sempre visibile, lui la vuole riservare per il paradiso e questa presenza che è la stessa, è reale, però è nascosta, è sotto un velo della fede, devo fare continuamente gli atti di fede per riconoscere la sua presenza. Fate la prova, leggete il brano dei discepoli di Emmaus e dite peccato che non lo abbiano riconosciuto subito.
E applicatelo a voi stessi. Pensate a quella grazia, a quel momento, a sentire questo fuoco dello Spirito Santo, questo fuoco che accende Gesù Cristo quando alla luce della Sacra Scrittura ci spiega certe situazioni, certi croci che dobbiamo subire, quando ci spiega il mistero della sofferenza. E lì riconoscerlo in queste cose.
Perciò chiediamo a Maria Santissima che questa devozione ci porti a una consapevolezza maggiore della sua presenza in noi, che veramente Maria stessa produca come noi il frutto di Gesù Cristo, però siccome questo frutto già c'è, forse quello che deve produrre la nostra consacrazione è un aprire gli occhi e vedere questo frutto, vedere Gesù Cristo che veramente è accanto a me,
continuamente e che si farà sentire, non sempre, però dalle volte farà sentire questo calore della carità, questo calore del suo spirito, quando, come agli apostoli, ci spiega le scritture e ci spiega a noi la nostra stessa vita. Un caro saluto a tutti e Rege o Maria.