Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. O Signora mia, o Madre mia, io mi offro interamente a te e in prova del mio affetto filiale ti consacro in questo giorno i miei occhi, le mie orecchie, la mia bocca, il mio cuore, in un'unica parola tutto il mio essere.
Quindi, se io sono tutto tuo, o Madre di bontà, sollevami, proteggimi e difendimi come cosa e proprietà tua. Amen. Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Carissimi amici, benvenuti a questa undicesima catechesi della preparazione per la consagrazione a Maria Santissima in materna schiavitù d'amore secondo gli insegnamenti di San Luigi Maria Grignon di Montfort.
Stiamo quasi finendo, mancherà questa e quella seguente di Catechesi, per finire la prima tappa del nostro percorso, una tappa fondamentale che consiste nel liberarsi dallo Spirito del mondo. Liberarsi dallo Spirito del mondo non è sufficiente, lo scopo è avere lo Spirito di Cristo, avere la mente di Cristo, come dice la Sacra Scrittura, in noi.
E quindi è necessario questo spirito, questo spirito di Gesù in noi?
che è ciò a cui abbiamo dedicato la lezione precedente e che oggi dovremo continuare, quando abbiamo considerato quello che si chiama la vita soprannaturale in noi, che è tutta l'azione di Dio interiore nelle nostre anime, che è un mondo completamente reale, però sì, soprannaturale, quindi spirituale, e quindi non magari che si possa toccare, si possa prendere, non è sensibile, non è carnale,
ma è realissimo, lo abbiamo considerato la lezione scorsa parlando della realtà della grazia santificante, della realtà delle virtù, della fede, speranza e carità, della realtà dei doni dello Spirito Santo, delle grazie attuali, e oggi dovremo dedicare solo a un tema, però è il tema fondamentale, il tema che è principio e corona di tutta la vita sopranaturale,
che teologicamente, dopo lo spiegherò, si chiama la inabitazione trinitaria. È qualcosa che ci sorpassa in quanto alla nostra capacità, però è il dono più grande che Gesù Cristo è venuto a lasciare sulla terra. E noi vedremo come Gesù ha preparato gli apostoli a che capiscano questo dono.
Non solo certi doni di predicazione, certi doni di redenzione, ma il dono di essere, di far diventare ognuno di noi Tempio della Santissima Trinità. Stiamo dicendo che la Santissima Trinità si trova in ogni anima in grazia e si trova in un modo reale, c'è una presenza reale. E qualcuno mi dirà,
No, presenza reale noi lo attribuiamo soltanto all'Eucaristia, è vero, si parla di presenza reale. Ma, come insegna San Giovanni Paolo II, si parla di presenza reale dell'Eucaristia non perché non sia presenza reale quella della Trinità in noi.
Si chiama presenza reale dell'Eucaristia perché lì è presente per antonomasia. In noi questa presenza può aumentare o diminuire in base al grado di amore che abbiamo per Dio. Cioè il grado di amore, il grado di carità, della virtù teologale della carità di cui abbiamo parlato nella lezione scorsa, in base a questo grado, secondo sia questo grado, sarà la presenza.
sempre ci sarà questa presenza della Trinità. Può essere più grande, può avere un influsso più grande in me, anche se, ma in ogni anima in grazia c'è il Padre, il Figlio e il Spirito Santo realmente presenti. Realmente ogni persona è Tempio dello Spirito Santo, Tempio della Santissima Trinità, Tempio dove regna il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.
Lo dice Gesù stesso, altrimenti non lo avremmo mai immaginato noi. Se uno mi ama, osserverà la mia parola. Prima cosa che dice nel Vangelo di Giovanni. Se qualcuno mi ama, l'amore, osserverà la mia parola, i comandamenti, quindi la vita di grazia. E che succederà quando uno ama e quindi osserva la parola di Dio? Il Padre mio lo amerà e noi verremo a Lui.
E prenderemo dimora presso di Lui. Parole veramente che ci lasciano veramente meravigliati. Da quanti doni il Signore ha voluto donarci, non potendo fare altro, ha donato tutto se stesso. Ha donato la Santissima Trinità. E questo per noi cambia tutto l'orientamento della nostra spiritualità.
Una persona può sentirsi da sola, abbandonata dagli amici, dai parenti, da chi sia, però se sa che la Santissima Trinità è con sé, può sentirsi da sola? Se il Creatore di cielo e terra, se il Redentore degli uomini, se lo Spirito Santificatore realmente sono presenti in me e io sono certo di questo, io ho esperienza di questa presenza, mi sentirò mai da solo? Avrò paura di qualcosa?
Una spiritualità che non ha la inabitazione trinitaria al centro è una spiritualità falsa, dice il padre Iraburo. O almeno una spiritualità decentrata, in maniera tale che è zoppica. Perché non viene circoscritta ciò che è essenziale nel Vangelo. E sempre che la presenza divina nei cristiani è ignorata o dimenticata,
La spiritualità crolla inevitabilmente in moralismi antropocentrici e in volontarismi pelagiani di uno o altro stile. E' questa inabitazione trinitaria, questa presenza della Trinità in noi, che per San Giovanni della Croce era considerata il massimo a cui si può aspirare in questa vita. Non c'è nulla più grande di questo.
Dimmi che tu sei riuscito a diventare avvocato, a diventare una grande persona, una persona importante, ma diventare luogo della Santissima Trinità supererà tutti questi evidentemente. Parleremo di tre punti noi in questo momento. La prima cosa...
Parleremo di questa presenza di Dio e come Dio prepara questa inabitazione trinitaria lungo l'Antico Testamento fino a Gesù. È lì, con la morte di Gesù sulla croce, che è lì che i cristiani riceviamo la Trinità. Faremo una specie di percorso come Dio nell'Antico Testamento comincia ad avvicinarsi all'uomo.
fino alla redenzione operata da Gesù, in cui questa presenza verrà realizzata. Poi parleremo di come la spiritualità della inabitazione,
Una persona convinta di questo ha una certa spiritualità, ha un certo modo di vivere la fede. Parleremo anche di questo. E infine, un metodo pratico di preghiera fondato in questa verità della inabitazione trinitaria, insegnato da Santa Teresa di Gesù, che è la chiamata orazione di raccoglimento. Allora, parliamo anzitutto di questa presenza di Dio. Voi sapete che Dio è presente in ogni cosa.
È presente in tutte le cose per potenza, in quanto tutte le cose sono soggette al suo potere.
E presente si dice per presenza, anche se sembra ridondante ma non lo è, in quanto tutte le cose sono aperte e patente ai suoi occhi, in quanto tutto è presente davanti agli occhi di Dio, ed è presente per essenza perché in ognuna di esse si trova come causa dell'essere. Quindi Dio è presente in quanto creatore in ogni realtà creata. Questo è necessariamente così. Però noi vogliamo capire un'altra presenza.
Non la presenza di Dio solo in quanto creatore, che già è molto importante riconoscerla, ma parleremo della presenza di Dio in quanto amico. E questo solo si dà nell'uomo e negli angeli, però non si può dare negli esseri irrazionali. Anzitutto, i primi avvicinamenti di Dio iniziano con Abramo. Si tratta di un Dio che per Abramo è ancora sconosciuto.
che le si manifesta molte volte in straordinarie teofanie e locuzioni, però Dio rimane ancora più, diciamo, fondamentalmente da temere. Comunque è un Dio che dalle volte è distante, dalle volte è vicino, dalle volte è terribile, dalle volte è favorevole. È un Dio però che affascina anche Abramo per la sua bontà, per la sua grandezza.
E già lì Dio chiede ad Abramo, io sono Dio Onnipotente, cammina nella mia presenza. E chiede questo, cammina nella mia presenza. Nei tempi di Mosè la presenza di Dio diventa più intensa e più stabilmente espressa con alcuni segni sacri. Ricorderete, Mosè ha un rapporto confidente con Dio, Dio gli dice anche il suo nome, quindi già c'è una...
una unione un pochino più familiare, un dialogo più familiare, più intimo, c'è una certa intimità maggiore, per dire una certa familiarità. Mosè può vederlo, anche se solo di spalle, come dice la scrittura, però il Signore parlava con Mosè faccia a faccia, come un uomo parla con il suo amico, dice così il libro dell'Esodo, come un uomo parla al suo amico, molto bello questo.
però rimane sempre un Dio misterioso anche per Mosè. Il popolo non può avvicinarsi a lui, non lo può neanche rappresentare in nessuna figura. Il popolo però ha bisogno di un Dio più palpabile, di qualcosa più sensibile. Era un popolo troppo carnale, come dice lo stesso Gesù. Mosè vi ha permesso alcune cose per la durezza del vostro cuore. Era un popolo duro di cuore.
Erano abituati all'idolatria. Questo nuovo Dio si presenta come l'unico vero Dio, ma forse troppo spirituale. Allora il popolo chiede un Dio che cammini davanti ad esso. E Dio condiscende. Dio, sapendo che il popolo ha bisogno di questa immagine, accetta. Quindi mi faranno un santuario.
E io abiterò in mezzo a loro. Questi luoghi della presenza di Dio sono diversi. Ricorderete la nuvola, per esempio, che è misteriosa e vicina, visibile ma inaccessibile. Questa nuvola dove c'era la presenza di Dio che seguiva il popolo. La tenda.
una tenda portatile che doveva essere alzata fuori l'accampamento, era lì il luogo dove si trovava Dio, il luogo della presenza di Dio, lo stesso l'arca. Non c'è assolutamente idolatria perché il popolo di Israele sa che Dio non è un'arca, non è una nuvola, ma che si trova lì, in qualche maniera nascosto in questa realtà.
Però Dio sempre in mezzo al popolo vuole mostrarsi come di una infinita trascendenza. Dio non è limitato da un'arca né da un idolo, ma è molto più grande di questi. Siamo arrivati però al Tempio, il Tempio di Gerusalemme, il luogo dove abiterà il Signore. È molto bello che in tutte queste manifestazioni, sia nelle teofanie, sia nella nuvola,
Ogni volta che Dio agisce, il popolo gioisce tantissimo. Come è molto bello così quando si andava verso Gerusalemme. Quale gioia quando mi dissero andremo alla casa del Signore, dice il Salmo. Quale gioia quando si iniziavano i pellegrinaggi al santuario di Gerusalemme. Perché? Perché lì al Tempio era presente il Signore.
Sono molto belli anche i testi, no? Perché invidiati o monte dalle alte cime, il monte che Dio ha scelto a sua dimora, il Signore lo abiterà per sempre. Terribile sei Dio dal tuo santuario, il Dio di Israele dà forza e vigore al suo popolo, sia benedetto Dio. Anche i profeti ebrei amano il Tempio.
Però cominciano i profeti a dire alcune cose che destano una certa meraviglia nel popolo. Che Dio abita non solo nel Tempio, ma cominciano a dire che Dio abita nel cuore di quelli che le sono fedeli. Dio abita anche nel cuore. Con una qualche presenza cominciano ad ammettere i profeti.
Il giusto, si dice nel Salmo, cammina nella presenza del Signore. Si dice il giusto vive nella casa del Signore, vive all'ombra dell'Onnipotente. Il Signore è vicino a quanti lo invocano, vicino, queste vicinanze del Signore. È trascendente, infinito, però si avvicina, si avvicina all'uomo.
Felicità e grazia mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita, dice il Salmo, e abiterò nella casa del Signore per lunghissimi anni. Evidentemente si sta riferendo a qualcosa altro che non è il Tempio, perché non si può abitare dentro il Tempio per lunghissimi anni. Abiterò nella casa del Signore. Ma il popolo non immagina che la casa saranno se stessi.
Però immagina che c'è una presenza del Signore più grande di quella nel Tempio. Questo Tempio che verrà dopo sarà la persona di Gesù Cristo, sarà il Verbo fatto carne, questo uomo, vero uomo, che possiede la pienezza della divinità in sé.
Quindi è lui un tempio molto più elevato che il tempio di Gerusalemme. Perciò quando gli dicono a Gesù, guarda che bello questo tempio, lui dice, distruggete questo tempio, in tre giorni io lo riedificherò. Come dicendo, questo tempio si può distruggere, questo però non si può distruggere, che è lui stesso. Infatti in lui abita corporalmente la pienezza della divinità. E perciò Gesù dice,
Fa un annuncio, un annuncio solenne, dice il Vangelo di Giovanni. Nell'ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù, levato si in piedi, cioè comincia a dare alcuni dettagli che di solito non si danno nel Vangelo. Quindi, levato si in piedi, esclamò ad alta voce, possiamo tradurlo, gridò.
ad alta voce, annuncia una cosa molto solenne. Cioè, San Giovanni vuole far sottolineare che è un annuncio solenne che fa Gesù. Che cosa annuncia? No? Il grande giorno della festa, ha scelto anche il giorno Gesù, si alza in piedi e grida Chi ha sete venga a me e beva chi crede in me. Fiumi d'acqua viva sgorgeranno dal suo seno.
E continua San Giovanni, questo egli disse riferendosi allo Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui. Infatti non c'era ancora lo Spirito perché Gesù non era stato ancora glorificato. Gesù non è stato glorificato, non ha dato la sua vita in croce, la sua croce è la sua glorificazione anche. E quindi siccome Gesù non è ancora...
compiuto ancora l'opera della redenzione, Gesù è un tempio, per un tempio chiamiamolo così chiuso. Lui si aprirà il giorno in cui consuma la redenzione. La glorificazione di Gesù sarà nella sua morte e risurrezione. E questo tempio chiuso si apre propriamente nel momento della morte di Cristo.
Lo dice San Giovanni, che aveva capito tutto. Aveva capito tutta questa intenzione dell'Antico Testamento di Dio di preparare questa presenza di Dio nelle anime. E perciò dirà San Giovanni, quando Gesù muore, lo dice con queste parole, chinando il capo,
consegnò il suo spirito, lo consegna a noi il suo spirito. Non solo dice, chinando il capo, morì, dice, consegna il suo spirito. È lì che questo tempio si apre, palanca le sue porte, ed è lì che questa pienezza della divinità può essere ricevuta anche in noi. Perciò,
Da Gesù riceviamo il suo Spirito in noi, però, come nota San Giovanni Newman, non riceviamo solo lo Spirito Santo. Non è che Gesù se ne va e al posto suo viene lo Spirito Santo, no. Lo Spirito Santo verrà a noi.
perché Lui può realizzare questa presenza del Padre e del Figlio anche in noi, però in una maniera, già non come lo vedevano gli Apostoli, come un Tempio chiuso, come una persona esteriore, ma una presenza tutta spirituale, ma realissima, del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo in noi. «Se uno mi ama, osserverà la mia parola, il Padre mio lo amerà».
E noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Dice anche Gesù nel Vangelo di Giovanni. E lo stesso Apostolo San Giovanni, nella prima lettera, dice che osserva i suoi comandamenti, dimora in Dio ed egli in lui. E da questo conosciamo che dimora in noi, dallo Spirito che ci ha dato. Perciò nel prologo,
del Vangelo di Giovanni, ci si dice il Verbo si fece carne, il Verbo di Dio si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi. Noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre pieno di grazia e di verità. Ricorderete il testo dei Colossesi, in lui abita corporalmente la pienezza della divinità. E continua questo testo, questo prologo di San Giovanni. Dopo aver detto che il Verbo di Dio si fa carne,
pieno di grazia, di verità, dice San Giovanni, dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto grazia su grazia. Dalla pienezza della divinità che abita in Cristo, noi riceviamo grazia su grazia. E per questa grazia riceviamo la Santissima Trinità in noi.
Questa è la parte che riguarda la rivelazione. Parliamo velocemente di una spiegazione più teologica della inabitazione trinitaria. Anzitutto, ribadiamo, la presenza trinitaria è una presenza reale, ascoltate bene, fisica, perché si dà in noi, delle tre divine persone.
Che si dà nei giusti, unicamente in essi, unicamente nelle anime in grazia. Non si dà nel peccatore, perché è un atto di amicizia, una risposta dell'amicizia di Dio. Le tre persone divine abitano nell'uomo come in un tempio. E qui non stiamo parlando di presenza dei doni dello Spirito Santo. Non parliamo della presenza...
di una grazia attuale che mi fa realizzare una buona operazione stiamo parlando dell'autore della grazia attraverso la grazia ma l'autore stesso è realmente presente Leone XIII, Papa diceva Dio attraverso la grazia si trova nell'anima del giusto in un modo più intimo e ineffabile come nel suo tempio da cui si segue quell'amore vicendevole per il quale l'anima è intimamente presente a Dio
e si trova nel massimo che può succedere tra gli amici più amati, e gode di lui con la più grande dolcezza. Un altro Papa, Pio XII, avvertano che qui si tratta di un mistero nascosto, il quale, mentre siamo in questo esilio terreno, in nessun modo potrà essere compreso con piena chiarezza, né esprimersi con lingua umana. È difficile esprimere la presenza della Trinità in noi.
Perciò San Giovanni della Croce e Santa Teresa e molti altri devono ricorrere alle poesie per usare un linguaggio magari più elevato, perché con linguaggio profano non si può spiegare questo. Si dice che le divine persone, continua Pio XII, abitano in quanto che, essendo presenti in una maniera misteriosa nelle anime create, dotate di ragione,
entrano in relazione con esse per la conoscenza e l'amore, benché in modo completamente intimo e singolare, assolutamente sopranaturale. Nell'anno 107, Sant'Ignazio di Antiochia, molto vicino agli Apostoli e alla vita, anche alla morte stessa di Gesù, Sant'Ignazio di Antiochia già capiva questo.
Operiamo sempre, diceva lui, vivendo coscientemente la sua inabitazione in noi. Essendo noi il suo Tempio, essendo Egli il nostro Dio dentro di noi, come realmente è e ci si manifesterà, se lo amiamo come è dovuto. Santa Teresa di Gesù diceva, il Signore mi mostrò come si trovava l'anima che è in grazia.
nella cui compagnia ho visto la Santissima Trinità per visione intellettuale, dalla cui unione proveniva l'anima a un potere che la elevava su tutta la terra. San Giovanni della Croce lo definiva in questa maniera. Il verbo figlio di Dio, insieme con il Padre e lo Spirito Santo, essenzialmente si trova nascosto nella parte più intima dell'anima. Grande mistero?
ma centrale per noi, centrale in maniera tale che non possiamo fare di questo se non l'oggetto principale della nostra spiritualità. E questa presenza della Trinità sarà anche il frutto della nostra consacrazione, come vedremo in San Luigi Maria. Parliamo velocemente della spiritualità della inabitazione. Tutta la vita cristiana deve essere vissuta
come un'amicizia intima dell'uomo con le tre divine persone, dice il Padre Iraburu. Anzitutto, questa presenza può darci, si dà, però può essere da noi ignorata. Questo è il paradosso. Possiamo nemmeno rendercene conto, possiamo nemmeno pensarci, possiamo credere addirittura che non sia vero, con questa maniera si sta contraddicendo la verità rivelata.
Dio vuole che siamo pienamente consapevoli di questa presenza. Sant'Ignazio di Antiochia abbiamo sentito. Operiamo sempre, sempre vivendo coscientemente, dice lui, la sua inabitazione in noi. Cosciente. La inabitazione si dà se siamo in grazia, però possiamo non rendercene conto. Secondo punto.
consapevolezza della dignità cristiana. Quando tu tratti una persona, ti rendi conto che stai trattando un Tempio dello Spirito Santo, un Tempio della Trinità, non solo dello Spirito Santo. E se non è perché la persona fosse in peccato mortale, almeno stai trattando con una persona che è chiamata ad essere Tempio dello Spirito Santo. Con quanto rispetto, quanto amore dobbiamo avere per il prossimo, sia anche un nemico.
In terzo luogo, nella misura di questa consapevolezza nasce l'orrore per il peccato. Il peccatore, dice Sant'Alfonso, uccide Dio in quanto da lui dipende, in quanto lo può fare. Dove lo può fare? Lo può uccidere all'interno suo. La Trinità è presente e io posso ucciderla, almeno in me. Non è che la uccido in sé, però in me sì.
Perciò il peccato è qualcosa di orrendo, il peccato di impurezza in un Tempio della Santissima Trinità. E lì che acquista la sua gravità. Questa presenza della Trinità in noi porta alla continua preghiera, a vivere nella presenza di Dio, a rispettare il prossimo.
E infine, non può rattristarsi chi vive coscientemente questa presenza. Non può sentirsi da solo chi sa che in sé c'è la Santissima Trinità. Per ultimo, e con questo già finiamo, lasceremo piuttosto i testi che serviranno da guida, però Santa Teresa di Gesù, convinta anche lei di che la presenza della Trinità nell'anima
E ciò che c'è di più grande, e dico, anzitutto, prima di passare avanti, cosa fa la Santissima Trinità in noi? Mi rende simile a sé. È una presenza, si dice con questo termine, deificante. Ci rende dei, più più simili a Dio. Non ci rende Dio, ci rende simili alla natura divina.
Questo è fondamentale capirlo. La Santissima Trinità non è inattiva in noi. Santa Teresa propone un metodo di preghiera, in base a questo, che consiste praticamente in un atto semplice di contemplazione, cioè...
Invece perciò lo chiama orazione di raccoglimento, perché l'anima raccoglie le potenze. Quali sono le potenze? Raccoglie la vista, raccoglie l'udito, raccoglie tutto, raccoglie l'affetto. Perciò non si chiama orazione di concentrazione, non è che sono concentrato, ma anche l'affetto. La concentrazione forse si riferisce piuttosto...
alla mente, all'intelligenza. Si raccolgono anche i sentimenti, il massimo possibile. Perciò molto spesso chi fa questo metodo di preghiera chiude gli occhi. E così, con tutte le potenze raccolte, cercare di contemplare la Santissima Trinità in noi. Questo è un esercizio spirituale tra i più alti, tra i più perfetti che ci sono.
E non è difficile iniziarlo, perciò Santa Teresa dice che con questa preghiera, orazione mentale, uno già entra in certe pratiche che portano alla perfezione. Perciò l'anima raccoglie tutte le potenze e si ritira in se stessa.
andando nel profondo di se stessa per contemplare Dio lì presente. Non per contemplare se stessa, come molti pensano, non per fare un'autocoscienza, no, no, no, è coscienza della presenza di Dio, veramente. E guardarlo con uno sguardo semplice, dice Santa Teresa, che non sia forzato, che non sia discorsivo, non è che sto pensando adesso la Trinità fa questo, fa quello, impegnarmi solo di contemplare il Padre,
il Figlio, lo Spirito Santo, se preferisco contemplare il Padre, come è presente in me, come è presente giustamente per amore mio, senza fare troppi discorsi, senza fare meditazioni, guardarli. E se io sono triste, guardare come loro sono tristi con me. Se io sono contento, guardare come loro sono contenti con me. Contemplare...
Contemplare il fatto stesso che siano in me come l'atto di donazione più alta a cui in questa vita si può aspirare. Contemplare, se volete, come questa presenza di Dio mi eleva, come diceva Santa Teresa, su tutta la terra. E quindi con questa preghiera di raccoglimento chiedermi cosa è il mondo? Cosa può offrirmi il mondo che io non abbia?
Perché devo desiderare altre cose? Queste sono le più grandi e sono reali. Il problema è che non le vediamo come reali, le vediamo come immaginarie. Perciò potete fare con molto frutto questa preira di raccoglimento, dedicando anche dieci minuti, quando li troverete.
contemplare la trinità in una maniera facile questo per noi è fondamentale perché è un modo di entrare nello spirito della nostra religione
E lo spirito del mondo, che è completamente contrario allo spirito del Vangelo, che consiste nell'esteriorità, evidentemente è un impedimento. Una volta tolto questa affezione alle cose mondane, dedicarmi a queste cose interne, a queste verità, queste realtà che sono interiori in noi. I Santi ogni tanto ci manifestavano qualcosa di queste verità. Il Padre Pio...
Però purtroppo sono di maniera straordinaria, sono cose che capitavano solo a singole persone scelte. Non è la via normale questa, la via normale è la fede, dove non sento, non guardo, non è che ho visto la Trinità, ma so, ho la certezza assoluta che è realmente presente in me.
Il mondo non può comprendere questo e forse noi se abbiamo affezione al mondo neanche lo comprenderemo. L'uomo carnale, dice San Paolo, non comprende le cose dello spirito, esse sono follia per lui, ma per noi sono potenza di Dio.
Perciò in questo esercizio di entrare nell'interno di noi stessi, sapere che anche in questo consiste l'entrare nell'interno della devozione mariana per la quale ci stiamo preparando. Che sia di tantissimi frutti e un caro saluto a tutti, vi aspetto per la prossima Catechesi e Rege o Maria.