Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. O Signora mia, o Madre mia, io mi offro interamente a te e in prova del mio affetto filiale ti consacro in questo giorno i miei occhi, le mie orecchie, la mia bocca, il mio cuore, in un'unica parola tutto il mio essere.
Quindi, se io sono tutto tuo, o Madre di bontà, sollevami, proteggimi e difendimi come cosa e proprietà tua. Amen. Nel nome del Padre, e del Figlio, e dello Spirito Santo. Amen. Carissimi amici, benvenuti alla terza lezione o terza catechesi di questa preparazione alla consacrazione o rinnovo della consacrazione.
di Materna Schiavitù d'Amore secondo l'insegnamento di San Luigi Maria Grignon di Montfort. Prima di iniziare un cammino è molto importante, è fondamentale, è decisivo capire qual è lo scopo dell'arrivo, qual è il fine. Se io voglio andare da Roma a Milano, ma non so dove è Milano, prenderò qualsiasi strada. Evidentemente la prima cosa, prima di iniziare un cammino,
è quella di sapere qual è lo scopo, qual è il fine. Il fine di questo cammino è evidentemente una consegna totale di noi stessi, che cominceremo a conoscere sempre di più durante queste catechesi, una consegna totale a Maria Santissima per così consegnarci interamente a Gesù Cristo. Però anche tutto questo ha un fine ancora più grande, che è il fine che Dio ha dato ad ogni creatura, ad ogni persona.
Il fine della nostra vita, della nostra esistenza, è la gloria di Dio e la salvezza dell'anima, come insegna Sant'Ignazio di Loyola.
tutta questa consacrazione ha anche come fine glorificare Dio e così raggiungere la salvezza eterna. Immaginate voi che con questa consacrazione, tanto bella, tanto dolce, uno però mettesse in rischio la salvezza, evidentemente non serve. Quello che la rende bella, quello che la rende veramente dolce, è che così possiamo realizzare meglio questo scopo di glorificare Dio e in questa maniera raggiungere l'eternità.
un'eternità felice in Paradiso. E perciò San Luigi Maria propone, anzitutto, dicevamo nella prima catechesi di introduzione, propone la prima cosa, 12 giorni di esercizi spirituali, dice lui, per liberarsi dallo spirito del mondo, che è contrario allo spirito di Gesù Cristo.
Quando lui parla di esercizi spirituali, che in questo contesto è difficile che si realizzi, e perciò stiamo cercando lo stesso scopo, anche senza propriamente esercizi spirituali, ma con queste catechesi, però con questi esercizi probabilmente, non ho una scienza certa, probabilmente si riferisce agli esercizi spirituali di Sant'Ignazio di Loyola. Perché probabilmente? Perché sappiamo che lui si è formato anche insieme ai Gesuiti,
Ma sappiamo anche che lui, per esempio, in un altro scritto suo, la lettera circolare alle amici della croce, parlerà di due bandi, il bando di Gesù Cristo e il bando del mondo, con delle espressioni molto, molto riconducibili alle due bandiere o due vessili di Sant'Ignazio di Loyola. Perciò molto probabilmente si riferisce a questo stesso metodo
di esercizi spirituali o di ritiro a quello che aveva Sant'Ignazio di Loyola. Perciò seguiremo in questa terza lezione propriamente il testo di Sant'Ignazio al quale probabilmente faccia riferimento il Trattato della vera devozione. Sant'Ignazio inizia gli esercizi spirituali
parlando di ciò che lui chiama il principio e fondamento. Principio e fondamento. Se io ho molte cose che si appoggiano in un tavolo, togliendo il tavolo cadono tutti. Bene, per un cristiano c'è anche un fondamento, un principio, che deve essere principio in ognuna delle mie azioni.
È necessario che ci sia sempre questo fondamento nel mio agire. Questo testo del principio e fondamento, è un testo breve del numero 23 degli esercizi spirituali di Sant'Ignazio, è di una profondità tale che secondo Papa Leone XIII basterebbe vivere questa pagina per riformare tutto il mondo. Gli esercizi spirituali di Sant'Ignazio sono stati consigliati da tanti papi.
da tantissimi papi. Qui nella descrizione del video troverete anche un link con una breve indicazione di quanto i papi hanno lodato Sant'Ignazio per i suoi esercizi spirituali. Che dice nel principio e fondamento? Che dice questo numero? Guardate la semplicità, ma anche la profondità.
L'uomo, dice Sant'Ignazio, è creato per lodare, riverire e servire Dio nostro Signore e così raggiungere la salvezza. Le altre realtà di questo mondo sono create per l'uomo e per aiutarlo a conseguire il fine. Non sono state create per impedirlo, sono state create per raggiungerlo, per rendermi più facile la gloria di Dio e la salvezza dell'anima.
Da questo segue che l'uomo deve servirsene tanto quanto lo aiutano per questo fine e deve allontanarsene tanto quanto lo impediscono, quanto sono di ostacolo. E perciò, dice lui, è necessario rendersi indifferente alle cose. Non è che mi interessano le cose in sé stesse. Se io dico devo andare da Roma...
a Milano, ma a me piace viaggiare con una barca, allora vado in barca, probabilmente non arriverò a Milano e se arriverò, arriverò in mezzo a molte difficoltà. Non mi devo soffermare se mi piace viaggiare in barca o no, ma devo capire dove devo arrivare e per arrivare prendere il mezzo più diretto.
il mezzo più efficace. Quindi devo avere una certa indifferenza per le cose che mi porteranno a Dio. Devo scegliere solo quelle migliori, quelle più utili alla gloria di Dio e pertanto alla salvezza della mia anima. Bene, di tutto questo noi prenderemo tre punti, come si fa di solito negli esercizi spirituali. Chi ha fatto esercizi spirituali sentirà propriamente quello che si chiama la prima meditazione.
La prima cosa che noi dobbiamo dire è questa. Dice Sant'Ignazio, l'uomo è creato per lodare, riverire e servire Dio e così raggiungere la salvezza. Prendiamo un primo punto. La prima cosa che dobbiamo ricordare, il principio e fondamento della nostra vita è che l'uomo è stato creato. Noi siamo creature.
Sant'Alberto Hurtado, un santo gesuita, cileno, grande predicatore di esercizi spirituali, dice che ogni ascetica solida, ogni spiritualità vera, si fonda su certe realtà, per quanto umili queste possano essere. Uno direbbe, qual è il principio della santità? E dice Padre Hurtado, uno vorrebbe una idea sublime, qualcosa di grande, di straordinario, invece no.
Il punto di partenza è una umiliazione, che tu non eri e un giorno hai cominciato a essere. E questo da solo non lo hai potuto fare. Non è che nessuno di noi ha deciso di nascere, nessuno decide prima di nascere, evidentemente. I nostri genitori hanno deciso, i nostri genitori vorrebbero un figlio.
Ma che io sia nato con queste caratteristiche, in questo contesto, è decisione di un altro, con maiuscola. E questo è il punto di partenza. Chesterton diceva questo. Lui pensava alla crocifissione di Pietro. Voi sapete che Pietro, apostolo, viene sentenziato a morte di croce e lui dice «non sono degno di morire come il mio Signore».
Non era degno. Allora ha chiesto di essere crocifisso al roveggio, testa giù. E dice Chesterton, contemplando questa crocifissione di Pietro, dice Pietro per prima volta, dice lui, ha visto la realtà, la verità. Perché? Perché vedeva le persone, vedendole al roveggio, come se pendessero dalla terra e qualcuno le tenesse il piede per non cadere.
vedeva tutte le persone al rovescio, e gli sembrava come se qualcuno tenesse i piedi perché non cadano. E questo è Dio, questa dipendenza da Dio. Questo è vedere la realtà. Perciò siamo stati creati, ed è un fatto fondamentale, è fondamentale di tutta la mia vita. Punto di partenza così semplice, così umile, ma molto necessario. È Dio la mia origine.
Da me e per me, per mia virtù, dice padre Hurtado, nulla esige che io sia nato. Che potevo esigere prima della mia nascita per nascere? Qual è il mio diritto di essere quello che sono adesso, se non c'ero? Ho pieno bisogno di un altro per cominciare ad esistere e per continuare ad esistere. Sant'Ignazio di Loyola non dice l'uomo è stato creato, dice l'uomo è creato.
Perché una volta creato Dio mi deve mantenere nell'essere. Se Dio non pensa a me, io sparisco. Quindi, consideriamo per esempio di quante cose dipendiamo noi. Per esempio, per la vita. Io dipendo dall'ossigeno, perché ci sia ossigeno dipendo dalle piante, le piante dipendono dal sole.
Dipendo dal cibo, dalla luce, dal calore per vivere. Pensate alla complessità del corpo umano, tutto coordinato per permettere la vita. Per imparare dipendo da maestri, da libri, da esempi. Dipendo dalla grazia per essere figlio di Dio, erede della vita eterna. Perciò tutto quanto vedo in me, dice padre Hurtado, esige dipendenza.
Quanto di più noi cristiani dipendiamo da Dio nell'ordine della grazia. Perciò Gesù senza esagerare ha detto, senza di me non potete fare nulla. Noi abbiamo fatto una preghiera all'inizio, ci siamo fatti il segno della croce. Se uno l'ha fatto con un po' di devozione, deve ricordare che quello è un dono di Dio. Senza di me non potete fare neanche un segno della croce, neanche un'azione più elevata, neanche un'azione soprannaturale per quanto piccola sia.
neanche un atto di carità, di amore, verso il prossimo. Ogni buon pensiero, ogni segno della croce, fatto con devozione, dipende da Lui. Perciò, che devo concludere in questo primo punto? Devo concludere che Dio ha pieno diritto su di me. Lui mi ha creato, Lui mi mantiene nell'essere, sono cosa sua.
Con il battesimo sono stato anche consacrato a Lui, sono cose sacre, sono stato consegnato a Lui. Siamo cose sue, noi siamo di Dio, non siamo di noi stessi. Noi siamo di Cristo, con il suo sangue che ci ha riscattati, ci ha comprati, non come schiavi, come figli. E qual è quindi la nostra conclusione? Seguiamo sempre il padre Alberto Hurtado.
E perciò rubare a Dio, se io gli sottraggo il più minimo movimento del mio cuore, se io ho un piccolo pensiero contrario a lui, è un'ingiustizia, perché io sono suo. Un lampo dell'intelligenza che sia contrario alla sua sapienza è un furto, è un'ingiustizia.
Perciò sottrarsi a Dio, la prima cosa che dobbiamo dire, e che noi dobbiamo tenere molto presente, e che tu devi tenere molto presente in questo momento, è questa. Sottrarti a Dio è sottrarti alla verità del tuo essere. E perciò, dice il Salmo, perirà chi da te sia lontana. Perirà chi da te, da Dio, sia lontana.
Il secondo punto è già questo scopo, questo fine. Perché è stato creato l'uomo? Per lodare, riverire e servire Dio. Quello che noi riassumiamo dicendo per rendere gloria a Dio. È difficile forse per noi capire che significa rendere gloria a Dio. Però sappiamo che per questo ci ha creato, dice Isaia 43,7.
Lo creai per la mia gloria. Siamo stati creati per la gloria di Dio, quindi per lodarlo, per riverirlo e servirlo. Però ci chiediamo, cosa è la gloria? Cosa significa glorificare? Sant'Omaso da qui non riporta una definizione che dava Sant'Ambrogio.
In latino la definisce così, clara cum laude notizia. Allora, diciamolo. Anzitutto la gloria che uno può dare a Dio o che una persona può, per esempio, gli antichi romani davano ai soldati, ai militari, quando tornavano dalle loro campagne militari, era gloria, era glorificarli. Bene.
Anzitutto è una notizia, è una idea, una informazione, chiamiamolo così, è una riconoscenza, sapere per esempio, pensiamo sempre a questi militari, il popolo che acudiva a riceverli, perché? Perché aveva una notizia, una chiara notizia, che loro avevano fatto prodezze nell'ambito militare, che avevano stesso il regno, che avevano dato più splendore all'impero romano.
È una chiara idea, una notizia che si accompagna dalla lode. Il popolo li acclama, grida. Questa lode forma parte della gloria. Lo ripeto per essere più chiaro. È una idea chiara, per esempio, nel caso di Dio. Chi è Dio? Bene, io so chi è Dio. Abbiamo parlato di questo settimana scorsa, nella lezione 2.
Però non solo so chi è Dio, ma mi comporto in maniera tale che riconosco come Dio. Per esempio, la preghiera. La preghiera è la lode che Dio riceve perché lo riconosco come un padre che mi ascolta. Se io penso che Dio non mi ascolta, non gli rendo gloria. Perciò...
Noi diciamo una conoscenza, però forse a noi ci aiuterebbe chiamarlo piuttosto una riconoscenza, una ammirazione, perché non solo significa sapere una cosa, ma comportarmi in maniera tale. Non solo sapere che Dio è padre, ma comportarmi io come figlio. Non solo sapere che Dio ha dato una legge, che Dio è legislatore, che Dio ha dato i dieci comandamenti,
ma compierli, viverli, perché io posso sapere questo, però non compierlo. E lì non gli sto dando la gloria che si merita. Per esempio, riconosco che Dio è il mio creatore, mi comporto come vera creatura. Dio è mio padre nell'ordine della grazia, mi comporto da figlio affezionato e devoto. Dio è mio salvatore e quindi ascolto il suo messaggio e coopero con lui per salvarmi.
Un esempio che non necessariamente da imitare, però sì da ammirare, è che San Francesco d'Assisi una volta fu trovato ripetendo tutta una notte. Non ha dormito in tutta la notte e lui ha ripetuto solo questo. «Mio Dio è mio tutto». «Mio Dio è mio tutto». Non solo lo sapeva, ma lo attuava, lo metteva in pratica. E così lo dava Dio. È un modo di glorificarlo, di riconoscerlo.
Perciò la persona che è tentata davanti a commettere un peccato e dice Dio mi ha dato una legge, Dio è mio padre, non lo farò, questa persona glorifica Dio, sta glorificando, sta riconoscendolo, gli sta dando la gloria che Dio si merita.
Bene, perciò Dio non può rifiutare la sua gloria. Qualcuno dice, perché Dio crea per la sua gloria? Qualcuno, anche alcuni teologi addirittura parlavano dell'egoismo divino, una cosa assurda. Dio non ha bisogno di essere riconosciuto. Dio non ha bisogno di quello che la creatura può dare. Lui ha tutto, lui è perfetto. Perfetto significa completo, che ha tutto quello di cui ha bisogno. Perché allora crea per essere glorificato?
perché Dio sa la verità, Dio ama la verità, Dio è la verità. E Lui non può negare che Lui merita gloria. Che le creature, se noi glorifichiamo persone per un buon esempio, per un atto di carità, riconosciamo i loro meriti, li ringraziamo in modo di, fra virgolette, di rendergli anche omaggio, gloria, quanto più la merita il Creatore di cielo e terra, il Creatore dei medi e dei miei cari,
Colui che mi adotta da figlio per darmi l'eredità eterna, quanta gloria merita. Pensate a questo, un quadro. Se io vedo un quadro molto bello, non è che io comincio a lodare i colori o gli strumenti con cui è stato realizzato questo quadro. Non posso evidentemente lodare il marchio del quadro.
Io odio l'autore che manifesta nell'uso di questi strumenti la sua qualità, il suo livello artistico. Sarebbe ridicolo applaudire un quadro rivolgendomi solo alla pittura e solo agli strumenti. Sempre necessariamente il quadro riflette l'autore del quadro. E quindi nella creazione, se tutto è stato creato,
Non posso dare la creazione in sé stessa come fanno tanti oggi. La natura, quando è perfetta la natura, mi riferisce a un creatore della natura. Le leggi della natura rispondono a un legislatore della natura. Una volta un poeta si trovava davanti a... andavano per una strada, sono questi artisti che abbiamo noi in Argentina, gente anche della campagna, però sono diventati grandi poeti
E andando a cavallo per una strada, iniziava il tramonto, si sofferma con un amico e contemplando questo tramonto le dice, guarda questo quadro, guarda che bello che è questo quadro, dice. E pensa, l'autore è talmente umile che non mette la firma. E questo è ciò che quando noi contempliamo un panorama così bello, e Dio non mette la firma.
L'autore è talmente umile che non mette la firma. Però noi dobbiamo mettere la firma di Dio in tutte le cose belle che noi contempliamo. Ecco perché lodarlo, glorificarlo sia giusto e sia quello che è coerente con quello che noi siamo, con quello che Dio è. Infine, perché lodarlo? Perché noi alle stesse cose che, quando realizziamo un'opera, gli diamo un fine che è superiore. Un legno, per esempio, questo legno
è legno, è un legno come anche altri legni che troviamo, come anche in un albero. Bene, questo legno comunque è stato elevato a un fine superiore, che può sostenere una catechesi, può essere utilizzato per studiare, per cantare, cosa che un albero non aspira a questo fine, però questo legno è stato elevato dal fine. Un altro legno può essere utilizzato per esempio per essere...
una statua sacra, una statua che viene elevata alla considerazione del Santo o della Madonna o di Gesù. Ed è evidente che è un fine che eleva. Le persone fanno riverenza davanti a questa statua per quello che rappresenta, per il fine che le è stato dato. Ma questo legno può essere il legno della croce di Gesù.
davanti al quale ci inginocchiamo, che adoriamo, specialmente il Venerdì Santo, specialmente nell'esaltazione della Santa Croce. Vedete come dal fine le cose ricevono una perfezione superiore, una nobiltà superiore. E Dio voleva darci a noi il fine più elevato che è se stesso. Ci ha elevati a sé, ci ha dato come fine lui stesso. Ci chiama a condividere la sua vita divina, che è una vita a noi superiore.
Se uno di noi fosse scelto, immaginate questo, viene un essere superiore, un angelo, dice guarda tu sei stato scelto, d'ora in poi non sarai più un essere umano, ma diverrai più elevato, sarai un angelo. Sarebbe una cosa inimmaginabile, infatti non succederà questo, perché noi siamo esseri umani e nonostante per essere come esseri umani Dio diventa uomo,
si incarna nel seno purissimo di Maria per elevarci noi alla sua vita, alla vita divina. Glorificarlo è la cosa più bella che c'è. E qualcuno dirà, no, ma glorificare Dio, immaginiamo, perché è un modo di sottomissione, devo accettare i limiti che Dio mi impone. Sai che succede, caro amico? Che se tu non glorifichi Dio, glorificherai altri. L'essere umano è fatto così. Siamo stati inclinati a cercare di lodare qualcuno.
Ecco perché se tu non glorifichi Dio, glorificherai non solo lo Stato, glorificherai un artista, glorificherai una idea, una idea rivoluzionaria. Ma non possiamo vivere senza un maestro dal quale imparare. Se non ti interessa Gesù maestro, cercherai un altro maestro, però sempre cercherai qualcuno al quale obbedire e glorificare. Se non lo cerchi in Dio, lo troverai in un altro che non ti aiuterà, che ti farà del male.
Pensate quanti cercano questo come scopo della loro vita, cose passeggere, addirittura molto dannose come la droga, come il sesso sfrenato, come le ricchezze, l'avidità di soldi, con quanta angoscia questo produce. Tu sei stato creato per uno che ti ama, che ti vuole bene e vuole il tuo bene e per questo...
Ha dato il suo sangue sulla croce. Bene, e mediante questo, mediante questa glorificazione di Dio, rendere gloria a Dio, salveremo la nostra anima, che è il terzo e ultimo punto. Il padre Castellani, un sacerdote, diceva, anche gesuita, diceva, a chi non vuole salvarsi, nemmeno Gesù Cristo lo salva.
Gesù è il Salvatore, però non può essere il tuo Salvatore se tu non lo vuoi. E quindi è fondamentale per noi capire che questo è il vero senso di ogni nostra scelta, salvare l'anima. A che serve all'uomo guadagnare il mondo intero se perde l'anima? E una delle tentazioni diaboliche più pericolose è credere che l'inferno sia per gli altri. Io sono abbastanza buono.
L'inferno è un luogo possibile. Certo, noi abbiamo la speranza cristiana che sperando nell'amore di Dio sappiamo e abbiamo la certezza che ci salveremo. Questo è così. La persona scrupolosa è una persona che vede più, guarda se stesso e guarda poco la bontà di Dio, evidentemente. Ma è vero che esiste un dono dello Spirito Santo che è il timore del Signore.
E l'amore viene sempre rafforzato dal timore. E Sant'Ignazio di Loyola dice, se io mi dimenticassi per qualche momento dell'amore del Signore, almeno il timore delle pene eterne mi porti a non pecare. È sempre un aiuto, un sostegno. Certamente noi siamo figli, non siamo schiavi. Il figlio non obbedisce per timore al papà, lo obbedisce per amore del papà.
E questo, evidentemente, è fondamentale, e senza questo non apparteniamo alla religione cristiana. Però è vero, come dice la scrittura, primizia della sapienza è il timore del Signore. La prima cosa, il punto di partenza, può essere sempre avere timore delle pene eterne.
Qualcuno mi potrà dire, però siamo nel tempo della misericordia, il linguaggio della misericordia, suor Faustina Kowalska, quanto ha promosso la divina misericordia. La stessa suor Faustina scrisse di aver avuto una visione dell'inferno e dice, lei la santa della divina misericordia, che le anime che ha trovato nell'inferno...
lo dice nel suo diario, erano anime che non volevano accettare che l'inferno esistesse. Perciò non si può opporre in Dio la misericordia o la giustizia. Che sia misericordioso non significa che obblighi a uno a santificarsi. Se uno non lo vuole, a chi non vuole salvarsi, nemmeno Gesù Cristo lo salva.
Bene, questa devozione a Maria Santissima è, secondo dice San Luigi Maria Grignon di Montfort, è uno dei mezzi più efficaci per glorificare Dio e salvare l'anima. E lo troveremo in diversi numeri. Però, evidentemente, essendo stato un cammino scelto da Gesù stesso, voler imitare questo cammino di Gesù gli rende gloria necessariamente a Dio.
Dice il santo di Montfort, Gesù, la sapienza infinita, che aveva un desiderio immenso di glorificare Dio suo Padre e di salvare gli uomini, non trovò mezzo più perfetto e più breve per farlo che sottomettersi in tutto alla Santissima Vergine. Non solo durante i primi 8, 10 o 15 anni della sua vita, come gli altri bambini, ma per 30 anni.
e diede più gloria a Dio suo Padre durante tutto questo tempo di sottomissione e di dipendenza alla Santissima Vergine, di quanta le avrebbe data impiegando questi trent'anni a fare miracoli, a predicare per tutta la terra, a convertire tutti gli uomini.
altrimenti Gesù lo avrebbe fatto se ci fosse stato un mezzo durante questi 30 anni per glorificare Dio più che abitare solo con Maria e Giuseppe Gesù lo avrebbe fatto se ha scelto questo è perché il mezzo più efficace per glorificarlo e perciò dice avendo davanti ai nostri occhi un esempio così evidente e così conosciuto da tutti
Saremo così insensati di credere di trovare un mezzo più perfetto e più breve per glorificare Dio di quello di sottometterci a Maria sull'esempio di suo Figlio? Chiediamo quindi a Maria Santissima la grazia di saper glorificarlo. Nella descrizione troverai altre catechesi sulla gloria di Dio che possono servirti in questa settimana ad approfondire ancora.
Un caro saluto a tutti, ci vediamo nella prossima Catechesi e Reggio Maria.