Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Anima di Cristo, santificami. Corpo di Cristo, salvami. Sangue di Cristo, inebriami. Acqua del costato di Cristo, lavami. Passione di Cristo, fortificami. O buon Gesù, esaudiscimi. Nelle tue piaghe, nascondimi. Non permettere che io sia separato da te. Dal nemico maligno, difendimi.
Nell'ora della mia morte chiamami e comandami di venire a te, perché con i tuoi santi ti lodi nei secoli dei secoli. Amen. Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Carissimi amici, ci tocca parlare oggi di ciò che c'è di più grande per un cristiano.
di quella realtà, di quel dono che supera qualsiasi altro dono in questa vita si possa ricevere, supera anche i doni che Dio stesso potrebbe dare a noi. Perché mentre in tutti gli altri doni lui ci concede la sua grazia e i suoi doni, nell'Eucaristia concede noi se stesso. Nei sacramenti riceviamo la grazia, però nell'Eucaristia riceviamo l'autore della grazia.
Ecco perché noi dovremmo parlare della Messa in questa Catechesi, eppure se potremmo parlare giorni interi, perché è lo stesso parlare del Signore che parlare dell'Eucaristia, dirò solo alcune cose che riguardano concretamente la nostra partecipazione nella Santa Messa, concretamente la stima che noi dobbiamo avere per la Messa, come la realtà più grande di tutte.
Mettiamoci in questa situazione, pensiamo a tutto quanto di buono possiamo fare in questa vita. Pensiamo per esempio anche in punto di morte, quando stiamo finendo la vita e faremo uno sguardo, un percorso con la memoria di tutte le cose buone che abbiamo fatto.
Ci saranno tante cose buone, ci saranno opere di carità, di giuni, carità fraterna, tante preghiere, ci saranno state le sofferenze, le croci che abbiamo vissute, però ci sarà sempre una realtà che per noi avrà un valore non superiore a tutte queste, ma infinitamente superiore a tutte queste.
E questa è la Santa Mesa. Perché? Perché se io a Dio gli offro un digiuno, una preghiera, un atto di carità verso un povero, gli sto offrendo certamente una bellissima azione e dobbiamo farlo. Siamo obbligati ad avere cura degli altri.
Però, quando io vado a Messa, non offro a Dio una buona azione. Quando io vado a Messa, offro al Padre, a Dio Padre, gli offro suo figlio Gesù Cristo. Questo io offro. E questo lo fa ogni battezzato.
Diciamo che il sacerdote è il ministro che può realizzare evidentemente la transustanziazione, la realizza Dio per intermedio dei suoi ministri, però il popolo fedele si unisce all'azione del sacerdote spiritualmente per il battesimo e anche aderendo, unendosi a questo sacrificio di Gesù, anche il laico che partecipa offre al Padre
a suo figlio Gesù Cristo. Il battezzato è idoneo, è facoltato, anzi, a realizzare questa offerta di Cristo, a offrire Gesù al Padre. Ecco questo che succede ogni domenica per quelli che vanno a Messa tutti i giorni.
offrono al Padre niente di meno che il Figlio. E offrendo Gesù offrono tutta la sua passione, tutti i suoi dolori, tutta la sua vita, tutti i misteri della vita di Gesù, vengono di nuovo ripetuti e offerti al Padre. Perciò, dice Sant'Alfonso, mettiamo insieme, dice lui, la vita di tutti i Santi, il sacrificio dei martiri, la dottrina dei padri,
Mettiamo tutte le opere di carità che abbiano fatto tutti i Santi. Aggiungiamo, dice Sant'Alfonso, i meriti di tutti gli angeli, tutti gli angeli del cielo. Aggiungiamo i meriti di Maria Santissima in tutto questo. Immaginate di quanta gloria stiamo parlando. Tutto questo, dice Sant'Alfonso,
non darebbe a Dio l'onore che le dà una, una Santa Messa. Quella Messa alla quale io partecipo? Sì, esatto, quella Messa alla quale tu partecipi. Perché questa soltanto rende a Dio un onore infinito, dice Sant'Alfonso. E se qualcuno mi dice, però quando io vado a Messa la domenica, quello vale più che il martirio dei...
di Sant'Ignazio di Antiochia mangiato dai leoni dei martiri spagnoli del XX secolo pensiamo a tanti martiri che hanno sofferto veramente tanti orrori proprio dalle volte uno sente le testimonianze per esempio dei beati albanesi, martiri albanesi torture di una crudeltà veramente indescrivibile
E tutto questo, quanto merito avranno acquistato davanti a Dio? Ma più merito a una sola Santa Messa. Perché lì si offre non i meriti di un martire, ma i meriti di Gesù Cristo. Meriti infiniti del Signore. Perciò dice San Giovanni Crisostomo, dice, vuoi sapere quanto vale una sola Santa Messa?
Tu che mi stai ascoltando, vuoi sapere quanto vale quella Messa alla quale tu partecipi? Anche quella Messa che vanno poche persone durante la settimana, 3-4 persone. O quella Messa Domenicale dove sono pochissime le persone che partecipano, magari vai a una parrocchia poco frequentata, troverai un sacerdote che appena, magari anche con poche forze, riesce a celebrare appena. Purtroppo non piace perché ci sono canti e uno vede una cosa, sì, piuttosto povera dall'esterno,
Bene, quella, parliamo di quella Messa, tanto di quella come quella che si celebra in Vaticano. Bene, tanto vale, dice San Giovanni Crisostomo, la celebrazione di una Messa quanto la morte di Cristo sulla croce. Una sola Santa Messa.
vale lo stesso. E non sta dicendo che somiglia o che si avvicina, dice che è lo stesso valore. Quindi, se noi potessimo essere stati lì sul Calvario vedendo il Signore che offre suo sangue, che carica la croce e viene crocifisso e dà la sua vita, è trapassato dalla lancia, se vedessimo, se potessimo essere lì, dobbiamo dire che ci siamo lì, perché quella stessa azione è quella che si rende presente
In ogni Messa. Perciò dice San Tommaso da qui, dice che...
Tutti i meriti che Gesù guadagnò sulla croce vengono concessi a noi partecipando alla Messa, cioè vengono applicati al nostro tempo. San Giovanni Paolo II in Ecclesia d'Eucaristia, un'enciclica che consiglio a tutti veramente, dice questo, che nella Messa il sacerdote in qualche maniera presenta al Padre il mondo pieno di peccati.
Tutti i peccati del mondo. Lo presenta il Padre e il Padre, per i meriti di Gesù, lo presenta con chi? Con Cristo. Per Cristo, con Cristo e in Cristo, dice il sacerdote. È lì che si offre a Dio, in qualche maniera si presenta al Padre, un mondo pieno di peccati e il Padre lo restituisce redento, salvo, perdonato.
Dice così Giovanni Paolo II, L'Eucaristia unisce il cielo e la terra. Il somo ed eterno sacerdote, entrando mediante il sangue della sua croce nel santuario eterno, restituisce, lo fa il sacerdote in persona di Cristo, è Cristo che lo fa, restituisce al creatore e padre tutta la creazione redenta. Ripeto,
Il Sommo d'Eterno Sacerdote, Gesù, entrando mediante il sangue della sua croce nel Santuario Eterno, restituisce al Creatore Padre tutta la creazione redenta. Lo fa mediante il Ministero Sacerdotale della Chiesa, a gloria della Santissima Trinità. Il mondo, uscito dalle mani di Dio Creatore, torna a Lui, redento da Cristo.
Quello che succede nella Messa è veramente incredibile, è veramente grandioso. E perciò lo stesso San Giovanni Paolo II, quando gli scrive a un gruppo di giovani che faceva discernimento sulla vocazione sacerdotale,
Oggi viviamo una crisi di sacerdoti nella nostra Chiesa, che per San Giovanni Paolo II significava crisi di sacerdoti, significa meno presenza di Cristo. Cristo ha voluto dipendere nella sua presenza dai sacerdoti. Sacerdotio oggi sempre più denigrato dai mezzi di comunicazione, sempre cercando di danneggiarlo attraverso qualche scandalo.
Qualche scandalo potrebbe essere reale, però che si porta in aumento. Lo scopo è denigrare il sacerdozio cattolico. E San Giovanni Paolo II, ad alcuni che stavano discernendo la vocazione, gli dice Dovete ricordarvi che dalla vostra scelta dipende...
Il mondo intero. Un ragazzo che sta discernendo se diventa sacerdote o no, deve ricordare che da questa sua decisione dipende il mondo intero, il mondo che verrà redento, verrà offerto al Padre da Cristo, redento. E tutto questo si ripete nelle mani del sacerdote. Tutta la vita di Cristo si ripete.
proprio in quel momento della celebrazione eucaristica. Per esempio, San Bonaventura dice che Dio non fa un favore minore in una Santa Mesa di quando lo ha fatto a Berleme con la nascita di Gesù nel presepe. Dice che ha lo stesso valore la nascita di Gesù a Berleme, che significa giustamente «casa di pane»,
Perché? Perché Gesù nascerà di nuovo sull'altare sotto l'apparenza del pane in ogni celebrazione eucaristica.
Perciò quello che succede è molto grande, perciò si esige nella Messa un raccoglimento molto profondo, specialmente nel momento della consacrazione. Perciò lì è un momento in cui si fa silenzio, perché si sta realizzando nel momento della transustanziazione, quando il sacerdote prende nelle sue mani il pane e dice la formula, questo è il mio corpo.
Lì, in quel momento, succede tutto questo di cui noi stiamo parlando. E Sant'Agostino dirà questa frase, dice «O venerabile dignità dei sacerdoti, nelle mani dei quali, come nel seno della Vergine, il Figlio di Dio nuovamente si incarna». Il Figlio di Dio nuovamente si incarna.
Che dono straordinario concesso ai sacerdoti. Che dono straordinario le viene offerto a chi sta discernendo la vocazione sacerdotale. Quindi l'incarnazione, dice Sant'Agostino, la nascita a Betleme, dice San Bonaventura, la sua parola, la sua predicazione si ripete quando ascoltiamo la liturgia della parola.
la sua passione proprio in quel momento si rende veramente presente. Perciò una cosa che sottolinea tutta la liturgia, la liturgia nuova, la liturgia del Concilio Vaticano II, è quella contemporaneità con il sacrificio di Cristo.
Perciò, nella preghiera eucaristica, nel canone romano, il sacerdote dice anche prese questo glorioso calice nelle sue mani. Questo calice, dice. Questo che sto prendendo io. Quando il sacerdote lo pronuncia, dice Gesù prese questo, questo glorioso calice. Gesù lo sta prendendo di nuovo attraverso il suo sacerdote. Perché il sacerdote non dice questo è il corpo di Cristo, dice questo è il mio corpo.
perché lì il sacerdote semplicemente presta la sua voce perché Cristo possa parlare, perché Cristo possa realizzare per intermedio suo quel meraviglioso miracolo della transustanziazione. Il pane conserva quello che si chiamano accidenti, cioè quello che sono le qualità del pane. Il colore bianco, per esempio, dell'ostia, il gusto dell'ostia, come sapete non ha gusto praticamente,
la dimensione, il tamaño, queste cose, però essere pane appartiene alla sostanza. Tutto quello rimane, quelle apparenze, quelle qualità del pane, però sono qualità di un pane che smette di essere pane e diventa il corpo, l'anima, la divinità di Gesù Cristo. Il corpo, sangue, anima e divinità di Gesù Cristo. La stessa sua persona, l'intera sua persona.
E non una figura, e non una idea, e non qualcosa che le assomiglia. In Lui, Gesù Cristo. Perciò dicevamo che il sacerdote non deve fare uno sforzo, perché per l'ordine sacro il sacerdote agisce in persona di Cristo, nella stessa persona sua. Non è che io devo fare uno sforzo per diventare, per parlare come se parlasse Cristo. È Cristo che parla.
per via del sacramento dell'ordine sacro quindi per agire in persona a Cristi il sacerdote non deve impegnarsi però il sacerdote deve impegnarsi in un'altra maniera e lo dico del sacerdote perché siccome il popolo si unisce
all'offerta che realizza il sacerdote, anche voi dovete conoscere cosa prova un sacerdote per unirvi a quello che sta facendo il sacerdote in nome di tutto il popolo. Pregate, fratelli, perché questo sacrificio, il sacrificio di Cristo, questo sacrificio mio e vostro, il sacrificio di Gesù è mio. Cosa strana.
Il sacrificio di Cristo mi appartiene, è mio. Come mai è mio? Non è di Cristo. Perché, come si dice, tutti andavano alla Messa di Padre Pio. Andava tanta gente. Perché va tanta gente a questa Messa? Perché quella è la Messa di Padre Pio. O questa è la Messa di San Giovanni Bosco, questa è la Messa di Papa Francesco, questa è la Messa di Papa Benedetto XVI, di Papa Giovanni Paolo II.
però si parlava di messe importanti attribuendolo al sacerdote celebrante. Perché si fa questo? E si fa anche con una certa ragione. Perché quando una persona, prendiamo l'esempio di Padre Pio, quando una persona si unisce tanto alla passione, allo spirito di Cristo, si dice che lui fa del sacrificio di Cristo il suo stesso sacrificio.
Perciò, per agire in persona a Cristo, il sacerdote non si impegna, ma il sacerdote si impegna per agire in corde Jesù, con il cuore di Cristo. Avendo gli stessi sentimenti che Cristo ha avuto nella passione, sono quegli stessi sentimenti che il sacerdote deve fare suo. Quindi, tutto l'amore con il quale Gesù si offre, deve essere l'amore con il quale il sacerdote offre l'Eucaristia.
Tutto lo spirito di sacrificio, l'amore per il prossimo, l'amore per il Padre, l'essere vittima per i peccati, deve essere il sacerdote che offre anche se stesso come vittima. Perciò si parlava della messa di Padre Pio.
Perché il padre Pio, si dice, la messa che celebrava era la passione che viveva nella sua anima. La passione di Gesù che per le piaghe le viveva nella sua anima. E perciò i santi sacerdoti, i veri santi sacerdoti, erano quelli con più disposizione a essere vittima.
A sacrificarsi di più. Perché Gesù istituisce il nuovo sacerdozio. Prima i sacerdoti dell'Antico Testamento offrivano un animale, un vegetale, tortore, come sappiamo, delle piante, dei buoi. Gesù non ha mai offerto un animale, una pianta, monete, non ha mai offerto questo. Gesù, e che cosa lo rende sacerdote se non ha offerto niente? Che ha offerto se stesso.
Questa è la novità del Nuovo Testamento. Il sacerdote che segue il sacerdozio di Cristo deve offrire se stesso.
Il battezzato, il cristiano, il popolo di Dio, partecipando della Messa, si unisce a questi sentimenti del sacerdote anche facendoli propri. Ognuno di voi deve fare del sacrificio di Gesù il proprio sacrificio, unendosi a Lui. Perciò nella Dossologia finale, per Cristo, con Cristo, in Cristo, il popolo dice Amen. A noi, nella pratica della nostra congregazione, cantare questo Amen e dirlo tre volte. Cantarlo per tre volte.
Perché quel Amen, per Cristo con Cristo, a te Dio Padre Onipotente, nell'unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli, si sta dicendo che tutto questo sacrificio viene offerto al Padre e il popolo, dicendo Amen, partecipa, dice Amen, anche noi lo offriamo. È un sacrificio che offriamo anche noi.
Perciò è importantissimo, si cerca sempre di fare, almeno nelle nostre celebrazioni, che la processione con le offerte la faccia il popolo, se ci sia la processione. Perché il popolo che offre le offerte è tutto quello che renda la partecipazione della Messa più attiva, non al modo dei protestanti, che per loro la partecipazione attiva è la partecipazione emotiva, di sensazioni, di emozioni, essere in un certo modo di protagonismo, no?
No, no, non si parla di questo. Si parla di un'unione del tutto spirituale, di una consapevolezza di ciò che sta succedendo. E questo è ciò che offre il Concilio Vaticano II. Offre che quel sacrificio che era volto nel mistero adesso venga presentato, venga offerto. Parlando anche con molta stima del rito antico, del rito di San Pio V,
Una liturgia bellissima. Il Vaticano II quello che ha voluto fare con la riforma liturgica è che il popolo possa vedere, possa partecipare di più, però in questo senso, non nel senso, diciamolo così, sentimentale o, come dicevo, protestante della parola. Per niente. Deve essere una unione del tutto spirituale. Perciò...
La prima cosa da fare, se qualcuno vuole partecipare bene della Messa, è meditare sui dolori di Gesù nella passione. E' fondamentale questo, per vivere bene la Messa. Perché se io non ho presente i dolori di Gesù, se io non ho presente il valore della sua passione, io non ho presente il valore della Messa.
dove tutto questo si ripete, si rinnova, si rende presente davanti a me tutta la vita di Cristo, ma specialmente la sua passione e la sua risurrezione, attenzione, tutto il Triduo Pasquale. Però l'offerta di Cristo propriamente si realizza come memoriale della sua passione nella Messa. Gesù ha chiesto agli apostoli prima di morire una cosa che commuove, perché qualcuno...
Immaginate che se io faccio un sacrificio, se io facessi un sacrificio per una persona per cui, non so, perdo una mano, e dopo questa persona mi incontra, dopo un anno, mi dice, senti, che ti è successo nella mano? Sarebbe molto brutto dire, l'ho persa per te. Nemmeno ti ricordi di questo mio sacrificio? Nemmeno ti ricordi di quello che ho fatto per te? Perciò è commuovente che Gesù, una delle poche cose che chiede agli apostoli nell'ultima cena,
Gli chiede poco prima di iniziare i suoi dolori, di iniziare la sua passione, di iniziare la crudele morte in croce, gli chiede le apostoli solo di ricordare quello che lui subirà per loro. Ricordatevi che io darò la mia vita per voi, che io offrirò il mio sangue per voi. Però non le ha chiesto solo di ricordarlo, conmovente, ricordati quello che ho fatto per te.
Molto semplice, molto umano. Gesù chiede al cristiano, tutti voi, ricordati di quello che ho fatto per te. Però non solo chiede di ricordarci di Lui, ma ci spiega come dobbiamo ricordarlo. In che parte chiede queste due cose? A una parte, anzitutto, di ricordarlo. E poi come? Con le stesse parole che sentiamo tanto spesso nella Messa, specialmente nel momento centrale, più importante.
Fate questo in memoria di me. In memoria. Abbi memoria di me. Ricordati di me. Ah, ok, come? Fate questo. La messa. Non sta dicendo prega, non sta dicendo... Si possono fare tante belle pratiche. Però la domenica io devo ricordarmi, almeno devo ricordarmi di Gesù. Devo ricordare di colui che è morto per me, ha dato la vita per me. E come lo ricordo? Fate questo.
In memoria di me. Se qualcuno mi dirà, ma io la domenica è l'unico giorno libero, sono stanco, mi dispiace, però vorrei... Caro amico mio, la settimana ha 168 ore.
Il Signore ti chiede solo una per ricordarlo. Non ti chiede tanto, veramente. La domenica, giustamente, è il giorno del Signore, il giorno che appartiene a Lui. Il curato d'Ars dice, quelli che non vanno a Messa la domenica sono ladri, perché prendono il giorno che è del Signore per se stessi. Le rubano al Signore ciò che le appartiene. Domenica viene da Dominus, da Signore. Giustamente è giorno del Signore.
Bene, possiamo dire ancora tantissime altre cose riguardo la Santa Messa, tante riflessioni da fare, tante riflessioni su quella pratica che più eleva l'anima dopo la Santa Messa, che è l'adorazione eucaristica, l'adorazione per esempio notturna, quanti frutti di grazia produce. Noi sappiamo per esperienza personale
il potere di grazia che significa fare adorazione eucaristica però semplicemente devo concludere e lasciarvi alcuni testi che vi possano essere utili vi incoraggio soprattutto a tutti a vivere meglio la messa dateli la centralità la messa deve essere il momento più importante della settimana per cui le altre attività devono accomodarsi a questa non questa alle altre
Perché quello che succederà a quell'ora della settimana è la cosa più grande che succederà in tutta la settimana. Raccontami quanto vuoi di opere geniali, nessuna sarà paragonabile a questa. E nessuno pensi che si opponga, in alcuni casi, per malattie o per impossibilità. Uno non è obbligato ad andare a messa, certo, quando è impossibile. La Chiesa non obbliga a ciò che è impossibile. Però con molta devozione fare la comunione.
La comunione è il cibo degli angeli. Gesù ha voluto rimanere sotto questo aspetto di cibo. Ci sarebbero tante cose da dire, però il cibo si distingue per il gusto, per il sapore.
Un buon cibo, un piatto che ci piace, ci piace appunto per quello che uno gusta, che uno prova nel gusto. L'Eucaristia ha un gusto tutto spirituale, non un gusto giustamente sensibile, perciò apposta è un paneazzimo, senza sapore praticamente, perché il gusto sia solo spirituale.
E che sapore ha? È tutto ciò che sia grande a livello spirituale. Ha sapore a carità, a amore, a sacrificio, a grazia di Dio, a paradiso, a felicità, a speranza, fede, carità. Questo è il gusto, è ciò che gustiamo. Tutto quanto è effetto della santità.
quando tutto quello che è effetto dell'amore di Dio nella nostra devozione, nella devozione che stiamo imparando, per la quale ci stiamo preparando a consegnarci interamente a Maria Santissima, la comunione avrà un momento molto speciale della vita del vero schiavo di Maria Santissima.
E San Luigi Maria dedica gli ultimi numeri del Trattato, non sappiamo l'ordine che lui avrebbe voluto dargli, però si trova attualmente alla fine del Trattato, quei numeri dal 266 in avanti, dove lui dice come vive il momento della comunione il vero devoto di Maria. E se voi leggete non si capirà del tutto. Io quello che voglio, magari ve lo spiego con le mie parole.
Il primo punto che lui dirà prima di fare la comunione è un atto di consegna a Maria Santissima, poco prima. Magari mentre il sacerdote inizia a fare la comunione, quel momento di raccolimento prima, consegnarsi a Maria Santissima, magari mentre uno sta facendo la fila per comunicarsi.
Lì, San Luigi Maria propone quello che noi abbiamo adattato e già abbiamo parlato in qualche catechesi precedente, del minuto di Maria. Anzitutto, umiliarti davanti a Dio, vedendo la sua grandezza, la sua santità e il mio peccato. Il secondo passo è subito, e questo si può fare con un solo sguardo, in meno di un minuto anche, no? In un secondo momento...
riconoscere la mia incapacità di ogni bene, rinunciare al mio orgoglio, rinunciare al mio disordine, quel disordine che io avverto, rifiutarlo, non lo voglio più, non voglio più i miei peccati. Il terzo, rinnovare quindi la donazione a Maria Santissima dicendo sono tutto tuo o a mana sovrata e tutto ciò che è mio ti appartiene.
E quarto, supplicherai, dice San Luigi Maria, questa buona madre di prestarti il suo cuore per poter ricevere Gesù con le sue stesse disposizioni. Così come Maria riceve Gesù nel suo seno nel momento dell'incarnazione, tu devi chiedergli a Maria di rendersi presente affinché Gesù...
arrivi sul tuo cuore così come arrivò nel seno di Maria nel momento dell'incarnazione. Cioè che sia lei a essere presente nella tua anima, non a riceverlo tu direttamente, ma che sia Maria a riceverlo. E perciò tutto quello che dirà dopo si capisce alla luce di questo, alla luce del fatto che tu riceverai Gesù, però tu dipendi completamente da Maria. Il modo di sottolineare quello che abbiamo parlato è la dipendenza passiva,
E la dipendenza attiva. Cioè la dipendenza attiva sono tutte cose che tu farai per dimostrare che tu ti riconosci dipendente da Maria. Il fatto di pregare sempre a lei, di ricorrere sempre a lei, di chiedere permesso a lei prima di realizzare un'azione.
E la dipendenza passiva è osservare, contemplare quello che Maria fa in te. Bene, perciò dopo questo dirà San Luigi Maria, dovrai dire al Padre, io non sono degno, dovrai dirlo al Figlio, io non sono degno, dovrai dire allo Spirito Santo, io non sono degno di ricevere il corpo di Gesù.
Però sempre dirai, anche se io non sono degno, chiedo per intercessione di mia madre di riceverlo lei al posto mio, nella mia anima. Chiedo a Maria di essere dentro di me e l'unica cosa che farò nel momento della comunione è, con gli occhi chiusi, dice San Luigi Maria, concentrandoti, raccogliendoti molto profondamente, collocherai Gesù.
Nel cuore di Maria Santissima. Come se a Bethlehem ti avessero dato Gesù e sei tu a portarlo a Maria perché lei lo porti nelle sue braccia e lei lo riceve con quell'amore che noi non siamo capaci di offrire a Gesù. Però Maria glielo offrirà per noi, al posto mio.
Ripeto, si tratta di consegnarmi a Maria, consegnandomi io a lei, so che lei si consegna a me, e siccome lei si consegna a me, quando Gesù si consegnerà nella comunione, lo collo con il suo seno, tra le sue braccia.
E perciò dice San Luigi Maria, una volta che l'hai lasciati, lasciali da solo, contempla come loro due parlano, come loro due parlano su di te, come loro due si guardano con amore, ed è questo. In questo consiste la comunione quando si fa per mezzo di Maria, con Maria, in Maria e per Maria.
Carissimi amici, potremmo dire tante cose di questo meraviglioso dono del Signore. Amiamo l'Eucaristia, amiamo Maria Santissima perché è lei il primo tabernacolo. Ogni volta che andiamo a un tabernacolo vedremo la figura di Maria. Così come lei lo portò nel suo seno, il tabernacolo contiene veramente al più santo, al più...
al più mite, al migliore amico che possiamo avere in questa terra che è Gesù Cristo. E lui si trova lì sotto quell'aspetto umile, pieno di pace, pieno di luce, pieno di quel silenzio veramente proprio della persona umile che è
Un tabernacolo. Chiediamo a Maria Santissima quindi questa grazia di un aumento veramente della devozione eucaristica. Sarà lei stessa a portarci a Gesù Cristo, quindi sarà lei stessa a portarci a partecipare come conviene nella Santa Mesa. Un caro saluto a tutti e Rege o Maria.