Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Ave o Maria, piena di grazia, il Signore è con te. Tu sei benedetta fra le donne e benedetto è il frutto del tuo seno Gesù. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori. Adesso è nell'ora della nostra morte. Amen. San Luigi Maria Grignion di Montfort prega per noi. Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.
Carissimi amici, dobbiamo affrontare oggi una questione, una discussione riguardo la parola, proprio il titolo che riceve questa consacrazione che noi stiamo seguendo, la parola schiavitù. La parola schiavitù genera una certa suscettibilità, un certo rifiuto da parte di molti. Molte persone mi hanno detto perché chiamarla schiavitù, questa parola così brutta.
Guardate, non è un problema attuale, uno dice, bene, i tempi attuali si tiene. No, no, San Luigi Maria stesso dedica molto spazio a questa possibile discussione. Lui già nel numero 77 del Trattato diceva, ma dove mi conduce la penna? Stava dedicando molto tempo a dimostrare che dire schiavi di Maria non è brutto, ma è molto bello. E lui nel numero 77 dice, ma perché scrivo? Perché devo dimostrare questo?
Perché mi soffermo a provare una cosa tanto evidente? Se non ci si vuol chiamare schiavi di Maria Vergine, che importa? Ci si chiami pure schiavi di Gesù Cristo. Tanto è costituirsi insieme schiavi della Vergine Santa, perché Gesù è il frutto e la gloria di Maria.
In molte parti ho sentito che questa parola produce questo rifiuto, addirittura in alcune traduzioni del Trattato della vera devozione è stata eliminata la parola schiavitù, e non so quale hanno aggiunta, però hanno voluto eliminare questa parola, perché è una parola troppo brutta, troppo distante. Noi che dobbiamo dire di tutto questo? Dobbiamo dire che
Dobbiamo difendere questa parola. La parola schiavitù definisce in maniera perfetta questa consacrazione. E chi è che la capisce male? La capisce male, mi anticipo a dirlo, chi non capisce che questa schiavitù è una schiavitù di amore.
Chi non capisce che questa è una devozione che consiste propriamente, che nasce, si nutre e vive dall'amore e dalla carità, sono questi che pensano che la parola schiavitù sia brutta. Perché? Anzitutto, ribadiamo questo, San Luigi Maria dice che la vera devozione a Maria è interiore, parte cioè dalla mente, dalla stima, abbiamo parlato di questo, e dal cuore.
Deriva, dice lui, dalla stima che si ha di lei, dell'alta idea che si forma delle sue grandezze e dall'amore che le si porta. Praticamente in questa frase riassume tutto il trattato, riassume tutto ciò in cui consiste la devozione. E dice che il motivo, io potrei dare a voi tanti motivi, questo lo abbiamo detto e lo ripeteremo, tanti motivi per consigliare questa consacrazione, questa devozione.
è uno solo, è che Maria deve essere amata. Cioè chi ama Maria necessariamente vive per lei, vive in continua unione con lei, in continua dipendenza di lei, vive per lei e lavora per lei. Stima e amore, questo è fondamentale per noi capirlo. Stima e amore è ciò in cui consiste questa devozione.
Ma allora sì, l'amore sì, mi direte voi. Anche io voglio bene la Madonna, io la amo la Madonna, so che la Madonna ama me, però schiavo, la schiavitù è qualcosa brutta. Questo consiglio che dà San Luigi Maria di portare catene in ricordo di questa schiavitù sembra brutto, diranno alcuni. Guardate, do semplicemente due esempi per dimostrare che la parola schiavitù è brutta, se non si associa con l'amore.
Allora, la parola schiavitù è qualcosa che si fa in maniera abituale. Forse lo abbiamo già messo questo esempio. Io ho un amico, quando eravamo più giovani, mi invitavano quando io andavo in vacanze da seminarista e i miei amici prendevano in giro a uno di loro, perché era uno che non rimaneva fino alla fine dei nostri incontri perché diceva devo andare a prendere la sua fidanzata.
E lui ogni mattina, per esempio, anche se alzava presto, molto presto alla mattina, verso le 5 di mattina, per andare a prendere la sua fidanzata e portarla alla università. Dopo lasciare la sua fidanzata andava lui a lavorare, però doveva alzarsi un'ora e mezza prima. E quando la fidanzata uscì dall'università andava lui a prenderla. E i miei amici che lo prendevano in giro, sempre il suo schiavo, le dicevano. E lui rispondeva,
Molto serenamente, scherzosamente, però diceva con ragione, voi non mi capite perché voi non siete innamorati. Ed è vero questo. È vero, per noi era ridicolo. Per un esterno dire, senti ragazzo, non devi fare tutto per questa tua fidanzata. Però quando la persona è innamorata non gli interessa, vuole fare non solo tutto, vuole fare più di tutto perché è innamorato.
Tu non mi capisci perché non sei innamorato di lei. Era vero, era vero. E tu non capisci che cosa significa essere legato a una persona se non sei innamorato di questa persona. Questo è normale, è così anche tra noi. Mi metto un secondo esempio. Una immagine che adesso proiettiamo, già vedendo questa immagine voi capirete di che cosa sto parlando. Il ponte vecchio di Firenze.
che è pieno di lucchetti, di questi simboli, che lo rende, il fatto di essere pieno di lucchetti, il ponte dell'amore. Ho trovato questa spiegazione su internet. Per molti anni il ponte vecchio Firenze è stato testimone di frasi e promesse di eterno amore, di giovani coppie, suggellate con dei lucchetti sulla cancellata del monumento.
Sopra il lucchetto i due innamorati scrivevano i loro nomi e la data del fidanzamento o del matrimonio e poi gettavano le chiavi in arno. Questo gesto simboleggiava l'unione che non si sarebbe mai spezzata. Guardate, il lucchetto è come una catena, è qualcosa che chiude, che lega e che, fra virgolette, toglierebbe la libertà.
Una porta chiusa con un lucchetto non si apre più. Due persone che si uniscono in una maniera tale che non c'è più la chiave, si stanno legando evidentemente, e stanno manifestando il grande amore che hanno attraverso questo legame, questo lucchetto, questa catena possiamo dire, che li unisce per sempre. È manifestazione di amore legarsi a una persona. Lo troveremo nella Sacra Scrittura dappertutto.
San Paolo si presenta come schiavo di Cristo. Dopo riprenderemo questo tema. Però semplicemente il primo rifiuto, la Madonna stessa che amava Dio quanto nessuno di noi può amarlo, lei si chiama io sono la serva del Signore o la schiava del Signore. Perciò la parola schiavitù, quando nasce dall'amore, è una parola bella.
È una parola che indica questa unione, una unione che uno non vuole, di cui non vuole mai la separazione. È una unione che indica dipendenza, l'uno dall'altro. Dove va la moglie, va il marito. Questo è molto bello, dove va il marito, va la moglie. O succede con le mamme, quando il figlio va a una parte, uno sente che va pure lei, con i pensieri, con l'ansia che torni presto, che vada bene, che non gli succeda niente.
perché c'è una unione, c'è una unione che certo non c'è bisogno di una catena, è un'unione di amore, però si esprime con parole umane e tra gli uomini la schiavitù, quando è per amore, è una parola più che adatta. Da noi in Argentina si usa molto spesso per esempio...
che tra gli innamorati il ragazzo le dice alla fidanzata o al marito della moglie la mia regina, mi reina, o anche il papà alla figlia femmina, per esempio noi siamo sei fratelli, quattro maschi, quando è arrivata la prima femmina mio papà la chiamava la regina, era la mia regina, allora tu sei suo schiavo, beh sì, quando si vuole bene è bello chiamare uno re, è bello, quando si vuole bene è così.
Però bene, che dobbiamo dire noi? San Paolo in un momento dice anche, lo ricorderete, che Dio ci vuole figli, non schiavi, per liberarci dalla schiavitù. Ci ha resi figli. Sì, però lì sta parlando molto spesso, lo stesso San Paolo si presenta a lui come schiavo. Quindi non può essere per lui una brutta parola questa.
Per San Paolo tutti gli uomini siano essi schiavi o libere nella società umana, sono schiavi di Dio, schiavi di Gesù Cristo. Lo dice nella lettera agli Efessini, lo troviamo nella prima lettera ai Corinzi, nella lettera ai Romani. Gli apostoli chiamano molto spesso nella Sacra Scrittura schiavi di Gesù Cristo. E Gesù Cristo, che per amore nostro, dice la Sacra Scrittura, prese forma da schiavo, si fece schiavo.
si è fatto obbediente fino alla morte e morte di croce. Cerco forse di compiacere gli uomini, si chiede San Paolo, se cercasse ancora di compiacere gli uomini, non sarei schiavo di Cristo, dice lui di se stesso. Però bene, che dirà lui? Che lui quando parlerà che il Signore vuole togliere da noi lo spirito da schiavo, lui si riferisce...
alla schiavitù che non nasce dall'amore ma quella che nasce dal timore.
perché evidentemente la schiavitù che nasce dal timore è quella che genera questa paura, è la schiavitù che molte persone pensano. Per esempio, che succederà se io non faccio quello che dice il padrone? Mi picchia, allora per paura io faccio quello che dice lui, ho paura di lui, mi sottometto perché altrimenti mi succederanno cose. Questa è la schiavitù per paura, per timore, che non ha nulla a che vedere con la schiavitù per amore.
San Luigi Maria quello che vuole esprimere è questa dipendenza, questa unione così stretta che in linguaggio umano è solo la schiavitù. Però lo esprime molto bene, molto chiaro, uno non dovrebbe avere difficoltà. Lo chiama schiavitù di amore e con questa espressione indica tutto.
Vediamo, allora cercheremo di seguire padre Huppert, lui spiega nel suo libro Fondamenti e Prattica della vita mariana, lui spiega, seguendo parola per parola, quello che dice San Luigi Maria. Quando lui dice questa devozione consiste, anzitutto dice nel darsi, usa questa espressione, questa devozione consiste nel darsi, consegnarsi.
Allora, lo dirà nel Trattato, lo dirà nel Segreto di Maria, no? Questa devozione consiste nel darsi interamente alla Vergine Santissima per essere interamente di Gesù Cristo tramite lei. Nel Segreto di Maria, essa consiste nel darsi interamente come schiavi a Maria e a Gesù tramite lei. Guardate, darsi. Ognuno pensi cosa, quanto fatica facciamo noi a darci, a donare.
Perché non si tratta di donare un'azione, ma di donare tutta la persona. Questo si fa fatica. Una persona, perché molto spesso il matrimonio ha questa paura, anche in quelli che non hanno paura, però questa meraviglia. È normale che tra quelli che si sposano, o tra un ragazzo, per esempio, che segue le vie del sacerdozio, il giorno dell'ordinazione sacerdotale, anche uno ha...
a questa impressione di qualcosa di gigante che o impaurisce o almeno genera una certa ansia, possiamo dire, certo nervosismo. Perché? Perché è una consegna totale. Non si tratta di un gesto, un'azione, una parola, un po' di tempo, no. È una consegna totale. Bene, quello stesso...
Quella stessa consegna che è di San Luigi e Maria in questa consacrazione. Darsi, non dare qualcosa, ma darsi, dare se stesso. Devozione, infatti, dice padre Huppertz, significa consegna, appartenenza.
Sì? Evidentemente, però, perché desta questa meraviglia? Perché dare qualcosa a Maria? Noi siamo abituati molto spesso a consacrarmi così lei mi protegge, così lei mi fa del bene, così io mi sento più contento, ricevo la sua pace. Guardate, San Luigi Maria andrà oltre tutto questo. Dirà, vuole una consegna, però non una consegna che significa dare in deposito per dopo ricevere. Quando tu fai un regalo a una persona,
Il regalo, il dono, è in beneficio della persona che lo riceve, non della persona che lo dà. Quindi tu consegni te stesso per Maria, non consegni te stesso per i benefici che riceverai tu in questa consacrazione. Stima, conoscerla, è amore. La persona che stima tanto Maria, la ama e si consegna, e consegna se stesso.
Però questa devozione è disinteressata, perciò dice San Luigi Maria, un vero devoto di Maria non serve questa augusta regina con spirito di lucro e di interesse, né per il suo bene temporale o eterno, nemmeno per i beni di grazia che riceveremo da questa devozione.
Tantissimi beni, potremmo dire, questa devozione mi permette di arrivare più velocemente a Gesù. Non è per questo, non è per una convenienza tua che doni te stesso. Il regalo, il dono, è per il destinatario, è il destinatario che si beneficia del dono. Non colui che dona, colui che dona perde un dono, se si vuole.
però nemmeno il bene eterno, nemmeno per la salvezza dell'anima. Attenzione, poi faremo qualche chiarimento. Però non è per questo, non è questo il motivo fondamentale. Non è per il bene corporale o spirituale, ma unicamente ci si dona Maria perché essa merita di essere servita e Dio solo in lei.
Il vero devoto di Maria non ama Maria perché essa gli fa del bene o perché egli ne speri da lei, ma perché essa è amabile. Egli la ama e la serve perciò fedelmente nei disgusti e nell'aridità come nelle dolcezze e nei fervori sensibili. Non la servo quando me la sento, quando sto bene. No, no.
perché non è che la uso per sentirmi meglio. Anche quando sto male io servo lei, io sono devoto suo. Quando sto bene anche, quando sto male anche. L'ama tanto sul Calvario come alle nozze di Cana, un vero devoto della Santa Vergine, che non cerca in niente se stesso nei servigi che le rende, è infinitamente gradito e prezioso agli occhi di Dio e della sua Santa Madre. Ma quanto è raro al giorno di oggi.
Guardate, qui già cominciamo a capire che questo darsi è un po' grande, perché noi vogliamo dare anche i meriti, cioè i meriti per cui noi vogliamo acquistare, conquistare il paradiso.
i meriti delle virtù, dell'allontanarsi dal peccato, della preghiera, di tutte le opere buone che uno possa realizzare, anche questi, anche a questi dobbiamo consegnarli a lei. Diciamolo così, rinunciamo a questi beni interiori perché siano suoi. E se lei questi meriti invece di darli a me li dà a un altro, io sono contento, lascio tutto a lei. Non che consegno in deposito a lei.
perché lei poi mi dia un po' di più a me. Non è questo il motivo. Purtroppo, diciamolo così, questo succede nella consacrazione, perché Maria non si può far vincere in generosità. Se tu hai una donazione così grande, così generosa di te stesso, San Luigi Maria dice che con la stessa generosità Maria dona se stessa a te.
E quando lei si dona a noi, quanti meraviglie opera in noi. Però questo già lo abbiamo detto e lo ripeteremo, perché in questo scambio di doni consiste questa unione. Io dono a me stesso, ma Maria dona a se stessa, a me. Quindi alla fine sempre guadagniamo, però non devi farlo con spirito di guadagno.
Lo devi fare con spirito di amore. Una mamma non ama il figlio se il figlio è bravo. Se il figlio diventa anche un tossicodipendente, una persona difficile, la mamma soffre con lui, lo segue con lui. Non è che se è bravo li vuole bene. Anche se non è bravo li vuole bene. Così è da parte nostra. Non per quello che lei darà io devo consegnarmi. Questo significa darsi. Non per quello che lei riceverà in contraccambio, ma perché lei merita la mia donazione.
Però attenzione, in che maniera dobbiamo dare noi stessi? Dice San Luigi Maria, darsi per intero. Dobbiamo darci al 100% e non al 95%. Se tu ti doni al 95% non è un darsi, è un affidare in deposito, non è una consegna di te.
e un tienimi un attimo questi beni e poi li riprendo. Noi diamo tutto alla Madonna, San Luigi lo dice esplicitamente, il nostro corpo, la nostra anima, i nostri sensi, le nostre facoltà, i nostri beni esteriori, se io rimango senza beni esteriori è tutto giusto, l'ho consegnato a Maria, i beni interiori, i nostri meriti, le nostre virtù.
E lo sta dicendo un santo che, per quelli che conoscete la sua storia, lui non ha avuto mai a livello umano un successo. Nemmeno i suoi scritti sono stati pubblicati. Lui è morto senza che siano stati pubblicati i suoi scritti, erano spariti.
muore con una congregazione appena iniziata, lui continuamente nella vita di San Luigi e Maria lo vedremo fallire, anche nelle opere sante. Lui vuole predicare in un posto e viene rifiutato, vuole iniziare la sua congregazione, arriva dopo giorni di camminata, arriva al posto dove sarebbe iniziata, viene espulso da questo paesino. Il famoso esempio di questa via Crucis che lui aveva costruito,
E che dopo migliaia di lavoratori, a Ponchatò, dopo aver lavorato per, se non mi sbaglio, due anni all'incirca, con tantissima gente, il giorno della benedizione lo fanno togliere, addirittura lo distruggono, viene distrutto. La gente era arrivata da diversi punti di tutta la Francia per partecipare e non si è fatta nessuna benedizione. Un fallimento. Lui non ha visto il frutto dei suoi meriti. Lo aveva consegnato alla Madonna.
E la Madonna le ha preso la parola, tu me la hai consegnata, bene. Ed è questo santo che ci insegna questa devozione. Quindi, attenzione, io invito a tutti, tutti possiamo donarci, alcuni si doneranno di più, altri di meno. Tutti vale la pena fare questa consacrazione. Ma io invito tutti voi a consacrarsi nel migliore, nel massimo dei modi possibili. Non aver paura di una consegna totale.
perché noi seguiamo questo perché nelle prossime catechesi vedremo i frutti che produce in noi e vedrete che alla fine, anche se non dobbiamo cercarli, riceveremo beni, dice lui, San Luigi Maria semplicemente li descrive con questo nome misterioso, con meraviglie di grazia, non sa descrivere in che consistono. Bene, darsi per intero.
non il 95%, e lui lo dirà molto spesso in tutte le frasi che abbiamo sentito. Darsi per intero che Maria abbia un diritto di proprietà su tutto quanto possiamo offrirle. Più avanti vedremo come San Luigi e Maria paragonano addirittura questa consacrazione e dice che è più perfetta, addirittura ossa dire, questa consacrazione è più perfetta di quella che fa un istituto religioso.
Perché un istituto religioso dona la povertà e i beni esteriori, con la castità e l'affetto, con l'obbedienza e il bene interiore, la volontà, però rimangono, dice, i meriti, i meriti delle buone azioni, cioè i beni interiori acquistati. Con questa consacrazione si deve donare anche questo. Doniamo il pensiero, il cuore, i sensi, gli occhi per vedere.
Dovremmo chiedere che cosa mi permette vedere la Madonna. Alcune cose, per esempio, molto spesso anche non cattive, però che fanno del male o che vanno contro la consacrazione. Bene, questo parleremo più avanti. Però esige una donazione totale. Noi, per fortuna, per grazia di Dio, non per fortuna, nella nostra congregazione abbiamo il quarto voto di schiavitù mariana. Quindi, darsi. Seconda cosa, darsi per intero.
Facciamo un altro passo. Darsi per intero e per sempre. Le si deve dare tutto quello che abbiamo, dice San Luigi Maria, e tutto ciò che possiamo avere nel futuro nell'ordine della natura, della grazia o della gloria.
Il grado di vicinanza a Dio in Paradiso, che voi sapete, alcuni santi, tutti saremo bicchieri pieni, no? Nel senso di dire, alcuni lo vedranno più da vicino, allora io dico, ah, ma io, per esempio, sarò un pochino più indietro dei santi, per esempio. Allora non lo vedrò tanto chiaro, questo mi farà soffrire, dirò, ah, no, no.
E come Santa Teresina metteva questo esempio, una sorella di Santa Teresina dell'Isiela mette questo esempio a lei. Prende due bicchieri, uno più piccolo e uno più grande, e li riempie. Quale bicchiere ha più acqua? Questo. E quale bicchiere è più pieno? Beh, tutti e due. Bene, saremo tutti pieni.
con più grazia, con più vicinanza a Dio, però tutti pieni, questo non deve essere motivo. Però anche questa quantità, chiamiamola così, di gloria, anche questo lo consegno a Maria, che mi metta Maria nel posto del paradiso dove Dio vuole, dove lei ha fatto la sua intercessione per me.
nell'ordine della natura, della grazia e della gloria. E questo, dice San Luigi Maria, per tutta l'eternità. Quando fa la differenza fra un... perché non invece di chiamarmi schiavo, servo? Dice, perché il servo non è che per un tempo al servizio del suo Signore, mentre lo schiavo lo è per sempre. Un servizio si fa in un attimo.
lo schiavo deve vivere legato a questo lo si fa per sempre quindi il nostro stesso atto di consacrazione la formula con la quale noi ci consacreremo di quale parleremo più avanti dice lasciandovi tutto intero e pieno diritto di disporre di me e di tutto ciò che mi appartiene nel tempo e nell'eternità nell'eternità continueremo questa dipendenza di Maria perciò
Darsi per sempre significa darsi per intero, significa darsi per sempre. L'ultima di queste caratteristiche è che sia per amore, un darsi per amore. Non ci si consegna un altro per un altro motivo. Questa è la parte più importante. Dice il padre Huppertz,
Quindi, che dobbiamo amare Dio, dice, per capire quello che stiamo dicendo, darsi per intero, per sempre e per amore. Basta che manchi una di queste caratteristiche perché non sia questa consacrazione della quale parliamo. Dice, bisogna amare Dio con una carità perfetta, con un amore perfetto. Cioè amarlo per sé stesso e non per i benefici che mi fa, perché mi fa sentire meglio.
Attenzione, è lecito sperare, anche in questa consacrazione, non è male sperare che la Madonna mi consegnerà dei beni, però a partire dalla virtù della speranza, la speranza è una virtù che dobbiamo vivere, è lecito da parte nostra, perciò San Luigi Maria parlerà dei benefici che riceviamo, con questa consacrazione, nonostante abbia detto che non è per i benefici.
che noi ci consacriamo a Maria, ma è per la sua persona, perché lei se lo merita. Però è lecito, nonostante ciò, desiderare questi beni, sperare in questi, però appartiene alla virtù della speranza, che si dà in questa consacrazione, anche se essenzialmente consiste nell'amore, nella carità.
E la carità è amore per l'altro, per se stesso, non perché l'altro mi serve, mi diventa utile. Non posso volere il bene di una persona perché questa persona mi diventa utile. Questo non è voler bene della persona.
Questo è utilizzare la persona. San Giovanni Paolo II diceva qual è il contrario dell'amore. Uno dice bene, il contrario dell'amore è l'odio. No, dice San Giovanni Paolo II, il contrario dell'amore è l'utilitarismo, usare, utilizzare l'altro. Per esempio, tu non puoi essere amico di una persona perché la persona ti fa ridere. Se la persona non ti fa ridere, sei malato. L'amico vuole il bene dell'amico.
Vuole che il suo bene, non lo usa per il proprio bene. Perciò questo è da ribadire qui. Noi amiamo Dio, dobbiamo amare Dio perché, per come è Dio, per quanto Dio sia buono, quanto Dio sia perfetto, quanto Dio sia Padre. E dobbiamo amare Maria Santissima per quanto lei è immacolata e piena di grazia, per quanto lei ama noi, per quanto lei è madre nostra.
Perciò uno non deve mai dimenticare che questo sia il vero motivo della consacrazione. Esistono lecitamente questo poter sperare nei benefici che Maria concederà a me, però nel sperare questi benefici consiste questa devozione, ma consiste in un atto di amore. E dice San Tommaso che il motivo che ci spinge a dare gratuitamente è l'amore.
gratis, senza attendere nulla. Che dire? Diamo qualcosa a qualcuno gratuitamente perché vogliamo un bene per lui, la mamma con il figlio. Vuole che il figlio stia bene. La prima cosa dunque che diamo a una persona che amiamo è lo stesso amore. Non diamo altro, diamo amore. La prima cosa che si dà alla persona amata è lo stesso amore.
E così l'amore è il primo dono, dice Sant'Omaso, grazie al quale si danno tutti gli altri doni gratuiti. Gratuiti significa un dono che consegno senza tendermi nulla.
Perciò i doni che Dio concede a noi sono i doni di grazia. Grazia viene da gratis, è qualcosa di gratuito. Tutto quanto riceviamo è grazia, Dio ce lo dà a noi non perché lui ha bisogno di una restituzione. È il bene mio far restituirle con la gratitudine. Non è che lui abbia bisogno, è un dono gratuito, la sua presenza, giustamente i suoi beni sono grazia, sono gratis.
Quindi consideriamo le seguenti conclusioni alle quali arriverà San Luigi Maria. Se io mi dono a Maria per amore, l'amore di Maria verso di me è già garantito, è il punto di partenza. Che Maria a me mi ama come madre, con un amore che non troveremo in questo mondo, lo capiremo solo nell'altra vita. Capiremo quanto ci ama Maria Santissima, quanto ci conosce, ci conosce proprio anche nei più minimi pensieri.
Bene, questo amore suo già è assicurato. Se io rispondo, corrispondo a questo amore, offrendo me stesso a lei, per amore. Bene, immaginate come si trasforma questa vita, dove c'è questo scambio. Io dono a lei e lei può, grazie a che io accetto, donarsi a me. Quindi, ci sono alcune conclusioni. Dice il padre Huppertz, allora...
Questa consacrazione, con questo dono da parte mia verso Maria, il più generoso, donare in questa maniera, in maniera per intero, per sempre e per amore, è il dono più generoso che io possa fare. Bene, donarsi in questa maniera significa che la nostra perfetta consacrazione è l'atto più elevato di perfetta carità verso Dio e la nostra Divina Madre. Non faremo un atto di amore più grande di questo.
Figlio, dammi il tuo cuore, dice il Signore nella Sacra Scrittura, nel Libro di Osea. Ed è questo ciò che stiamo facendo, offrendo il nostro cuore a Dio attraverso Maria Santissima, attraverso la sua persona che, conoscendola e amandola, ci porterà al cuore di Dio stesso, al cuore di Cristo. Quindi, prima cosa è questo.
Questa consacrazione significa l'atto più elevato di carità. Seconda cosa, ogni rinnovo, ogni volta che io rinnovo questa donazione, interiormente, dice con una sola frase, io sono tutto tuo Maria, è tutto quanto è mio, te lo dono, è un modo di rinnovare la consacrazione. Ogni rinnovo della nostra consacrazione significa anche, dice, un atto di amore perfetto e puro per loro, per Gesù e per Maria.
Terzo, ogni esercizio di vita mariana, lo vedremo più avanti, svolto con questo spirito, ha il valore di un atto di perfetta carità. E gli effetti meravigliosi che produce questo li comprenderemo anche solo nell'altra vita, come dicevamo prima.
Perciò il padre Hubertz usa un'espressione molto bella. Dice che nel Medioevo si cercava la pietra filosofale, questa pietra che avrebbe trasformato in oro i metalli anche più vili. Portava un metallo di iloto, questa pietra filosofale l'avrebbe fatto diventare oro. Se uno trovasse questa pietra filosofale che...
riguardo l'amore di Dio, che tutte le mie azioni con i miei limiti, le mie miserie, la mia incostanza, tutte queste cose, se io potessi far toccare una pietra che le facesse diventare un atto di retta intenzione, di santità, bene, nella fede cattolica esiste.
Ed è consegnare tutto a Maria Santissima. Consegnare tutte le mie azioni a Maria Santissima significa che lei li prende e lei li fa diventare oro. Perché questo realizza l'amore. L'amore fa diventare simile l'altro. Tra le persone che si amano si diventano simili. Ed è questo ciò che realizza Maria Santissima. Perciò San Luigi Maria continua dicendo...
Che questo darsi, allora arriva al dunque, darsi per intero, per sempre, per amore, ma giunge in qualità di schiavo. Per esprimere, con questa ultima espressione, quello che chiude tutto il cerchio. Non c'è unione più forte di questa che propone San Luigi Maria.
Non ci sarebbe un'unione di dare se stesso, perciò darsi già implica tutto, non dare una cosa a mai la persona, che sia totale, che sia per sempre, che sia per amore. L'amore necessariamente comporta un dono gratuito, però come uno schiavo, per sottolineare che da questo momento che tu ti dai, dipendi da Maria Santissima. Hai una dipendenza nelle tue azioni interne, nei tuoi pensieri, nelle tue azioni esterne.
per una dipendenza fondata nell'amore. Perciò non si fa per timore, si fa per amore. E quindi in qualità di schiavo è qualcosa che ripeterà continuamente San Luigi Maria, lui dirà va bene se non volete chiamarvi schiavi di Maria, almeno accettate di essere schiavi di Cristo, come dice la Sacra Scrittura, però stesso San Luigi Maria dice chiamatevi schiavi di Cristo, che alla fine è uguale ad essere schiavi di Maria.
Però padre Cooper dice che non è una soluzione togliere la parola schiavitù per evitare queste impressioni. No, è darle alla schiavitù questa forma di amore, la propria di due innamorati, la propria schiavitù, fra virgolette, di una mamma con il bambino neonato. Non è una schiavitù questa? No, mi diranno le mamme.
tu sei schiava, sei sottomessa, lascia questo figlio. No, mi dirà la mamma, non lo voglio lasciare, anzi non mi sento una schiava, perché è un amore. E guardate, la mamma dedica tutto, tutto se stessa, tutta la sua psicologia, tutto il suo spirito, non solo il tempo, non solo la stanchezza fisica.
È molto bello consegnarsi in qualità di schiavo, perciò San Luigi Maria alla fine dice una volta che tutta la mia persona è consegnata così a Maria Santissima, semplicemente l'esperimento è dicendo così, sapere che io sono di Maria e Maria è mia, che consolazione, che bello, non può essere una cosa triste questa.
Che fonte di gioia è questa schiavitù, che allegria questa mutua appartenenza. E guardate, è stato praticato da molti santi. Il padre Hooper si è fatto una indagine molto bella, come il santo curato d'Ars, stabilì lui stesso la confraternita della santa schiavitù, anche il santo curato d'Ars. Si vede che anche lui aveva capito che non era qualcosa di brutto.
E lui diceva che chi prendeva sul serio la sua salvezza doveva entrare in questa salutare confraternita. Sant'Alfonso Maria dell'Iguore, dottore della Chiesa, uno dei più grandi devoti di Maria che il mondo abbia mai visto, diceva «O madre del bel amore, accettatemi come vostro servo e schiavo eterno». Tantissimi altri, San Giovanni Eudes, Santa Margherita Maria di Alacoque, no?
Santissima, amabile e gloriosissima Vergine, Madre di Dio, a cui ci siamo dati e consacrati interamente, queste espressioni,
«Gloriandoci di appartenervi come figlie, serve e schiave nel tempo e per l'eternità». Se io non dicessi che era Santa Margherita, qualcuno diceva che era una frase dello stesso San Luigi Maria. Vedete? San Luigi Maria si vanta anche di questo. Non è una pratica nuova quella che insegna. La esposizione sua è nuova, è originale. Il modo di dirlo, di proporlo.
Però lui dice io l'ho trovata, l'ho trovata prima, l'hanno praticata molti prima di me, la sto solo esponendo in maniera ordinata. Perciò dirà non l'ho trovata in nessun libro, ma mi è stata ispirata dallo Spirito Santo, però era praticata anche se non era così formalmente spiegata come lo fa lui. E così troveremo la schiavitù in Sant'Ignazio di Loyola, in San Bonaventura come si rivolge a Maria chiedendogli di accettarlo come schiavo.
San Bernardo, il dottore, suavissimo, esclama, non sono che un onvile schiavo che ha il grande onore di essere il servo del figlio allo stesso tempo che della madre.
mette insieme la schiavitù e l'essere figlio bene e potremo riportare tanti esempi ancora della Sagra Scrittura, voi troverete questo nel nel nel testo Guida io finisco solo con un esempio
Non potrebbe ancora parlare di questo, però finisco solo con un esempio, seguendo una serie di immagini dipinte da una suora, una delle nostre suore, della nostra famiglia religiosa, delle serve del Signore e della Vergine di Matarà, suor Maria Sacramentado.
che lo ha fatto per un'edizione delle opere complete della storia, tanto che ora noi della Madonna di Luján, che mi accompagna in questa consacrazione, per essere non solo patrona dell'Argentina come lo è, ma è patrona di tutta la famiglia religiosa.
essendo che il nostro fondatore chiedeva a lei la grazia di poter aiutare le vocazioni. Questa era la grazia che chiedeva essendo seminarista, e quindi questo è il frutto, lui diceva, di questa preghiera, è stata la nostra congregazione. Allora io seguo questi dipinti fatti da suo sacramentato.
per raccontare un po' la storia, perché si tratta di una statua, di una statua semplice, però molto miracolosa, talmente miracolosa che oggi in Argentina è in meta di pellegrini continuamente, che hanno visto i suoi miracoli.
però che è stata affidata giustamente a uno che voleva chiamarsi il suo schiavo e che infatti era uno schiavo. Allora, anzitutto, siccome l'altra lezione scorsa ho finito con una canzone, oggi finisco con questi dipinti per raccontare un po' la sua storia. Si tratta di un uomo, questo schiavo, da noi chiamato il Negrito Manuel, il Neretto.
era oscuro, era africano, era di colore. In Argentina dire negro è un modo simpatico, carino, anche tra marito e moglie ogni tanto si chiamano mi negrito, mi negrita, o la mamma al figlio lo chiama il negrito. Da noi si usa in maniera molto simpatica, molto affettuosa, è un modo affettuoso di parlare. Perciò da noi, Emanuele è chiamato il negrito Emanuele, affettuosamente.
Bene, questo Manuel è originario di Cabo Verde, oggi Dakar, in Africa, ed è venduto come schiavo nel Brasile. Dal Brasile raccontano che subito cominciano a spiegargli i misteri di fede e che era molto docile, già lo si capiva in questa maniera. Voi immaginate con tutto il dolore di aver lasciato la sua terra.
Comunque era molto entusiasta nell'imparare le cose di fede. Bene, si porta in una carrozza due statuine della Madonna dal Brasile in Argentina. Un amico del Brasile che lo manda in Argentina per essere portati al nord dell'Argentina in una parte del Santiago dell'Estero chiamata Sumampa.
Loro arrivano con le carrozze fino ad un fiume di Buenos Aires chiamato il fiume Luján. Era un fiume, semplicemente. E si fermarono lì per riposarsi nella casa di un uomo. Al riprendere il viaggio, le carrozze non partono. Semplicemente non partono. I cavalli che fanno forza, ma non riescono a trascinare la carrozza. E il negrito Manuel, si dice, mosso della grazia di Dio, dice, Signore, le dice al suo padrone, tolga dalla carrozza una delle scatole e vediamo se parte.
Così fecero, ma la carrozza non partiva, tolgono una. Allora il negrito Manuel dice, togliete l'altra, cambiate, cambiate le scatole e vediamo se in questo c'è qualche mistero. Così ha parlato il negrito Manuel, che era lo schiavo, era l'ultimo, umanamente parlando di quelli che erano lì.
E lì la carrozza parte. Allora il negrito Manuel dice, questo indica che la statua della Madonna rinchiusa in questa scatola deve rimanere qui. E tutti obbediscono al negrito Manuel e lasciano lì questa Madonna che in realtà doveva andare a un viaggio ancora molto lungo. Le si costruisce una piccola cappella in una casa molto umile e da allora...
Nel più intimo dell'anima di Emanuele si formò un'unione salda e indissolubile tra il suo cuore e quello della Vergine, raccontano le cronache. Una unione che esprime molto bene la consacrazione della quale stiamo parlando. Una unione salda e indissolubile. Lui era schiavo, lui sapeva cosa significa appartenere come schiavo a una persona.
Fu praticamente lui allora destinato al culto della miracolosa statua. Era talmente legato che lo lasciano lì anche a lui. Insieme alla statua lasciano anche lo schiavo. Lo faceva con tanto amore e attenzione che mai mancò per ben 40 anni la fiamma accesa del candelabro. La serviva con somma pace e allegria.
A lei si era donato come schiavo e lui capiva perfettamente ciò che significava tale donazione e si riconosceva come vero ed esclusivo schiavo di Maria. Lui si presentava come schiavo di Maria. Addirittura in un momento cominciano a discutere per la sua persona.
l'erede di quello che aveva comprato Manuel come schiavo e questa nuova famiglia che lo aveva colto insieme alla Madonna e mentre discutevano queste due famiglie lui andava a chiarire con un'espressione in Argentina molto cara a noi io sono della Virgen nomas io sono della Vergine soltanto solo che il nomas significa un soltanto ma anche più forte come se dicesse io sono della Madonna e basta e non sono di nessuno di voi
Cioè io sono schiavo, sono schiavo, ma suo. Io non ho altro padrone, diceva molto spesso. Comunque io non avrò mai altro padrone se non la Madonna di Lujan. Uno schiavo che faceva dell'ostrumento brutto di schiavitù una schiavitù di amore. E è questa schiavitù d'amore che lui lo ha portato ad essere oggi veramente un esempio per tutti noi. Si racconta che la Madonna cominciò a fare tantissimi miracoli.
addirittura in un momento una signora compra la statua ma non porta con sé Manuel non porta con sé l'oschiavo della Madonna e si racconta che per due volte la Madonna riappariva nella casa dove c'era Manuel non se ne voleva andare senza il suo oschiavo senza colui che si diceva suo oschiavo di amore la Madonna ha scelto lui ha scelto un oschiavo uno che si vantava di essere oschiavo
La Madonna di Luján cominciò a fare tanti miracoli, grazie che il popolo aveva una stima altissima di lei, bambini guariti dalla peste, un bambino che è stato miracolosamente guarito, la pioggia in un periodo di lunga siccità, la preservazione davanti a uno di questi maloni, queste invasioni degli indios che rapinavano, ebbene, miracolosamente sono stati fermati. Il popolo comincia a offrire dei doni, vedendo tanti miracoli,
per la costruzione di un tempio, la treccia dei capelli delle ragazze, pellegrinaggi a piedi, l'anello di matrimonio, tanti canti e poesie fatte dai gauchos in onore di Maria. Però di tutte queste cose, la figura che più ci ispira a noi è quella di Emanuele. La Madonna non vuole essere acudita se non dal suo schiavo, lui la chiamava «la mia unica padrona».
aveva verso di lei un rapporto di dipendenza totale, ma soprattutto di amore, un rapporto tenero e fiducioso. E siccome si racconta che la Madonna ogni tanto spariva, e lui la trovava di nuovo piena di cardi, piena di ruggi, di fango, e allora lui, che aveva un rapporto tenero che è fondamentale per questa consagrazione, la rimproverava dicendole
Mia Signora, quale necessità avete voi di uscire di casa per rimediare qualsiasi necessità, essendo voi così potente? Come mai voi siete così amica dei peccatori? Andava a fargli favore ai peccatori. Come mai siete così amica dei peccatori che andate a cercarli quando vedete che essi vi trattano così male?
Erano molti miracoli addirittura che Maria faceva attraverso Manuel. La Madonna faceva miracoli ma attraverso il suo schiavo. Gli schiavi di Maria ricevono anche il potere di Maria per un'efficacia maggiore nell'ordine della grazia. Uno dei più famosi fu quello di padre Montalvo.
arrivato a Luján in gravi condizioni. Manuel prendeva di questi cardi, anche di questo fango che aveva la Madonna nel vestito, lo fece come cuocere e lo diede a bere a questo sacerdote che stava morendo e immediatamente guarì. Manuel gli dice che la Madonna la vuole come suo capelano. Infatti padre Montalvo rimase per sempre come capelano della capela della Madonna di Luján. Quindi niente, impariamo la vera devozione.
E quanto i più amati di Maria amano chiamarsi i loro schiavi. Io sono della Vergine e basta, io appartengo a lei. San Luigi Maria insegna a ripetere spesso, io sono tutto tuo e tutto ciò che è mio ti appartiene, oh amabile Gesù, per mezzo di Maria tua Santa Madre.
La parola schiavitù viene a significare questo. Quando noi diciamo che siamo schiavi, significa che stiamo dicendogli a Maria, io sono tutto tuo, io ti appartengo. E questo, fra persone che amano, è molto bello, non è brutto. E perciò, in questo ultimo dipinto del Negrito Manuel, la suora che lo ha dipinto, dice anzitutto di notare il volto di allegria che ha.
Lo schiavo di Maria è felice, riceve Maria la felicità di essere suo schiavo, suo servo. E anche Emanuele guarda noi per mostrare che non solo lui era schiavo, ma che noi dobbiamo essere schiavi. Ai devoti della Madonna di Lujan ci sta dicendo anche questa è la tua padrona, la Madonna, la Madonna di Lujan o la Madonna di Loreto, la Madonna è la tua padrona.
ce la sta offrendo anche a noi, ci sta ricordando che anche noi dobbiamo essere i suoi schiavi. E perciò, conclude un autore, impariamo sempre dal negrito Manuel la materna schiavitù d'amore per la quale si fa offerta di tutta la nostra persona e di tutti i nostri beni a Maria e per lei a Gesù, imparando a marianizzare tutta la nostra vita. Un caro saluto a tutti e Rege o Maria.